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L’Europa e l’Italia non possono più tentennare sulla difesa

Il rifiuto di Putin a fermarsi, arrivando a porre lui un ultimatum a Trump, sta accelerando il processo europeo e italiano di difesa. Il taccuino di Guiglia.

Finora l’acrobazia politica sull’Ucraina e sul riarmo difensivo dell’Europa ha retto. L’evidente e persistente dissonanza della Lega s’è esaurita nelle declamazioni urbi et orbi di Matteo Salvini. Mai, però, nelle votazioni in Parlamento. Dove su guerra e pace o fra Putin e Zelensky contano gli atti che sono fatti, non i proclami che volano via col vento.

Fin dall’inizio dell’attacco bellico scatenato da Vladimir Putin (correva l’anno 2022, mese di febbraio, a Palazzo Chigi sedeva Mario Draghi), il governo di cui Salvini è vicepresidente e ministro ha seguito una strategia di taglio istituzionale e tre volte coerente: con le scelte dell’Unione europea di sostenere la nazione aggredita. Con le costanti e rigorose prese di posizione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di appoggio a tale linea. Con l’interesse nazionale a un ruolo di primo piano accanto a Germania, Francia e Gran Bretagna, cioè i quattro e più importanti Paesi che da mesi cercano di riportare l’alleato più potente, il presidente statunitense, Donald Trump, nel campo dell’Occidente.

Quella “dritta via” che da tempo l’inquilino della Casa Bianca sembra aver smarrito per la sua attrazione fatale per Putin. Ma il conto alla rovescia per le parole o le decisioni è cominciato.

Entro fine anno – ha precisato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni -, il governo approverà il decreto-legge “che fa da cornice dal 2022 alla possibilità di inviare aiuti militari al Paese aggredito”. Dunque, la frenata della Lega sul punto sarebbe temporanea.

E in audizione alle commissioni Difesa congiunte di Camera e Senato il ministro Guido Crosetto ha definito “irrinunciabile” lo scudo spaziale per proteggere il territorio italiano, “una difesa che non abbiamo mai avuto e che richiede investimenti nelle annualità di circa 4,4 miliardi”. Una necessità – ha spiegato – che s’impone dopo quello che s’è visto in Israele e ogni giorno in Ucraina.

Crosetto annuncia che porrà la questione della riforma della difesa già all’inizio del 2026, includendo l’aumento degli effettivi delle Forze Armate e aprendo anche ai civili in determinati ambiti.

Una scelta, peraltro, anch’essa in linea con l’innovativo e più ampio reclutamento di soldati a cui stanno lavorando diversi Paesi europei, a cominciare da Germania e Francia.

È in questo contesto che s’inseriscono le dichiarazioni dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del comitato militare della Nato, a proposito delle continue minacce ibride (attacchi informatici, false notizie, manovre politiche ed economiche occulte) che in Europa colpiscono anche l’Italia. E rispetto alle quali “essere più aggressivi e proattivi, anziché reattivi è qualcosa a cui stiamo pensando”.

Il rifiuto di Putin a fermarsi, arrivando a porre lui un ultimatum a Trump (“deve scegliere o la Russia o l’Europa”), sta accelerando il processo europeo e italiano di difesa del continente e dei suoi valori. Che nella pace si riconoscono da 80 anni. Intanto, Putin intima agli ucraini di ritararsi dal Donbass, “altrimenti ce lo prenderemo con la forza”.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova
www.federicoguiglia.com

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