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Il Grande Fratello sudcoreano: tutto sulla violazione di 120mila telecamere

Il girato rubato da abitazioni private, palestre e perfino da una clinica online è finito online alimentando un mercato da migliaia e migliaia di euro. A essere violate le telecamere di una medesima marca, ma spesso a favorire il lavoro degli hacker sono la disattenzione e l'ingenuità degli utenti. Un fenomeno, quello dello smercio di video domestici trafugati online, che si diffonde a macchia d'olio.

Una replica su larga, larghissima, scala del caso di Stefano De Martino che ha ravvivato la chiacchiera ferragostana sotto l’ombrellone. Potremmo definire così la recente violazione di oltre 120mila apparecchi per la videosorveglianze che pare localizzata, almeno secondo le notizie attualmente a disposizione, alla Corea del Sud. Una vicenda lontana solo dal punto di vista geografico e che riporta ancora una volta in auge la stretta connessione tra le telecamere acquistabili per la propria sicurezza e la privacy che si rischia di barattare, se per colpa dell’utente o del software possono essere facilmente “bucabili” da malintenzionati.

LA VICENDA DELLE 120MILA TELECAMERE “BUCATE” DAGLI HACKER

Venendo ai fatti, oltre 120.000 telecamere IP risultano essere state compromesse, secondo quanto ha riportato la testata sudcoreana Chosun . Il risultato è che sono state riversate online ore e ore di girato di case private, palestre, locali nei quali è possibile fare karaoke (passione tutta orientale) e in un caso risultavano installate persino all’interno di una clinica ginecologica.

Gli hacker sono riusciti a bucare facilmente le protezioni di questi dispositivi che vengono rivolti al grande pubblico e sono utilizzati nella maggioranza dei casi per monitorare la propria abitazione quando si è al lavoro, o per controllare a distanza i propri animali domestici collegandoli al router di casa. Anche per questo i pirati informatici sono stati agevolati nella loro attività criminosa dai proprietari: utenti spesso poco avvezzi che si sono affidati a password facili da decifrare.

UN MERCATO DA MIGLIAIA DI EURO

Le indagini della National Police Agency hanno portato a quattro hacker distinti pare agissero indipendentemente, pur alimentando la stessa piattaforma illegale. Uno di loro avrebbe violato 63.000 telecamere e prodotto 545 video venduti per 35 milioni di won (ovvero al cambio attuale più di 20.000 euro) in asset virtuali.

Un altro è accusato di aver compromesso 70.000 dispositivi e realizzato 648 filmati ceduti per una cifra di poco inferiore, 18 milioni di won. Secondo la testata sudcoreana sarebbero stati pizzicati quando ormai avevano pubblicato gran parte del materiale in loro possesso, generando oltre il 60 per cento dei contenuti pubblicati nell’ultimo anno sul sito estero al centro dell’indagine.

I SERVER DELLA PIATTAFORMA SONO ALL’ESTERO

Si comprende perché ora l’attenzione delle autorità sia rivolta al tentativo di bloccare la piattaforma collaborando con agenzie internazionali per identificarne l’operatore. La diffusione su Internet comunque equivale a una moltiplicazione dei medesimi contenuti: questo vuol dire che anche bloccare il sito su cui avveniva lo smercio potrebbe non azzerare del tutto il rischio che copie dei file che ospitava continuino a circolare sul Web, rimbalzando da server in server e atterrando in migliaia se non milioni di PC.

COSA FARE PER DIFENDERSI DAGLI HACKER CHE BUCANO LE TELECAMERE?

L’operazione di polizia che ha suscitato particolare clamore nel Paese asiatico ha portato agli arresti anche tre persone accusate di aver acquistato e visionato i video. La National Police Agency ha invitato gli utenti delle telecamere IP a cambiare quanto prima le password con l’avvertimento di aggiornarle periodicamente così da scongiurare nuove intrusioni.

Molti esperti consigliano invece di ricordarsi di tappare l’obiettivo delle telecamere (magari orientandole contro un muro se assenti protezioni analoghe) non appena si rincasa: in questo modo anche se dovessero essere violate circolerebbero solo immagini della propria abitazione vuota (ma attenzione perché possono comunque registrare il parlato, sebbene oscurate).

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