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Come attrarre più investimenti esteri in Italia. Report

Che cosa emerge da un studio realizzato da Amazon e The European House Ambrosetti

Era nell’aria da tempo: molti osservatori sostengono infatti che negli ultimi anni la Spagna abbia una “marcia in più” rispetto all’Italia. E ora è fotografato dai numeri, quelli dello studio realizzato da Amazon e The European House Ambrosetti (TEHA) secondo cui tra il 2015 e il 2024 la Spagna ha attratto 304 miliardi di euro di investimenti dall’estero, a fronte dei 191 miliardi registrati dall’Italia. Un divario di 113 miliardi di euro non insanabile ma che richiede riforme mirate, secondo gli autori del report.

NELLA PARTITA TRA SPAGNA E ITALIA IN BALLO ANCHE MIGLIAIA DI POSTI DI LAVORO

La ricerca, che beneficia dei contributi di un Comitato Scientifico composto dall’ex premier Enrico Letta (Dean della IE School of Politics, Economics and Global Affairs presso IE University di Madrid; Presidente del Jacques Delors Institut), Carlo Altomonte (Associate Dean della SDA Bocconi), Patricia Gabaldón (Professoressa di Economia e Direttrice Accademica del corso di laurea in Economia presso IE University) e Jordi Sevilla (Economista, Context Director e responsabile della Intelligence Unit presso LLYC; già Ministro della Pubblica Amministrazione in Spagna; già Presidente di Red Eléctrica de España – REE), mostra che gli 856 progetti greenfield realizzati in Spagna fino al 2014 hanno generato 72.416 nuovi posti di lavoro nello stesso periodo, mentre i 303 progetti avviati in Italia hanno creato 40.006 occupazioni.

COSA DOVREMMO MIGLIORARE. LA GIUSTIZIA

I tribunali spagnoli risolvono le controversie civili e commerciali molto più rapidamente rispetto a quelli italiani (275 giorni contro 527), con un processo di appello semplificato e l’immediata esecutività delle sentenze di primo grado, garantendo una maggiore certezza legale agli investitori. Le regioni spagnole ottengono punteggi più alti in termini di qualità regolatoria misurata dall’(European Quality of Government Index). Al tempo stesso, la maggiore centralizzazione italiana consente procedure d’impresa leggermente più rapide, con le PMI che dedicano 26,1 ore al mese agli adempimenti amministrativi contro le 27,7 della Spagna.

INFRASTRUTTURE E COSTI

La Spagna offre migliori servizi pubblici digitali e migliori servizi digitali transfrontalieri secondo l’European Quality of Government Index. Le imprese spagnole beneficiano inoltre di costi dell’elettricità più bassi (166,6 €/MWh contro i 252,9 €/MWh in Italia).

MERCATO DEL LAVORO

Il tasso di partecipazione alla forza lavoro, vale a direil rapporto tra forze lavoro e la popolazione in età lavorativa, in Spagna si attesta all’80,2% contro il 71,7% dell’Italia. Questo significa che in Spagna una percentuale maggiore della popolazione in età lavorativa è attivamente presente nel mercato del lavoro rispetto all’Italia, con una differenza di 8,5 punti percentuali.

La produttività del lavoro in Spagna è aumentata del +3,2%, mentre l’Italia ha registrato un calo del -2,6%, evidenziando come le buone performance del mercato del lavoro italiano non si siano pienamente tradotte in crescita economica.

FORMAZIONE TALLONE D’ACHILLE  PER ENTRAMBI?

Entrambi i Paesi investono meno del 5% del PIL nell’istruzione e restano al di sotto della media UE per la spesa pro capite nell’istruzione terziaria, indebolendo qualità e competitività. Il primo Paese nell’Unione Europea (la Svezia) investe il 7,1% del proprio PIL.

DIFFERENZE SALARIALI

Nel 2023 il cuneo fiscale in Italia ha raggiunto il 45,1% dei costi del lavoro, contro il 40,2% della Spagna, principalmente a causa di un’imposta sul reddito delle persone fisiche più elevata in Italia. Questo divario ha effetti anche sui salari reali: tra il 2000 e il 2023 in Italia i salari reali sono diminuiti del 3,3%, mentre in Spagna sono aumentati del 4,9%. Nonostante aliquote nominali simili, la struttura fiscale più semplice e un onere del lavoro più leggero rendono la Spagna un ambiente più competitivo per gli investitori internazionali.

TASSAZIONE

Una differenza significativa riguarda la gestione dei rapporti con i contribuenti: in Italia anche errori fiscali minori o non fraudolenti possono comportare conseguenze penali. In base al Decreto Legislativo 74/2000, reati come omessa dichiarazione, dichiarazioni inesatte oltre soglie basse o discrepanze nel transfer pricing possono essere perseguiti anche in assenza di dolo. Al contrario, in Spagna la responsabilità penale scatta solo quando sono provati sia l’intento fraudolento sia un’imposta non versata superiore a 120.000 € all’anno.

LE RIFORME PER TORNARE COMPETITIVI (ALMENO CON LA SPAGNA)

Il messaggio che emerge è chiaro: l’attrazione di investimenti esteri non si ottiene con singole misure isolate, ma creando un contesto stabile, prevedibile e coerente. Semplificazione normativa, efficienza del sistema giudiziario, modernizzazione della pubblica amministrazione, sviluppo dell’ecosistema dell’innovazione e valorizzazione delle competenze, anche a livello internazionale, sono leve decisive per trasformare il potenziale dell’Italia in opportunità concrete.

La ricerca propone cinque raccomandazioni chiave per i decisori politici: anzitutto attuare una modernizzazione amministrativa. Ovvero avviare una trasformazione digitale completa dei servizi pubblici, con piattaforme digitali unificate per le procedure d’impresa e protocolli standardizzati tra le regioni.

CERTEZZA DEL DIRITTO

Per rendere il sistema più competitivo è fondamentale che il quadro legale e regolatorio offra prevedibilità, affinché le multinazionali abbiano non solo incentivi a investire, ma anche la certezza che i loro investimenti siano protetti.

ARMONIZZARE E SEMPLIFICARE LE NORME

Serve ridurre la burocrazia e semplificare le regole all’interno dell’Unione Europea per rendere il mercato unico più competitivo. Un quadro regolatorio più chiaro e uniforme permetterebbe alle PMI di crescere oltre i confini nazionali, liberando risorse oggi assorbite dalla complessità amministrativa e creando nuove opportunità di innovazione ed export.

SERVE MAGGIORE INNOVAZIONE PER ATTRARRE TALENTI

Rafforzare i legami tra istituzioni di ricerca e industria attraverso incentivi mirati alla collaborazione in R&S, con un focus sulle tecnologie emergenti. Creare condizioni più favorevoli per i talenti internazionali attraverso procedure di visto semplificate, programmi di supporto alle comunità d’affari internazionali e iniziative per rafforzare le competenze digitali della forza lavoro.

IL VOLANO DELLE MULTINAZIONALI

A prescindere dal sorpasso operato dalla Spagna, l’Italia si conferma una meta attrattiva per gli investimenti globali, e le multinazionali a controllo estero continuano a trainare l’innovazione delle filiere italiane e la competitività del sistema produttivo nazionale. Questo è quanto emerso dal Rapporto finale della decima edizione del Global Attractiveness Index (GAI) 2025, una piattaforma di analisi sviluppata da TEHA nel 2016 per misurare l’attrattività dei Paesi e fornire indicazioni a supporto delle strategie di business, in collaborazione con Philip Morris Italia, Toyota Material Handling Italia e Amazon.

DOVE SI POSIZIONA L’ITALIA?

Il GAI 2025 fotografa un’Italia in crescita, ma ancora chiamata a superare sfide strutturali decisive per rafforzare la propria competitività e a confrontarsi con un contesto globale complesso, segnato da instabilità economica, tensioni geopolitiche e incertezze sui mercati energetici. Il Paese si posiziona al 16° posto, tre posizioni più in alto rispetto all’anno precedente.

Secondo la ricerca, il miglioramento riflette un percorso di riforme strutturali e la resilienza del sistema economico, ma evidenzia anche la necessità di continuare ad agire su tre leve fondamentali per incrementare l’attrattività: aggiornare il sistema della formazione per ridurre il mismatch di competenze; valorizzare i talenti e attrarre e trattenere lavoratori qualificati; rendere maggiormente efficace la burocrazia e la regolamentazione.

IL CASO AMAZON

Secondo il report, la presenza di multinazionali è essenziali per l’ecosistema Paese. Per esempio, Amazon, presente in Italia da ormai 15 anni, ha creato oltre 19.000 posti di lavoro a tempo indeterminato, distribuiti in oltre 60 sedi tra centri logistici, uffici corporate e data center, oltre a decine di migliaia di posti di lavoro indiretti e indotti lungo l’intera filiera. Amazon garantisce percorsi di carriera strutturati, formazione continua e benefit competitivi, rafforzando la capacità del Paese di attrarre e sviluppare talenti qualificati, in linea con le priorità indicate dal GAI 2025.

Dal 2014, oltre 4.000 dipendenti hanno partecipato al programma di crescita delle competenze che offre opportunità di carriera dentro e fuori dall’azienda, senza costi a loro carico, permettendo di attrarre e trattenere lavoratori qualificati. In quest’ottica, a settembre 2024 il Gruppo ha annunciato il suo impegno a supportare 200.000 talenti in Italia nell’ambito dell’educazione Stem entro la fine del 2026, attraverso programmi come Amazon Future Engineer e Amazon Women In Innovation.

LA DIGITALIZZAZIONE DELLE PMI ITALIANE

Parallelamente, Amazon ha affiancato oltre 20.000 piccole e medie imprese italiane nel percorso di digitalizzazione e apertura ai mercati internazionali, sostenendo l’adozione di tecnologie avanzate, processi più efficienti e strategie di e-commerce in grado di incrementare competitività e produttività. Gli investimenti dell’azienda hanno inoltre avuto effetti tangibili sui territori in cui operano i centri logistici, contribuendo alla crescita dell’occupazione locale, al rafforzamento del tessuto economico e a una maggiore resilienza dei mercati immobiliari.

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