Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha detto no ai termovalorizzatori? “Un’obiezione di fondo che per noi è inaccettabile”. Così commenta con Start Magazine Chicco Testa, presidente di Fise-Assoambiente, l’associazione che rappresenta le imprese private che gestiscono servizi ambientali, ribattendo punto per punto alle affermazioni del titolare del dicastero di via Cristoforo Colombo.
PER COSTA I TERMOVALORIZZATORI COSTANO TROPPO E HANNO TEMPI AUTORIZZATIVI TROPPO LUNGHI
Ma che cosa ha sostenuto esattamente il ministro? Secondo Costa, che ne ha parlato qualche giorno fa a margine di un evento sull’economia circolare, questi impianti hanno bisogno di “7-10 anni” per poter essere autorizzati. A questo tempi si devono sommare “20 anni per l’ammortamento: arriviamo così ai limiti del 2050, quando la direttiva sul pacchetto rifiuti ci dice che al massimo al 2035 dobbiamo fare tutt’altra cosa. E poi: l’ammortamento chi lo paga? Quale imprenditore tira fuori 200 milioni di euro per una roba del genere?”.
CHICCO TESTA: LA TERMOCOMBUSTIONE È UNO DEI SISTEMA USATI CON PIÙ FREQUENZA NEI PAESI CON UNA GESTIONE DEI RIFIUTI AVANZATA

SERVONO 7-8 IMPIANTI DA LOCALIZZARE SOPRATTUTTO NEL CENTRO-SUD
Ma quanti termovalorizzatori servono in Italia? “Salvini esagera quando parla di uno per provincia. I nostri conti parlano di 7-8 impianti da localizzare soprattutto nel Centro-Sud, comprese Lazio, Toscana, Umbria, Campania, Sicilia, Calabria, forse la Puglia è l’unica che mi sembra autosufficiente. Senza considerare che si parla sempre di rifiuti urbani ma ci si dimentica che sono 30 milioni di tonnellate mentre quelli speciali raggiungono le 130 milioni di tonnellate. Esportiamo all’estero 3 milioni di tonnellate di rifiuti speciali per la mancanza di impianti. Manca un po’ di tutto in Italia, non solo gli inceneritori – ha precisato Testa -: mancano le discariche che stanno andando a esaurimento, gli impianti di riciclaggio sopratutto la frazione umida che è la parte più importante della raccolta differenziata. Praticamente quasi tutto il centro-sud esporta a impianti del Nord. Basti pensare che una città come Roma esporta più dell’80% dei suoi rifiuti. Quindi è evidente che c’è una carenza impiantistica generale in cui i termocombustori non sono la soluzione ma sono una delle soluzioni”.
LA QUESTIONE DEI RIFIUTI È COMPLESSA SOLO IN ITALIA PER BATTAGLIE IDEOLOGICHE INUTILI
“Tutti dicono che i rifiuti sono una questione complessa ma lo è diventata in Italia per battaglie ideologiche inutili, per normative complicatissime che rendono tutti i processi autorizzativi e la gestione degli impianti super-complicata. Ci vogliono norme nuove. C’è poi la questione dell’end of waste che blocca tutto in attesa dei decreti. Non dobbiamo dimenticarci che in Italia ci sono ottime imprese e distretti di riciclaggio che funzionano, ma basta sfogliare il giornale per vedere che ormai si protesta su tutto. E il ministro sembra ampliare questa sindrome, lo vedo raramente schierarsi a fianco delle imprese pubbliche e private e quasi sempre schierato a fianco dei comitati, ma così non si va da nessuna parte”, ha concluso Testa.






