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Patto Stabilità Ue Regolamentazione Crypto

L’Ue si dota (finalmente) della prima regolamentazione sulle crypto. Che cambierà (forse)

Con l'ottavo tagliando in 10 anni al Dad (Directive on Administrative Cooperation) i Ventisette hanno approvato la prima regolamentazione Ue sulle crypto. Ma i tempi per l'attuazione saranno lunghi...

Coi consueti tempi con cui si muove l’Ue (il bitcoin è nato tra il 2008 e il 2009), il Vecchio continente si è dotato del suo primo corpus normativo comunitario sulle criptovalute. I ministri delle finanze europei hanno difatti approvato il MiCA (Markets in crypto-asset), la nuova regolamentazione in materia di crypto, con le linee guida e requisiti normativi per l’utilizzo delle monete digitali, le attività e i servizi correlati in tutta l’Unione Europea.

LA REGOLAMENTAZIONE UE OLTRE LE CRYPTO

Chiariamo però subito un punto: la normativa non si limita alle criptovalute ma fortunatamente esce già aggiornata ricomprendendo pure stablecoin, utility token e altri asset digitali.

I TEMPI BIBLICI DEL PROCESSO LEGISLATIVO UE

È già in vigore? Ovviamente no, perché come è noto la procedura comunitaria è farraginosa e non si integra automaticamente con le legislazioni dei singoli Paesi membri. Per questo, i 27  avranno 18 mesi di tempo per assorbire la nuova regolamentazione Ue sulle crypto e asset digitali e farla propria. E sì, nel frattempo gli investitori dovranno attendere l’armonizzazione tra gli Stati del club Ue.

Ora, il testo del MiCA sarà pubblicato in Gazzetta Europea e dovrebbe diventare finalmente legge a metà del 2024. Tempi immani per il frenetico mondo della finanza, tanto più quando viaggia appaiato a quello tecnologico. Il rischio è che la prima regolamentazione sulle crypto della Ue esca già vecchia, specie sul fronte della classificazione di tutto quello che può essere riconducibile sotto il cappello dei crypto-asset. Ma è comunque un passaggio storico.

«Con l’accordo odierno – ha spiegato il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis – i fornitori di servizi di criptovalute dovranno segnalare le transazioni nazionali e transfrontaliere dei clienti residenti sul territorio comunitario. Gli Stati membri otterranno le informazioni necessarie per assicurarsi che le imposte siano pagate sui guadagni ottenuti con le contrattazioni o gli investimenti in criptovalute».

Con ogni probabilità i Ventisette procederanno alla ratifica della regolamentazione Ue sulle crypto di buona lena e senza aggiungere ulteriori ritardi perché massima attenzione è stata posta al profilo della tassazione. Del resto, come lo stesso Dombrovskis ha sottolineato: «Gli Stati membri otterranno le informazioni necessarie per assicurarsi che le imposte siano pagate sui guadagni ottenuti con le contrattazioni o gli investimenti in criptovalute».

Leggi anche: Euro digitale, cosa chiedono i ministri delle Finanze degli Stati Ue

Si impone per legge lo scambio di informazioni tra autorità nazionali sugli accordi fiscali preventivi concessi alle persone fisiche e di ammontare superiore agli 1,5 milioni di euro non più afferente solo agli accordi fiscali concessi a società. Si noti che la proposta della Commissione era, come spesso avviene, assai più severa prevedendo maglie più strette (col limite pari a 1,0 milione di euro), mentre quello dell’Ecofin è un risultato di compromesso neppure troppo lassista.

 

I NUOVI OBBLIGHI LEGATI AGLI ASSET DIGITALI

Nel dettaglio della regolamentazione Ue sulle crypto, i 27 dovranno varare una serie di obblighi a carico delle società che forniscono servizi in asset digitali (come la raccolta e la trasparenza e accessibilità di informazioni sul mittente e sul beneficiario dei trasferimenti di criptovalute che operano, indipendentemente dalla quantità di criptovalute oggetto di transazione) e introducono diverse responsabilità in capo agli emittenti al fine di tutelare l’utenza comunitaria.

Un fornitore di servizi di criptovalute sarà considerato “significativo” se ha all’interno del territorio dell’Unione “almeno 15 milioni di utenti attivi, in media, in un anno solare”. Si stabilisce poi che un servizio di crypto-asset è “ampiamente utilizzato” come mezzo di scambio quando il numero medio e il valore aggregato medio delle transazioni giornaliere all’interno di un’unica area monetaria è superiore a un milione di scambi per un valore di 200 milioni di euro. Inoltre, MiCa introduce il principio di separazione patrimoniale per tutti gli operatori che prestano servizi in crypto-asset: i capitali dei clienti dovranno essere ben distinti da quelli del fornitore e dovranno essere attribuiti a uno specifico indirizzo sulla blockchain.

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