Francesco Bei su Repubblica scrivendo delle vicende interne di Foza Italia, il partito sopravvissuto con la guida di Antonio Taiani, e i soldi naturalmente della famiglia Berlusconi, alla morte del fondatore, ha chiamato “occhiutiani” i forzisti, appunto, che, volenti o nolenti, hanno appena creato una corrente dichiaratamente liberale. O, presumo, la più liberale in una formazione nata col proposito, di diventare “il partito liberale di massa” mancato nei tempi di Luigi Einaudi, Giovanni Malagodi, Antonio e Gaetano Martino, Agostino Bignardi.
Occhiutiani da Roberto Occhiuto naturalmente, il presidente della regione Calabria ancora fresco di conferma, in un’elezione da lui stessa anticipata dopo un avviso di garanzia col quale i magistrati avrebbero voluto cuocerlo a fuoco lento. Presidente confermato di regione e fra i quattro vice segretari di Tajani, che ha cercato di fare buon viso a cattivo gioco confermando di volersi proporre per la conferma l’anno prossimo al congresso e augurando praticamente al quasi concorrente, vista una certa ritrosia che mostra parlandone, di batterlo.
Ma, diavolo di un Bei e della sua Repubblica di carta in questi giorni molto in ansia per il suo destino, poteva risparmiarsi di aggettivare un nome che è già da solo un aggettivo. Occhiuto, declinabile al plurale essendo il presidente della Calabria il capo di una vera e propria famiglia politica, significa attento, astuto, con più occhi di quanti avuti in natura. Una corrente di Occhiuti vale molto di più, caro il mio Bei, di una corrente di “occhiutiani”
Occhiuti così attenti, furbi eccetera eccetera da avere scelto come sede del loro incontro costitutivo, dopo avere cercato e forse anche avuto benedizione, incoraggiamento e quant’altro, a Milano, da Marina Berlusconi, la prediletta del padre, Palazzo Grazioli, a Roma. Che è stata per una ventina d’anni, dopo un appartamento preso in affitto dietro Piazza Navona, in via dell’Anima, altro nome evocativo, la centrale di Berlusconi. Dove ancora pareti, soffitti, porte segrete, bagni, qualche arredo parlano, diciamo così, del Cavaliere e del cagnolino che lui finì per amare più della sua padrona, l’allora fidanzata Francesca Pascale, giocandovi insieme con Putin. E dove faceva capolino ogni tanto anche Tajani, non immaginando che avrebbe poi potuto succedere a Berlusconi anche nell’ambizione al Quirinale, dove nella prossima legislatura, scadendo il mandato di Sergio Mattarella, potrebbe avvicinarsi dalla postazione di presidente della Camera, o del Senato. Lasciando a Roberto Occhiuto -pensano forse gli occhiuti- la segreteria del partito e persino gli incarichi di governo. Vasto programma, direbbe il generale francese più famoso dopo Napoleone.




