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Pd

Che cosa (non) succederà fra Renzi e Berlusconi

La Nota di Paola Sacchi sui subbugli nel Pd e lo stato dei rapporti tra renziani e berlusconiani Al fondo della rinuncia di Marco Minniti a correre alle primarie Pd sembra di capire, dalle indiscrezioni che trapelano sui giornali, ci sia l’eventualità che Matteo Renzi alla fine lasci quella che l’ex ministro dell’Interno chiamava “ditta”…

Al fondo della rinuncia di Marco Minniti a correre alle primarie Pd sembra di capire, dalle indiscrezioni che trapelano sui giornali, ci sia l’eventualità che Matteo Renzi alla fine lasci quella che l’ex ministro dell’Interno chiamava “ditta” e faccia una sua nuova cosa.

Ma al di là di quello che farà Minniti da “grande”, l’interrogativo sembra piuttosto vertere sull’eventuale nuova cosa renziana. Che sembra, per come è stata presentata nelle indiscrezioni, sempre l’eterno tentativo di prendere voti a Forza Italia. Tentativo che Silvio Berlusconi già sonoramente stoppò la sera del 4 dicembre 2016 quando di fatto fu l’ago della bilancia che determinò quella pesante sconfitta al referendum costituzionale dell’ex premier e ex leader del Pd.

Alla fine rimase un elettore azzurro su 4 a votare Sì. E il Cav con i suoi quella sera sembra che commentò: “Visto? Lui i voti miei non li prende”. Questa sarebbe stata la sfida principale lanciata da Berlusconi con il suo No a Renzi.

Certo, ora le cose sono un po’ cambiate e c’è un altro “Matteo” (il ministro dell’Interno e vicepremier Salvini, capo della Lega che ha sorpassato Fi) dalla cui Opa il leader azzurro, per quanto suo alleato ancora a livello locale, deve semmai difendersi.

Ma probabilmente anche Salvini sa che ci sarà una buona quota di voti di Fi, di quei cosiddetti moderati, molti dei quali rappresentati anche da quei ceti produttivi Sì Tav in rivolta al Nord, che anche a lui non andranno. Ma molto più semplicemente resteranno a Berlusconi e Forza Italia.

Rifletteva un esponente del Pd, sotto anonimato, di fronte alla notizia dell’incontro nei giorni scorsi tra Renzi e l’ex capogruppo di Fi al Senato Paolo Romani dalla quale sembrava secondo alcuni giornali già fosse nato un nuovo patto, formato mignon, del Nazareno: ” Ma voi ce li vedete Antonio Tajani (presidente del Parlamento europeo e numero due del Cav ndr) o Mara Carfagna (vicepresidente della Camera ndr) andare a prendere ordini da un altro ex premier e un ex segretario di un partito così diverso dal loro che forse neppure è più il suo? Non esiste. Surreale. Forza Italia non starà in una situazione brillantissima ma a Berlusconi va dato atto di aver creato un nuovo gruppo dirigente”.

Non a caso da Tajani a Carfagna alla capogruppo azzurra alla Camera Mariastella Gelmini è venuta una smentita secca: “Patto del Nazareno? Ma non esiste proprio”; “Mai più”. Secca anche la smentita di Renzi. Ma tra i suoi sostenitori si continua di fatto a sperare nelle conversazioni private di prendere quei voti al Cav.

Una partita che però sembra già chiusa la sera del No schiacciante, in cui l’azzurro fu il colore che fece la differenza, al referendum costituzionale di due anni fa.

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