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Vi racconto ardori e sbuffi di Berlusconi, Di Maio, Feltri, Mattarella, Salvini e Travaglio

I Graffi di Damato su quello che sta succedendo tra Berlusconi, Di Maio e Salvini dopo le consultazioni di Mattarella mentre alcuni direttori sventagliano commenti… Se tutto finirà davvero con la formazione di un governo bicolore grilloleghista, e la più o meno rassegnata astensione parlamentare dei forzisti di Silvio Berlusconi; se risulterà vera e soprattutto…

Se tutto finirà davvero con la formazione di un governo bicolore grilloleghista, e la più o meno rassegnata astensione parlamentare dei forzisti di Silvio Berlusconi; se risulterà vera e soprattutto riuscita, e non falsa com’era apparsa in un primo momento, ”la trattativa” riaperta all’improvviso da Matteo Salvini con Luigi Di Maio, e lo stesso Berlusconi, trattativa al singolare, come l’ha sparata il manifesto nel titolo di copertina di prima pagina alludendo a quella fra lo Stato e la mafia di un quarto di secolo fa, appena accreditata da una sentenza di primo grado in Corte d’Assise a Palermo; se tutto questo accadrà risparmiando agli italiani le elezioni anticipate d’estate, qualcuno dovrà appendere a un soffitto del Quirinale, come nella Torre Ghirlandina di Modena, un bel secchio. Magari dipinto di giallo e di verde, che sono i colori dei grillini e dei leghisti.

Gli sviluppi davvero imprevisti della lunga crisi di governo – imprevisti dallo stesso presidente della Repubblica e dai membri del governo “neutrale” ch’egli aveva preannunciato, o minacciato, prevedibilmente già contattando gli interessati – sembrano ispirati al poema eroicomico della Secchia rapita di Alessandro Tassoni, pubblicato in edizione definitiva a Venezia nel lontanissimo 1630.

Assomiglia appunto alla secchia di Tassoni, cui i modenesi si assetarono inseguendo i bolognesi e facendone un trofeo di guerra, l’incarico che Salvini aveva reclamato inutilmente durante le consultazioni al Quirinale per conto del centrodestra. Negatogli dal capo dello Stato per paura che il segretario leghista gli facesse brutti scherzi improvvisando un governo con cui farsi battere dalle Camere e gestire lui, o altri al suo posto, le elezioni anticipate, Salvini quell’incarico se l’è preso o attribuito da solo aprendo una “trattativa” col proprio alleato Berlusconi e con Di Maio per la formazione di un governo per niente elettorale, guidato da persona ancora da designare al capo dello Stato.

Sergio Mattarella, dal canto suo, pago forse del diritto riconosciutogli di nominare lui il presidente del Consiglio, e magari anche di scegliere personalmente almeno alcuni dei ministri, forse i più importanti, ha fatto buon viso a cattivo gioco, come si dice. Ed ha accordato a Salvini il tempo necessario per cercare di chiudere l’operazione. In ciò il presidente della Repubblica è stato favorito da un impegno istituzionale a Firenze, che lo ha allontanato per un giorno dal Quirinale.

Le ore più difficili e tese di questa vigilia di soluzione della crisi sono sicuramente quelle di Berlusconi, efficacemente rappresentate dalla vignetta di Giannelli sulla prima pagina del Corriere della Sera. Dove un’impietosa clessidra trasferisce la forza e le stesse sembianze del Cavaliere in quelle di Salvini: l’ingombrante alleato elettorale che non lo ha sorpassato solo nelle urne del 4 marzo scorso.

Ma altrettanto difficili, a parziale consolazione del Cavaliere, e di chi ancora lo incita alla resistenza, cioè all’opposizione, come ha fatto Vittorio Feltri in un’accorata lettera aperta su Libero, sono le ore che si vivono nel giornale piò simbiotico, diciamo così, con i grillini: il Fatto Quotidiano. Dove hanno inutilmente caldeggiato l’accordo di governo fra i pentastellati e il Pd e denunciano adesso, con tanto di nero in prima pagina, “i giochi pericolosi” fra Salvini e Di Maio. Giochi aggravati dal contributo tanto misterioso quanto inquietante che, secondo Marco Travaglio, potrebbe venire dal solito “delinquente naturale, pregiudicato ineleggibile e interdetto” di nome Silvio e cognome Berlusconi. Che Di Maio ha cercato intanto con qualche pubblica dichiarazione nelle ultime ore di togliere dalla testa della graduatoria dei mali italiani in cui l’aveva messo nelle settimane scorse.

“Una pagliacciata mai vista neppure in Italia”, ha commentato e sentenziato il direttore del Fatto Quotidiano. Anzi, una cosa “oscena, nel senso di fuori scena”: almeno quella assegnata da Travaglio al movimento grillino e evidentemente tradita dai dirigenti.

Per i signori di una certa età si può avvertire la sensazione di tornare giovani, quando Mao diceva che “grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole”.

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