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Con l’app Home Google ha grossi problemi in casa

Google Home assediata da utenti inferociti per il peggioramento del servizio. Mountain View in alcuni casi ha ammesso i bug e chiesto di pazientare, ma negli Usa è stata avviata una class action. Nelle ultime ore nuova lamentela: le videocamere di prima generazione risulterebbero perennemente offline. L'arrivo di Gemini sarà risolutivo? Tribolazioni, lagnanze e scenario

I device Nest Audio, Nest Hub e Nest Cam della linea Google Home rischiano di finire alla sbarra, imputati in una class action americana portata avanti da utenti che lamentano il crollo verticale della qualità del servizio, fino a inficiarne le funzionalità. La stessa Mountain View ha fatto ammenda riconoscendo in taluni casi l’esistenza di problemi tecnici.

L’AUMENTO DELL’ABBONAMENTO DIFFICILE DA DIGERIRE ORA

Tutto ciò peraltro è avvenuto in concomitanza con il nuovo aumento delle sottoscrizioni di Nest Aware (abbonamenti aumentati di circa il 25 per cento) che ha contribuito a far dilagare le critiche sul servizio offerto da Google Home.

LE LAMENTELE DEGLI UTENTI DI GOOGLE HOME

Secondo quanto gli utenti lamentano sui social o negli ultimi forum ancora attivi, i device ora farebbero persino fatica ad attivarsi quando il proprietario pronuncia le fatidiche parole “Hey Google” e “OK Google”, mentre al contrario i dispositivi verrebbero svegliati da ciò che carpiscono casualmente quando in casa ci sono televisioni o radio accese. Un netto peggioramento sul riconoscimento vocale, insomma.

Ma la casistica risulta assai più variegata: non sono pochi gli utenti che sostengono che sia aumentata la latenza nella risposta del device, altri riferiscono di crash continui e riavvii altrettanto frequenti mentre nelle ultime ore si è diffusa la notizia che i proprietari delle videocamere di sorveglianza Nest di prima generazione sostengono siano perennemente offline, disconnesse cioè dall’app Google Home. In una parola: inutilizzabili. Problemi che sarebbero incominciati con ogni probabilità con la migrazione dall’app di Nest a quella attuale, omnicomprensiva, Google Home.

Lo scorso 24 luglio, via X, era intervenuto dal proprio account personale pure il principale responsabile dell’intera divisione Google Home/Nest, Anish Kattukaran, scusandosi con i clienti e promettendo una soluzione definitiva che però non sarebbe arrivata a stretto giro, ma solo in autunno.

LA CLASS ACTION AMERICANA ASSEDIA GOOGLE HOME

Immancabile negli Usa l’avvio, proprio sul finire dell’autunno, di una class action, depositata in California da due studi legali, Lieff Cabraser Heimann & Bernstein e Kaplan Gore, per conto di quattro clienti che lamentano che Google avrebbe “indotto loro e centinaia di migliaia di altri clienti a spendere ciascuno centinaia di dollari o più per acquistare i dispositivi Google Nest Hub, Google Nest Hub Max, Google Nest Mini e Google Nest Audio, promettendo una smart home affidabile grazie ai comandi vocali, con dispositivi interconnessi tra loro”.

A dispetto delle promesse, invece “I querelanti sostengono che i quattro dispositivi sono difettosi e hanno smesso di funzionare correttamente ben prima della loro prevista vita utile, perché non registrano più né rispondono correttamente ai comandi vocali degli utenti”. E ora i messaggi sui social in cui Google ammette i bug rischiano di trasformarsi in una doppia lama e testimoniare, anziché la vicinanza della società alla propria utenza, direttamente contro Mountain View in questa class action che potrebbe presto raccogliere molte adesioni, dato l’alto numero di lamentele reperibili su Internet.

“I querelanti e centinaia di migliaia di consumatori come loro hanno subito un danno in quanto non hanno ottenuto ciò per cui hanno pagato e si sono ritrovati con un ecosistema Google Nest inaffidabile e non funzionante che Google non è in grado o non è disposta a risolvere”, accusano i legali intenzionati a trascinare Mountain View in un’aula di tribunale.

“Si tratta di un caso di consumatori semplice”, osserva Jonathan D. Selbin, uno dei legali dei querelanti. “I nostri clienti – e centinaia di migliaia, se non milioni, di altri come loro in tutto il Paese – hanno acquistato un prodotto che, a loro dire, è diventato inutilizzabile per la sua funzione prevista. Quando hanno chiesto a Google di garantire la sicurezza dei suoi prodotti e di farli funzionare o di rimborsare i loro soldi, l’azienda ha rifiutato”.

GEMINI SALVERÀ LA SITUAZIONE?

Secondo alcuni osservatori, i ritardi nel trovare rimedi ai malfunzionamenti lamentati dall’utenza potrebbero dipendere dalla volontà di Google di procedere in tutta fretta con l’introduzione di Gemini, la sua Ai di punta, nell’ecosistema Home, così da far compiere alla qualità del servizio un balzo qualitativo rilevante. Tutto ciò, però, avrebbe rallentato il rilascio delle patch, prolungando le difficoltà degli utenti nell’utilizzare correttamente il servizio.

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