Alle opposizioni che nell’aula di Palazzo Madama levavano cartelli di protesta contro il “voltafaccia Meloni”, cosi definendo e rappresentando la legge di bilancio appena approvata, con cui appunto la premier avrebbe disatteso tutti gli impegni elettorali che la portarono più di tre anni fa a Palazzo Chigi, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha reagito con una ironica nostalgia. Egli ha ricordato i tanti anni vissuti all’opposizione, dai cui banchi in veste di capogruppo della destra doveva predisporre i cartelli di protesta contro la maggioranza. E, quasi dolendosi della tempestività mancata ai senatori del centrodestra arrivati in aula a mani vuote, senza uno straccio di cartello da sollevare se non a favore del governo contro le opposizioni, ha lasciato a queste ultime il tempo necessario per essere fotografate e riprese dalle telecamere.
Qualcuno, in verità, ha cercato di abusare continuando a tenere il cartello alto anche dopo che i più lo avevano dismesso per stanchezza e fine della recita. Ma La Russa, imperterrito e pazientissimo, ha lasciato fare concedendo ai volenterosi i tempi supplementari, diciamo così. D’altronde, anche prima dello spettacolo d’aula il presidente del Senato aveva fatto una visita inusuale alla Commissione Bilancio che stava per licenziare la legge all’assemblea, estendendo alle opposizioni – o addirittura ad esse soprattutto- lo sforzo compiuto per fare approdare il provvedimento alla Camera nei pochi, pochissimi giorni, fra Natale e Capodanno, e approvarlo scongiurando il famoso, malfamato esercizio provvisorio. Vi sto raccontando la verità di questo ringraziamento, credo senza tante forzature di spirito.
Ebbene, dopo tanto umorismo del presidente del Senato accusato spesso di non averne per niente con l’abitudine che ha di rivendicare il diritto di essere di parte, coerente con le sue idee, anche nella veste di seconda carica dello Stato, ne ho visto assai meno, anzi per niente, nel salotto televisivo “In onda”, sotto tutti gli aspetti, sulla ormai solita 7, in cui hanno cercato di fare le pulci alla premier per avere scherzato nella penultima riunione del Consiglio dei Ministri di quest’anno dicendo ai colleghi di governo che le “tocca di rivederli” daccapo il 29. Inutilmente un ospite dissidente ha cercato di completare citazioni e informazioni ricordando il finale della battuta della premier: “Vi voglio bene”. Gli altri ospiti lo hanno guardato con una certa commiserazione, come un ingenuo, uno sprovveduto o persino un provocatore.





