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Arattai, il sogno indiano di indipendenza da WhatsApp

L’autosufficienza tecnologica di Nuova Delhi dalle big tech americane passa anche da Arattai, il WhatsApp made in India sviluppato dalla multinazionale Zoho, che solo nell’ultimo mese è stato scaricato da 12 milioni di utenti. Fatti, numeri e commenti

 

Negli ultimi mesi, un’app di messaggistica made in India è diventata il simbolo più visibile della nuova spinta del governo guidato da Narendra Modi verso l’autosufficienza tecnologica. Si chiama Arattai, che significa “chiacchierata” in tamil, lingua parlata soprattutto nel sud del Paese.

E mentre Nuova Delhi affronta l’impatto dei dazi statunitensi e rilancia la campagna “make in India, spend in India”, ministri e figure istituzionali hanno iniziato a sostenere pubblicamente la piattaforma, trasformandola in un caso nazionale. Secondo alcune analisi, il boom di download e l’attenzione politica hanno alimentato il dibattito sulla reale capacità di un’app locale di competere con giganti globali come WhatsApp, mettendo in luce tanto le ambizioni tecnologiche dell’India quanto le criticità legate alla privacy e alla maturità del mercato digitale.

LA SPINTA POLITICA ALLA “TECNOLOGIA SWADESHI”

Ministri e funzionari indiani, secondo il Financial Times, hanno promosso con forza Arattai nelle ultime settimane, legando il suo utilizzo alla strategia di riduzione della dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti.

Il ministro del Commercio e dell’Industria Piyush Goyal ha affermato su X: “Niente batte la sensazione di usare un prodotto Swadeshi”. E ha aggiunto: “Così orgoglioso di essere su Arattai”. Il ministro dell’Istruzione Dharmendra Pradhan ha invece invitato “tutti a passare alle app prodotte in India”, mentre il ministro degli Interni, Amit Shah, ha annunciato il passaggio ai servizi email di Zoho, la multinazionale tech indiana che ha sviluppato l’app.

Per il Ft, queste prese di posizione si inseriscono nel messaggio ribadito dal primo ministro Modi in risposta ai dazi statunitensi del 50% introdotti dall’amministrazione Trump sui prodotti indiani.

IL BOOM DI ARATTAI

Lo scorso ottobre Zoho, senza specificare le date, affermava che l’app aveva registrato “7 milioni di download in 7 giorni”, partendo da meno di 10.000 download in agosto secondo Sensor Tower. Anche il Financial Times tuttavia conferma la crescita, indicando che 12 dei 15 milioni di download totali dall’avvio del 2021 si sono concentrati nell’ultimo mese, pari all’80% del totale, con WhatsApp che nello stesso periodo ha raccolto 7 milioni di download.

Secondo Zoho, “in soli tre giorni” le iscrizioni giornaliere sono passate da 3.000 a 350.000, mentre gli utenti attivi avrebbero registrato “un aumento di 100 volte”. Zoho non ha fornito dati complessivi sugli utenti attivi, ma sia il Ft che Bbc ricordano che WhatsApp mantiene tra i 500 e i 530 milioni di utenti mensili in India, rendendolo di gran lunga il servizio dominante.

IL CONFRONTO CON WHATSAPP E LE VALUTAZIONI DEGLI ANALISTI

Gli analisti citati dal Financial Times sottolineano la difficoltà per qualsiasi app di competere con WhatsApp in un mercato dove persino operatori globali come il cinese WeChat non sono riusciti a emergere. “Anche app di messaggistica internazionali come la cinese WeChat e altre hanno provato a battere WhatsApp in India e hanno faticato”, ha detto Nikhil Pahwa, fondatore del portale tech MediaNama.

Lo scrittore e analista Prasanto K Roy, intervistato dalla Bbc, ha inoltre evidenziato che Arattai dovrà non solo attrarre utenti, ma anche trattenerli, sottolineando che “il prodotto deve essere valido, ma anche così è improbabile che riesca a sostituire un’app che ha già miliardi di utenti nel mondo”. Entrambe le fonti ricordano inoltre precedenti tentativi falliti di creare alternative locali, come Koo, Moj e ShareChat, spesso caratterizzati da un’impennata iniziale e poi da un rapido declino.

L’ECONOMIA INDIANA E LA SPINTA ALL’AUTOSUFFICIENZA DIGITALE

Per l’India la questione dell’autosufficienza digitale è prioritaria, infatti, secondo il think tank GTRI la dipendenza dall’ecosistema tecnologico statunitense rappresenta un “rischio strategico molto più profondo” dei dazi imposti dagli Usa. Tuttavia, secondo il politologo e scrittore Nalin Mehta, “stiamo assistendo a una spinta massiccia verso l’autosufficienza tecnologica” legata sia al nazionalismo sia alla convinzione che la tecnologia indiana possa raggiungere standard globali.

Il settore IT del Paese, ricorda il Ft, oggi vale il 7,3% del Pil e, nelle previsioni governative, potrebbe arrivare quasi a un quinto dell’economia nel 2030. Zoho, sostenuta dall’amministrazione Modi e già fornitrice di servizi email per 1,1 milioni di funzionari pubblici, è indicata dal quotidiano britannico come una delle aziende su cui il governo punta maggiormente.

PRIVACY, CRITTOGRAFIA E RAPPORTI CON IL GOVERNO

Ma i temi della sicurezza dei dati e della crittografia rappresentano i principali nodi critici per Arattai. La nuova crittografia end-to-end è stata introdotta solo per le conversazioni individuali, mentre i messaggi di gruppo restano non cifrati. Bbc infatti riporta la preoccupazione di Shashidhar KJ di MediaNama, secondo cui “il governo vuole stabilire la tracciabilità dei messaggi citando motivi di sicurezza”, e l’assenza di E2EE faciliterebbe tale obiettivo, “mettendo a rischio la privacy delle persone”.

Zoho afferma di accelerare lo sviluppo delle funzioni di sicurezza: “Avevamo inizialmente previsto di lanciare l’app dopo l’E2EE”, ha dichiarato Mani Vembu, il milionario dietro Zoho, spiegando che i tempi sono stati anticipati. Il Ceo e co-fondatore dell’azienda ha anche fatto parte del National Security Advisory Board, evidenziando i legami dell’azienda con il governo. “Una volta implementata la crittografia end-to-end completa, nemmeno noi avremo accesso al contenuto delle conversazioni”, ha aggiunto.

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