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Così Stellantis stacca la spina all’auto elettrica

L'auto elettrica si allontana nelle ambizioni della Stellantis guidata da Filosa. Rescissi nel giro di pochi giorni tre maxi accordi per la fornitura di materiali destinati alla produzione di batterie per la nuova mobilità.

Non è sfuggito alla stampa di settore che Stellantis a conduzione Antonio Filosa abbia tirato un tratto di penna su tre maxi accordi sulle batterie in cinque giorni: rescissi infatti i contratti d’epoca Tavares (ex Ceo) con Novonix, Alliance Nickel e Westwater Resources per la fornitura di materiali destinati agli accumulatori per le venture auto elettriche. Auto che, stante la situazione mondiale (negli Usa Donald Trump ha appena fatto coriandoli degli incentivi voluti da Biden per l’acquisto di veicoli a batteria, in Europa si va verso un annacquamento del Green Deal), sembrano allontanarsi nei piani industriali di tutti i principali produttori di mezzi a quattro e due ruote.

I CONTRATTI SULL’AUTO ELETTRICA RESCISSI DA STELLANTIS

Il contratto con l’australiana Novonix Limited risaliva appena alla fine dello scorso anno e prevedeva la fornitura di un minimo di 86.250 tonnellate fino a un volume target di 115.000 tonnellate di materiale in grafite sintetica ad alte prestazioni per la produzione di celle in Nord America per un periodo di sei anni a partire dal 2026.

Quello con Alliance Nickel, società di sviluppo di nichel e minerali critici quotata all’Asx, avente a oggetto la fornitura di nichel e cobalto per batterie era stato annunciato il 1° maggio 2023. La risoluzione, viene comunicato dalle agenzie, deriva dal mancato rispetto di alcune scadenze contrattuali che hanno reso l’accordo esistente inoperativo. Ciò sarebbe dovuto principalmente alle difficili condizioni del mercato del nichel e ai relativi vincoli di finanziamento del progetto.

Risaliva al luglio del 2024 l’accordo con l’azienda del Colorado Westwater Resources per la fornitura di materiale anodico in grafite naturale. Il produttore americano di materiali per batterie ha dichiarato venerdì che, a causa della risoluzione, ha sospeso la sindacazione del debito in corso, supportata dall’accordo e che sta sentendo la US Export-Import Bank e altre agenzie governative per valutare opportunità di finanziamento.

RETROMARCIA SUL DARE FORWARD

Come vuole il detto, tre indizi fanno una prova. E allora ecco che queste tre rescissioni paiono la spia sul cruscotto della volontà di Filosa di ingranare la retromarcia sul Dare Forward 2030, il decantato piano industriale d’epoca Tavares presentato nel 2022 che prevedeva di vendere oltre cinque milioni di veicoli a corrente all’anno entro la fine del decennio.

E LA GIGAFACTORY DI TERMOLI?

La retromarcia ingranata da Stellantis sull’auto elettrica rischia di tamponare le prospettive per il futuro di Termoli che da tempo attende di sapere se i piani per la costruzione di una gigafactory da parte di Automotive Cells Company – joint venture sulle batterie con Mercedes-Benz e TotalEnergies – si concretizzeranno mai o se resteranno sterili annunci.

Tutto è sospeso da oltre un anno: lo stesso governo ha dirottato da tempo i fondi pubblici che avrebbe dovuto corrispondere su altri progetti per non correre il rischio di perdere la possibilità di investirli dato che venivano pescati dal Pnrr post pandemico. Il presidente di Stellantis, John Elkann, quando in Parlamento è stato interpellato in merito lo scorso 19 marzo ha rimandato genericamente a ciò che deciderà Acc.

SIGLATO L’ENNESIMO CONTRATTO DI SOLIDARIETÀ

Per più di trent’anni il sito di Termoli si è dedicato alla costruzione del motore a benzina Fire (acronimo di Fully Integrated Robotized Engine) della Fiat; le attività di questo reparto, però, sono state chiuse lo scorso giugno. Oggi rimangono soltanto le linee dei motori a benzina Gse (FireFly), Gme (Global Medium Engine) e V6; per l’inizio del 2026 dovrebbe partire la produzione del nuovo cambio eDct, ma si tratta di attività insufficienti a occupare tutta la manodopera. E senza la gigafactory 1800 lavoratori potrebbero trovarsi senza lavoro, un problema di primaria portata per il tessuto economico e sociale molisano.

Nel frattempo il polo ha siglato in estate l’ennesimo contratto di solidarietà. Scaduto il vecchio durato sei mesi e già prorogato per un altro semestre, il nuovo è entrato in vigore lo scorso primo settembre per coprire fino al 31 agosto 2026. Una procedura che secondo i sindacati non ha precedenti. Durante l’incontro dello scorso ottobre con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, nella fabbrica di Mirafiori, a Torino, l’Amministratore delegato Filosa in merito aveva dichiarato: “Acc sta ancora valutando i suoi piani di investimento per l’Italia con l’obiettivo di prendere una decisione entro la fine di quest’anno. Abbiamo un progetto in corso per le trasmissioni, l’obiettivo è sempre quello di proteggere i nostri dipendenti”.

I FRANCESI HANNO GIÀ DECISO?

L’ennesima non-risposta, insomma. Era stato decisamente più tranciante lo scorso febbraio, in un’intervista al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, l’amministratore delegato di della compagnia energetica francese TotalEnergies, Patrick Pouyanné, che aveva detto che Automotive Cells Company dovrebbe concentrarsi sulla Francia e abbandonare i progetti in Germania e in Italia.

Almeno una delle parti in gioco nella jv ritiene insomma che le gigafactory previste a Termoli e a Kaiserslautern non vengano mai realizzate e che tutti gli sforzi residui si debbano concentrare sull’impianto già predisposto di Billy-Berclau Douvrin che produce batterie al nichel-manganese-cobalto. Ma con Stellantis che tira il freno a mano sull’auto elettrica, quale sarà davvero il futuro dei tanti stabilimenti coinvolti?

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