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Ecco le scosse politiche e giudiziarie fra Di Maio, Salvini, Berlusconi, Cei e Anm sulla nave Diciotti

I Graffi di Damato con le ultime novità sul caso della nave Diciotti fra Di Maio, Salvini, Berlusconi, Cei e Anm 

Messo in croce dall’associazione nazionale dei magistrati, solidale col capo della Procura di Agrigento che ha spinto il vice presidente leghista del Consiglio verso il tribunale dei ministri di Palermo per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio, il ministro grillino della Giustizia Alfonso Bonafede ha messo in croce a sua volta il collega di partito e vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio perché prendesse le distanze dalle dure reazioni del suo collega al vertice del governo. Che ha gridato “vergogna” e ha sfidato le toghe ad arrestarlo, non sentendosi evidentemente come la bolla d’aria rappresentata in una urticante vignetta di Emilio Giannelli sulla prima pagina del Corriere della Sera.

Di Maio ha invece difeso Salvini per le iniziative che gli hanno procurato un procedimento giudiziario liquidato come “atto dovuto” e lo ha soltanto esortato a comprendere anche lui i magistrati, anziché attaccarli. Cosa che invece il leader leghista ha continuato a fare in più interviste precisando di avere raccolto, nelle critiche al procuratore di Agrigento e all’associazione mobilitata a suo favore, la solidarietà di “molti magistrati”. Nessuno dei quali, tuttavia, almeno di quelli in servizio, ha ritenuto di uscire allo scoperto, almeno sinora. Carlo Nordio, da tempo fuori dal coro ed espostosi anche stavolta con un editoriale critico sul Messaggero e altrove, è ormai in pensione, e quindi ex.

A livello politico, totale è stata invece la solidarietà a Salvini, anche per gli attacchi alla magistratura e per la “riforma della giustizia” da lui reclamata in questa occasione, espressagli dall’ex alleato di governo Silvio Berlusconi, tuttora socio, diciamo così, del centrodestra operante in regioni importanti ed altre amministrazioni locali a guida leghista, e non solo forzista.

La solidarietà di Berlusconi a Salvini in questo passaggio politico non faciliterà certamente la normalizzazione degli umori, o malumori, nel movimento grillino. Di cui si colgono i segni, fra l’altro, nei titoli di prima pagina del Fatto Quotidiano, dove si denuncia in rosso “la rimpatriata”, col “pregiudicato solidale col ministro indagato” in un procedimento, peraltro, che Marco Travaglio contesta, in un lungo editoriale, che si possa liquidare, alla maniera di Di Maio, come “dovuto”.

In effetti il capo della Procura di Agrigento si è mosso con tutta la discrezionalità consentitagli dalla prassi e dalle stesse norme in vigore, al di là della formula costituzionale sin troppo abusata e astratta, se non vogliamo definirla anche un po’ ipocrita, diciamolo pure, della “obbligatorietà dell’azione penale”.

Salvini ha ringraziato pubblicamente Berlusconi, non risparmiandosi tuttavia di contestargli implicitamente la gestione recentissima della vicenda Marcello Foa alla presidenza della Rai, dicendo che Forza Italia “è troppo vicina al Pd”. Con i cui parlamentari appunto i commissari azzurri alla vigilanza parlamentare hanno votato contro il candidato leghista al vertice dell’azienda inficiandone l’elezione avvenuta in Consiglio di Amministrazione.

Chissà se, dopo il fatto nuovo costituito dal suo scontro con l’associazione nazionale delle toghe, e una coda già preannunciata nel Consiglio Superiore della Magistratura, Salvini non riuscirà a fare breccia su Berlusconi per un cambiamento di linea di Forza Italia sulla questione Foa. Che formalmente, e con la buona volontà di entrambe le parti, potrebbe essere riaperta non essendosi il presidente bocciato ancora dimesso da consigliere di amministrazione.

Ma sul piano politico più generale, ancora più significativo della ritrovata sintonia con Berlusconi è per Salvini il rapporto che è riuscito a creare con la Chiesa nella vicenda dei migranti giunti a Catania, e infine sbarcati dal pattugliatore della Guardia Costiera per essere presi in carico in maggioranza dai vescovi italiani. I quali li sistemeranno, integrandoli, tra Rocca di Papa e il centro “Mondo migliore” di via dei Laghi, alla periferia sud di Roma. Lo ha riferito ai giornalisti, nel volo di ritorno dalla sua visita in Irlanda, il Papa in persona. Che ha tenuto anche a confermare come contatti, trattative e quant’altro si fossero svolti nelle ore e nei giorni precedenti direttamente col ministro dell’Interno: un successo non da poco per il leader leghista trovatosi in tante occasioni in polemica proprio sul tema dei migranti con esponenti religiosi.

Che la Chiesa abbia trovato sulla sua strada in Italia un altro “uomo della Provvidenza?”, si sarà chiesto qualcuno pensando proprio a quel Mussolini cui il leader leghista viene frequentemente paragonato dagli avversari.

Ultimo, ma non per importanza, è lo scenario europeo del dopo-Catania, diciamo così. E’ lo scenario segnato dalla forte polemica apertasi fra Roma e Bruxelles, che ha indotto l’ex presidente del Consiglio Mario Monti a denunciare, in un editoriale sul Corriere della Sera, il cambiamento radicale apportato dal governo gialloverde italiano nei rapporti intercomunitari.

Il cambiamento sarebbe avvenuto a favore dei paesi dell’ex blocco sovietico, peraltro i più ostili alla distribuzione dei migranti chiesta dall’Italia fra tutti i paesi dell’Unione. Ma Di Maio in una contestuale intervista alla Stampa ha liquidato il problema sostenendo in parole povere che l’Europa conosciuta, praticata e gestita da Monti quando ne era commissario, prima ancora che diventasse presidente del Consiglio in Italia, ormai “ha le ore contate”.

Il vice presidente grillino del Consiglio è convinto che alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo, nella primavera del 2019, “una batosta memorabile” punirà i protagonisti e gestori dell’attuale estabilishment europeo.

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