La pandemia da Covid19 ha mutato completamente l’approccio ai temi della ricerca e della sicurezza. Gli anni di emergenza sanitaria hanno mostrato che l’interdipendenza economica, industriale e commerciale se da un lato offrono opportunità e ricchezza, dall’altro possono diventare un fattore di debolezza se non accompagnate da autonomia strategica dei beni di prima necessità.
LA RICERCA SCIENTIFICA COME STRUMENTO DI SICUREZZA NAZIONALE
In questo contesto anche la ricerca biomedica può essere uno strumento di sicurezza nazionale. A questo tema la Fondazione Enea Tech e Biomedical ha dedicato un convegno con tre panel di confronto, sul rapporto tra ricerca e mercato, sul valore strategico dei poli di innovazione, e sulle connessioni tra ricerca, industria e istituzioni. Ai panel hanno partecipato, tra gli altri, Marcello Cattani, Presidente Farmindustria e AD Sanofi Italia, Ilaria Villa, Direttore Generale Fondazione Telethon, Pierluigi Paracchi, Coordinatore tavolo MAECI sull’internazionalizzazione del biotech, Massimo Gaiotto, Director of Public Affairs Gruppo Menarini, Claudio Longo, CEO Italia AstraZeneca e Carmen Notaro, Direttore Progetti e Investimenti Fondazione ENEA Tech e Biomedica.
LA LEZIONE DEL COVID NELLA RELAZIONE TRA PUBBLICO E PRIVATO
“Il Covid ci ha mostrato che la rapidità di risposta dipende da una ricerca biomedica solida e sostenuta nel tempo. Le risorse si trovano, ma servono attori e una strategia – ha detto il presidente Giovanni Tria –. La Fondazione è nata per colmare un vuoto e ridurre la dipendenza del Paese nelle tecnologie critiche. Il nostro venture capital pubblico non sostituisce quello privato, lo abilita: riduce il rischio nelle fasi iniziali e accelera il percorso che porta la scienza a diventare industria e valore”.
RICERCA SCIENTIFICA: ACCRESCERE RESILIENZA E SOSTENIBILITÀ
L’approccio della ricerca al tema della sicurezza nazionale guarda a “rafforzare le eccellenze nazionali”, ha detto Claudio Longo, Ceo Italia di AstraZeneca. “Quando parliamo di ricerca e sicurezza nazionale pensiamo a innovazione, talento, prosperità e sanità ma quello che fa la differenza è l’autonomia strategica – spiega Claudio Longo -. Con la ricerca noi possiamo continuare a rafforzare il comparto scientifico italiano per assicurare che le scoperte e le invenzioni del futuro rimangano in Italia”. L’obiettivo è accrescere “la resilienza e la sostenibilità per le sfide future che ancora non conosciamo”. La strada verso l’autonomia strategica è quella della “partnership tra pubblico e privato”.
AVERE RICERCA IN CASA PROPRIA CAMBIA IL DESTINO DI PAZIENTI
“La sperimentazione clinica di nuove terapie viene fatta su pazienti dei paesi che ospitano la ricerca – ha detto Pierluigi Paracchi, Coordinatore tavolo MAECI sull’internazionalizzazione del biotech -. Questo è un punto fondamentale della strategia. Per questo oggi parliamo di sicurezza nazionale e diciamo che avere ricerca in casa propria cambia il destino di pazienti: se sviluppiamo ricerca in Italia i pazienti che vengono serviti per primi sono italiani”.






