Nei giorni in cui di economia circolare si parla anche al World Economic Forum in corso a Davos, in Italia si fatica a fare progressi perfino sugli impianti di riciclo. Con pesanti ricadute, è l’allarme delle aziende di settore, sull’occupazione e sugli investimenti innovativi. Ma vediamo cosa è accaduto.
LA BARUFFA M5S-LEGA SU END OF WASTE
La Lega, a firma dei senatori Paolo Arrigoni e Luca Briziarelli, aveva presentato un emendamento al decreto Semplificazioni – poi non inserito nel provvedimento – con cui risolvere il blocco delle autorizzazioni degli impianti di riciclo che permettono di trasformare i rifiuti in risorse, le cosiddette autorizzazioni “End of Waste”.
LE TENSIONI ISTITUZIONALI SUL DOSSIER
Il 28 febbraio dello scorso anno, infatti, il Consiglio di Stato ha stabilito che spetta allo Stato e non alle Regioni il potere di individuare le ulteriori tipologie di materiale da non considerare più come rifiuto ma come “materia prima secondaria” in seguito alle operazioni di riciclo. Una decisione che – secondo gli operatori del settore – rischia di allungare fortemente i tempi del processo.
CHE COSA PREVEDEVA L’EMENDAMENTO SU END OF WAST
Del resto, l’”End of Waste” è un’operazione delicata ma al contempo piuttosto rilevante. Con questa espressione si indica il processo con cui un rifiuto torna ad avere un ruolo utile come prodotto. In sostanza, la “cessazione della qualifica di rifiuto” – così la traduzione dall’inglese – fa sì che il rifiuto non sia più tale e si trasformi invece in un prodotto con vantaggi ambientali ed economici.
I DETTAGLI SULLA DIRETTIVA UE
La direttiva quadro dell’Unione europea in materia stabilisce che un rifiuto smette di essere tale quando è adoperato comunemente per scopi specifici, ne esiste un mercato, rispetta normativa e standard esistenti, non produce impatti negativi sull’ambiente o sulla salute delle persone. Insomma, con l’”Enf of Waste” si ha un perfetto esempio di economia circolare.
(Estratto di un articolo pubblicato su Policy Maker; qui la versione integrale dell’articolo di Manola Piras)