La Cina torna al centro dell’attenzione con due eventi di rilievo che plasmeranno le sue prospettive economiche e commerciali a medio termine. Il primo è la pubblicazione del nuovo Piano Quinquennale da parte delle autorità di pianificazione cinese, che in larga parte prosegue i temi già presenti nei piani precedenti. Il secondo è l’incontro avvenuto la scorsa settimana tra il presidente Trump e il presidente Xi Jinping, durante il quale è stato delineato un quadro di riferimento per i negoziati commerciali nei prossimi dodici mesi circa.
IL NUOVO PIANO QUINQUENNALE CINESE
Il nuovo piano quinquennale mira a mantenere la crescita economica annua entro un “intervallo ragionevole”, che possiamo interpretare intorno al 4–5%. Un punto centrale del piano riguarda l’aumento significativo dei consumi delle famiglie come quota del PIL, a conferma della volontà di proseguire nel percorso di transizione da un’economia trainata dalla manifattura – che ha sostenuto la crescita cinese negli ultimi vent’anni – a un modello più orientato alla domanda interna. Il piano pone inoltre l’accento sulla necessità che la crescita dei redditi familiari proceda di pari passo con la crescita del PIL, obiettivo che suggerisce ancora una volta un target di espansione compreso tra il 4 e il 5%. Viene ribadita anche l’intenzione di ampliare la fascia di popolazione a reddito medio, un tema ricorrente in molti mercati emergenti: man mano che la classe media cresce è attesa una maggiore propensione al consumo e, nel caso della Cina, una minore tendenza al risparmio.
Un altro pilastro strategico del piano è rappresentato dall’obiettivo di rafforzare l’autosufficienza tecnologica, considerato cruciale nel contesto attuale segnato dalle “guerre dei semiconduttori”. Questa ambizione è accompagnata dal riconoscimento che, pur in una fase di evoluzione verso un’economia più orientata ai consumi, la manifattura resta una componente essenziale del tessuto produttivo.
LA POLITICA ANTI-INVOLUTION DI PECHINO
La Cina continua, inoltre, a portare avanti la propria politica anti-involution, una linea d’azione già in vigore da tempo. L’iniziativa mira a contrastare la concorrenza eccessiva e autodistruttiva, nonché la sovraccapacità in settori chiave come veicoli elettrici ed energia solare. La strategia incoraggia i processi di consolidamento e limita le guerre dei prezzi, con l’obiettivo di stabilizzare i profitti, prevenire la deflazione e sostenere una crescita più sostenibile. Questa direzione appare destinata a proseguire, con Pechino impegnata a favorire la nascita e lo sviluppo di campioni nazionali nei settori strategici.
COME LA CINA HA GESTITO LE RELAZIONI (TESE) CON GLI USA
La Cina sembra inoltre aver gestito con abilità la recente fase di inasprimento del dialogo commerciale con gli Stati Uniti. Le terre rare sono emerse come uno strumento strategico di pressione, utilizzato da Pechino per esercitare influenza e riportare Washington al tavolo negoziale. La Cina domina sia la produzione sia la raffinazione di questi materiali, e sembra aver saputo sfruttare efficacemente questa posizione di vantaggio. A un certo punto, Pechino aveva lasciato intendere la possibilità di limitare le esportazioni di terre rare, provocando la minaccia da parte degli Stati Uniti di introdurre dazi fino al 100% su una vasta gamma di beni cinesi. Ne è seguita una fase di escalation, ma i mercati sono rimasti sostanzialmente calmi, confidando che le trattative si sarebbero concluse positivamente.
La Cina ha ora promesso di riprendere gli acquisti di soia statunitense, contribuendo così ad alleviare le pressioni sugli agricoltori americani, e si è impegnata a ridurre l’esportazione di materiali impiegati nella produzione di fentanyl, una sostanza altamente tossica che sta generando gravi problemi sociali negli Stati Uniti. Dal canto loro, gli Stati Uniti hanno fatto un passo indietro rispetto alle minacce di dazi al 100% e hanno allentato alcune restrizioni e costi precedentemente previsti per il trasporto marittimo cinese.
L’INCONTRO TRA TRUMP E XI
Il positivo esito dell’incontro tra Trump e Xi della scorsa settimana consente di mettere da parte, almeno per i prossimi dodici mesi, le preoccupazioni legate all’introduzione di dazi generalizzati. Sono già previsti due ulteriori incontri tra i due leader nel 2026, il che dovrebbe contribuire a mantenere un tono costruttivo nel dialogo bilaterale. Detto ciò, la questione non può dirsi definitivamente chiusa. Si tratta pur sempre delle due maggiori potenze economiche mondiali, e difficilmente i loro interessi potranno muoversi in perfetta sintonia nel lungo periodo. È plausibile che questa fase rappresenti una pausa temporanea, più che una conclusione definitiva.
LE PROSPETTIVE
Ciò che emerge con chiarezza è che la Cina mantiene una prospettiva di lungo termine. Ha compiuto progressi significativi nel processo di diversificazione, riducendo la propria dipendenza dalle esportazioni verso gli Stati Uniti, rafforzando così la resilienza della sua economia rispetto a future tensioni commerciali. Le esportazioni cinesi verso gli USA sono diminuite del 27% su base annua, ma nel complesso le esportazioni totali sono aumentate dell’8%. Oggi le esportazioni verso gli Stati Uniti rappresentano solo il 12% del commercio complessivo cinese, contro circa il 20% del 2018, quando l’allora presidente Trump diede avvio alla prima ondata di guerre commerciali.
Attualmente, il tasso effettivo medio dei dazi statunitensi sui prodotti cinesi è salito a circa 47%, rispetto al 20% di inizio anno. Nonostante ciò, la Cina sembra adattarsi bene al nuovo contesto, avendo diversificato in modo efficace grazie anche all’espansione dell’iniziativa Belt and Road, che ha aperto nuovi mercati e rafforzato la sua influenza globale.
Nel complesso, mentre la Cina continua a evolversi verso un modello di crescita più orientato ai consumi, questa transizione rappresenta un fattore positivo per la crescita di lungo periodo. La nostra visione sui mercati emergenti rimane costruttiva, e continuiamo a mantenere un orientamento positivo sulla Cina. Pur riconoscendo che i mercati hanno registrato un forte rialzo negli ultimi dodici mesi, riteniamo che vi sia ancora spazio per un’ulteriore fase di momentum positivo.







