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Legge Elettorale

Quanto ci costano le elezioni?

Quale sorte spetterà allo spread oggi 27 gennaio, dopo le elezioni?

Pochi fortunati, benedetti da una leggerezza che ai pesantoni come me sembra superficialità, sono immuni al tram-tram elettorale. Un metro di giudizio obiettivo è un miraggio tecnocratico e dispotico del quale non disponiamo. Solo la storia – e neppure del tutto – può ingentilire la stretta dell’emotività e dell’opinione sul divenire sociale e politico. Nondimeno lo spirito plutocratico della modernità ci offre buone ragioni per tentare una quantificazione economica di breve periodo di pressoché ogni fenomeno, perché mai una elezione dovrebbe essere differente?

L’unità di misura che propongo quì è il famigerato spread. Numerino o no che lo si consideri (e per inciso non lo è affatto) costituisce la misura con cui risulta più agevole ed immediato proporre un calcolo che sia possibile ricostruire e verificare in autonomia. Vi scrivo di sabato e domani sarà una notte di lacrime e preghiere per tutti, vinti e vincitori. Propongo allora di fare questo gioco (del quale ringrazio il dott. Andrea Calafiore) per contare quanto ci sarà costato il risultato, qualunque esso sarà stato.

Così vediamo quando costa un punticino di spread:

un aumento dell 1% sul costo degli interessi relativi al nostro debito, corrisponde a 100 punti di spread. Cioè 100 punti di spread, se il debito fosse rinnovato tutto domani, (ci) costerebbero l’1% del debito totale, che nel nostro caso ammonta a poco meno di 2500 miliardi di euro ed ha una vita media residua di 7 anni (stima MEF). Ogni punto di spread dunque costa al giorno 0,01% del debito, diviso gli anni di vita residua media, ulteriormente diviso per il numero di giorni in un anno (0,0001 * 2500 mld * 1\7 * 1\365). Il risultato è di poco inferiore a 100.000 euro. Tanto pesa al giorno un punto di spread.

Venerdì la chiusurà dei mercati ci ha attestati su quota 158. Stamattina scopriremo insieme quanto ci costerà qualsiasi cosa sarà successo.

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