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vaccino chikungunya

Chikungunya, come funziona e per chi è indicato il vaccino di Bavarian Nordic

Dopo il flop di Valneva, arriva anche in Italia il vaccino di Bavarian Nordic contro la chikungunya, una malattia virale trasmessa all’uomo da zanzare infette, che solo lo scorso mese aveva causato un'epidemia in Veneto. Tutti i dettagli

 

Poco più di un mese fa, in Veneto era in corso un’epidemia di chikungunya, una malattia virale trasmessa all’uomo da zanzare infette che provoca febbre e forti dolori alle articolazioni. La francese Valneva aveva prodotto un vaccino (Ixchiq) prima autorizzato e poi sottoposto a un riesame dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema), ma dal 30 ottobre in Italia sarà disponibile quello di Bavarian Nordic, Vimkunya.

COS’È LA CHIKUNGUNYA

La chikungunya è una malattia virale veicolata da zanzare infette, in aprticolare dalle specie Aedes aegypti e Aedes albopictus – la cosiddetta zanzara tigre. Il termine deriva dalla lingua kimakonde e significa “ciò che piega”, in riferimento al dolore articolare acuto che induce posture curve.

I sintomi, che compaiono generalmente entro 3-7 giorni dalla puntura, colpiscono oltre il 75% delle persone infette e includono febbre, eruzione cutanea, affaticamento e dolori articolari acuti. Stando alla pagina dedicata al vaccino di Bavarian Nordic, 3 persone su 4 infettate sviluppano sintomi acuti e 2 su 5 possono sviluppare complicazioni a lungo termine, come artrite cronica, che può durare mesi o anni, mentre casi rari coinvolgono occhi, sistema nervoso, cuore o apparato digerente. Al momento non esiste un trattamento specifico per la malattia.

CHE VACCINO È QUELLO DI BAVARIAN NORDIC

Vimkunya è un vaccino ricombinante, a base VLP, indicato dai 12 anni in su. Contiene proteine in grado di imitare il virus senza causare la malattia e mira a proteggere sia i viaggiatori verso aree endemiche sia la popolazione locale dalla comparsa di focolai autoctoni.

L’efficacia è stata confermata da due studi clinici di fase III con oltre 3.500 partecipanti di età pari o superiore a 12 anni: il 97,8% dei vaccinati ha sviluppato anticorpi neutralizzanti entro 21 giorni dalla somministrazione, con protezione già evidente dopo una settimana. Il profilo di sicurezza è favorevole, con effetti collaterali lievi o moderati come dolore nel sito di iniezione, affaticamento, mal di testa e dolori muscolari.

L’approvazione italiana da parte dell’Aifa lo scorso maggio segue quelle già ottenute negli Stati Uniti, nell’Unione europea e nel Regno Unito.

COME FUNZIONA

Il vaccino funziona stimolando una risposta immunitaria simile a quella generata dal virus senza esporre l’organismo al virus vivo. In seguito alla somministrazione protegge quasi tutti dalla chikungunya già dopo 3 settimane, con il 98% delle persone tra 12 e 64 anni e l’87% dei soggetti di 65 anni e oltre che sviluppano una risposta immunitaria.

LA CHIKUNGUNYA IN ITALIA…

Il primo focolaio di chikungunya in Italia, ha ricordato al 58° Congresso Nazionale della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) Giovanni Rezza, professore di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, risale al 2007 in Romagna. Nel 2017 un’epidemia più ampia ha interessato Lazio e Calabria, mentre nel 2025 nuovi casi sono stati registrati in Emilia-Romagna, Veneto e Toscana.

Al 21 ottobre, l’Istituto superiore di sanità ha riportato 416 casi confermati, di cui 369 autoctoni e 47 associati a viaggi all’estero, senza decessi. La diffusione del virus è favorita dalla globalizzazione e dai cambiamenti climatici, che hanno permesso alla zanzara tigre di colonizzare stabilmente l’Europa.

“La globalizzazione e il cambiamento climatico stanno favorendo la diffusione delle zanzare Aedes e la diffusione del virus chikungunya che costituisce ormai una problematica di salute globale (riscontrato in oltre 119 nazioni)”, ha detto Luigi Vezzosi, Dirigente Medico, specialista in Igiene e Medicina Preventiva presso l’ASST di Crema, intervenendo al Congresso della SItI.

“Questi due fattori – ha proseguito – agiscono in sinergia: la globalizzazione, attraverso i viaggi (incrementati rispetto ai livelli pre-pandemia) e il commercio, hanno facilitato l’introduzione della zanzara e del virus in nuove aree, come l’Europa, mentre il cambiamento climatico ha reso queste regioni più ospitali alla proliferazione del vettore, favorendo la comparsa di epidemie autoctone”.

…E NEL MONDO

Il virus della chikungunya è stato segnalato in più di 100 paesi, comprese destinazioni turistiche in America Latina, Caraibi, Asia, Africa e alcune zone d’Europa. Secondo l’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc), dall’inizio del 2025 fino ad agosto sono stati registrati circa 317.000 casi e 135 decessi in 16 Paesi.

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