Tuvalu è una piccola nazione nell’Oceano Pacifico composta da un sistema di isole e atolli vulcanici. Situata a metà strada tra Hawaii e Australia, questo remoto angolo di paradiso, difficile da individuare anche sulle mappe, rischia di scomparire a causa di uno dei più impattanti effetti del global warming, l’innalzamento del livello dei mari. Negli ultimi anni, infatti, il fenomeno, ampiamente documentato dalla letteratura scientifica di riferimento, ha accelerato la sua azione, rendendo sempre più incerto il futuro non solo dell’arcipelago polinesiano di Tuvalu, ma anche di tutte le aree costiere, Italia compresa. E’ questo il monito lanciato dai ricercatori durante il simposio sui 25 anni di progressi della radar altimetry (25 years of progress in radar altimetry), tecnica che si avvale dell’utilizzo di satelliti per lo studio degli oceani, conclusosi lo scorso 29 settembre sull’isola di san Miguel nelle Azzorre.
L’interpretazione dei più aggiornati dati acquisiti attraverso questo sofisticato sistema di monitoraggio dei mari è stato uno degli argomenti di dibattito dell’incontro svoltosi alle Azzorre. Il quadro tratteggiato dagli specialisti del settore è poco incoraggiante. Le misurazioni dimostrano infatti come nel corso dell’ultimo quarto di secolo il livello dell’acqua degli oceani sia aumentato mediamente di 3,1 mm ogni anno, e che nelquinquennio appena trascorso il tasso di crescita annuale si sia addirittura attestato a 4,8 mm. I numeri risultano ancora più preoccupanti se si considerano le aree maggiormente minacciate dal fenomeno. Come spiega Jerome Benveniste, rappresentante del direttorato dei programmi di osservazione della terra dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), “la mappa regionale dell’aumento del livello del mare – prosegue il rappresentate dell’ESA – mostra che nella fascia tropicale del pacifico l’innalzamento medio dell’acqua può raggiungere i 10 mm annui. I danni sono già visibili nelle isole del basso pacifico occidentale. Alcune nazioni, come Tuvalu, stanno perdendo i loro stessi territori.”

Recenti studi, effettuati integrando dati differenti, evidenziano come la causa di questa inarrestabile tendenza sia riconducibile allo scioglimento dei ghiacci e all’espansione termica dell’acqua derivanti dall’incremento delle temperature su scala globale.L’altimetria radar sembra quindi fornire ulteriori conferme a riprova dell’effettiva presenza di un processo di global warming di natura antropica in atto. L’aumento del livello dei mari è infatti considerato un indicatore climatico primario. “E’ improbabile – precisa Benveniste – che l’accelerazione osservata possa essere dovuta alla normale e intrinseca variabilità climatica, poiché quest’ultima influisce sull’innalzamento dell’acqua su base inter annuale o periodica, soprattutto in presenza di eventi provocati dallo spostamento delle correnti oceaniche, come El Niño o La Niña.”







