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L’Italia delude lo scioperaiolo Landini

Il fallimento politico e mediatico dello sciopero generale proclamato dalla Cgil di Maurizio Landini contro il governo. I Graffi di Damato

Oltre che di partecipazione, col meno del 5 per cento di adesioni nei posti di lavoro, è stato anche mediatico il fallimento dello sciopero generale della Cgil di Maurizio Landini contro il governo affamatore del popolo, guerrafondaio e fascistoide nella rappresentazione anche cartellonistica della protesta.

Nelle edicole già prive della Repubblica di carta, in sciopero contro l’editore che vuole liberarsene, dove quindi si è scioperato due volte, i giornali sono arrivati per lo più ignorando sulle prime pagine -dal Corriere della Sera alla Stampa, anch’essa peraltro in vendita pure dal notaio- la prestazione di Landini. Che ci sarà rimasto male. Non gli sarà certamente bastata la generosa Unità dell’ancor più generoso Piero Sansonetti. Persino il manifesto ancora orgogliosamente comunista non ha fatto dello sciopero, dei suoi cortei e delle sue bandiere rosse la copertina di giornata preferendogli la “fredda guerra”, dopo la guerra fredda dei decenni passati, e abbassando la protesta sindacale al taglio centrale della prima pagina, come lo chiamiamo graficamente.

Si torna indietro con la moviola della storia, ma con un titolo, diciamo così, corretto o aggiornato. Dalle famose “piazze piene e urne vuote” lamentate nel 1948 da Pietro Nenni, affranto dalla sconfitta del “fronte popolare” incautamente realizzato dal leader socialista col Pci di Palmiro Togliatti, si sta passando alle piazze stanche e urne ancora più vuote.

A questo declino Landini pensa forse di sottrarsi cambiando mestiere o postazione: da segretario generale del maggiore sindacato italiano a concorrente di Elly Schlein, Giuseppe Conte, Silvia Salis e altri alla leadership della pur improbabile alternativa al centrodestra, in un campo di incerta definizione o larghezza e di programma sinora assente. Non sono definiti neppure quelli singoli dei due maggiori partiti di opposizione. che sono il Pd e il Movimento ancora chiamato 5 Stelle, di cui però si è affievolita la luce.

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