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Ecco gli effetti delle sanzioni Usa contro la Russia su India e Cina

Quali sono le implicazioni economiche e geopolitiche delle sanzioni Usa a Cina contro i giganti petroliferi russi Rosneft e Lukoil

Le sanzioni imposte dall’amministrazione Trump il 22 ottobre contro i giganti petroliferi russi Rosneft e Lukoil hanno innescato un terremoto nei mercati energetici globali, colpendo direttamente India e Cina, i due principali importatori di greggio russo trasportato via mare.

Queste misure, motivate dalla volontà di Washington di ridurre le entrate petrolifere di Mosca e spingerla verso negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina, stanno costringendo le raffinerie dei due paesi asiatici a sospendere o ridurre drasticamente gli acquisti di petrolio russo, con conseguenze significative per i flussi commerciali, i prezzi globali del greggio e le relazioni geopolitiche.

L’India, che importa circa 1,7 milioni di barili al giorno di greggio russo, e la Cina, con circa 2 milioni di barili al giorno, si trovano ora a dover cercare forniture alternative, principalmente dal Medio Oriente, Africa e America Latina, con un impatto previsto sui costi di importazione e sulle dinamiche dei mercati energetici.

LE SANZIONI USA E LE REAZIONI DI INDIA E CINA

Le sanzioni contro Rosneft e Lukoil hanno avuto un impatto immediato sulle decisioni di acquisto delle raffinerie in India e Cina.

Come scrive Reuters, le principali compagnie petrolifere statali cinesi, tra cui PetroChina, Sinopec, CNOOC e Zhenhua Oil, hanno sospeso gli acquisti di greggio russo trasportato via mare, temendo le ripercussioni delle sanzioni, che includono il rischio di perdere l’accesso al sistema finanziario basato sul dollaro.

In India, Reliance Industries, il più grande importatore di petrolio russo, ha dichiarato di voler “ricalibrare” le sue importazioni per allinearsi alle linee guida del governo indiano, come riportato dal Financial Times.

Anche le raffinerie statali indiane, come Indian Oil, Bharat Petroleum e Hindustan Petroleum, stanno riesaminando i loro contratti per garantire che nessuna fornitura provenga direttamente da Rosneft o Lukoil, secondo quanto riferito da Reuters.

Questo improvviso stop rappresenta una svolta significativa, considerando che India e Cina insieme rappresentano circa l’80% delle esportazioni di greggio russo, con il settore petrolifero che contribuisce a circa un quarto del bilancio federale di Mosca, come sottolinea il Financial Times.

GLI IMPATTI ENERGETICI DELLE SANZIONI USA

Le sanzioni hanno costretto India e Cina a cercare alternative per colmare il vuoto lasciato dal greggio russo.

Come riferisce Bloomberg, Reliance Industries ha già acquistato milioni di barili di greggio da Arabia Saudita, Iraq, Qatar e Stati Uniti, con consegne previste per dicembre e gennaio.

Sempre secondo Bloomberg altre raffinerie indiane stanno esplorando il mercato spot per greggio proveniente da Medio Oriente, Stati Uniti e Brasile, con un conseguente aumento dei prezzi per gradi come quello dell’Oman.

In Cina, le importazioni via mare, che rappresentano circa 1,4 milioni di barili al giorno, sono state sospese dalle raffinerie statali, ma i flussi via oleodotto, pari a circa 900.000 barili al giorno e gestiti principalmente da PetroChina, dovrebbero subire un impatto minore, come indicato da Reuters.

Secondo il New York Times, l’India potrebbe tornare a fornitori tradizionali del Golfo Persico, mentre la Cina, che ha accumulato scorte strategiche di 1,25 miliardi di barili (con proiezioni di 1,5 miliardi per il 2026, secondo Radio Free Europe/Radio Liberty), potrebbe utilizzare queste riserve per gestire la transizione verso nuove fonti.

PER CINA E INDIA AUMENTERANNO I COSTI

La necessità di sostituire il greggio russo, spesso acquistato a prezzi scontati, comporterà un aumento dei costi per entrambi i paesi.

Come scrive Reuters, il prezzo del greggio ESPO russo per novembre è sceso a un premio di 1 dollaro al barile rispetto al Brent, rispetto a 1,70 dollari a inizio ottobre, riflettendo una riduzione della domanda.

Tuttavia, la ricerca di forniture alternative sta già spingendo al rialzo i prezzi del greggio non sanzionato, con il Brent che ha registrato un aumento del 5% subito dopo l’annuncio delle sanzioni, secondo il Financial Times.

CNBC prevede che la maggiore domanda di greggio da parte di India e Cina, specialmente da OPEC e Stati Uniti, potrebbe portare a un ulteriore aumento dei prezzi globali, con il Brent che ha raggiunto i 64,91 dollari al barile il giorno successivo alle sanzioni

LE IMPLICAZIONI ECONOMICHE PER CINA E INDIA

Per l’India, la dipendenza dal greggio russo, che rappresenta circa un terzo delle sue importazioni totali di petrolio (1,7 milioni di barili al giorno nel 2025, secondo Reuters), rende la transizione verso altre fonti una sfida significativa.

Reliance Industries, che ha beneficiato di sconti sul greggio russo per un valore di circa 6 miliardi di dollari negli ultimi tre anni (dati Energy Aspects citati dal Financial Times), potrebbe vedere una riduzione dei margini di profitto, come sottolineato da Pankaj Srivastava di Rystad Energy su CNBC.

Tuttavia, un rapporto di Jefferies citato da CNBC indica che l’impatto finanziario su Reliance è “gestibile”, rappresentando solo il 2,1% del suo EBITDA previsto per il 2027.

Inoltre, come scrive Reuters, l’aumento del costo delle importazioni di greggio non russo potrebbe incrementare la bolletta delle importazioni indiane di meno del 2% su base annua.

La Cina, che importa circa 2 milioni di barili al giorno di greggio russo (47% delle esportazioni russe, secondo il Center for Research on Energy and Clean Air citato da Radio Free Europe/Radio Liberty), è meglio posizionata per affrontare le sanzioni grazie alle sue scorte strategiche.

Come riportato da Radio Free Europe/Radio Liberty, le riserve cinesi, stimate a 1,25 miliardi di barili, offrono una rete di sicurezza per gestire eventuali interruzioni a breve termine.

Inoltre, la Cina ha esperienza nell’eludere le sanzioni americane attraverso intermediari e flotte ombra, come evidenziato da Reuters, il che potrebbe consentire alle raffinerie indipendenti di continuare ad acquistare greggio russo, anche se a costi più elevati.

ECCO LE IMPLICAZIONI GEOPOLITICHE DELLE SANZIONI USA A CINA E INDIA

Le sanzioni rappresentano un punto di svolta nelle relazioni tra India e Stati Uniti, specialmente dopo le tensioni causate dai dazi del 50% imposti da Trump sulle esportazioni indiane, in parte come rappresaglia per gli acquisti di petrolio russo.

La decisione delle raffinerie indiane di ridurre gli acquisti di greggio russo potrebbe aprire la strada a un accordo commerciale più favorevole con Washington, riducendo i dazi e migliorando l’accesso al mercato Usa per le aziende indiane.

Come scrive CNBC, la fine degli acquisti di petrolio russo risponde a una richiesta di lunga data di Trump, aumentando le possibilità di un negoziato vantaggioso per l’India.

La Cina, d’altra parte, ha reagito con fermezza alle sanzioni, definendole “unilaterali e prive di base nel diritto internazionale”, secondo il portavoce del Ministero degli Esteri citato da Radio Free Europe/Radio Liberty.

Nonostante la sospensione temporanea degli acquisti da parte delle raffinerie statali, la Cina potrebbe continuare a sostenere la Russia attraverso canali alternativi, come l’uso di banche minori con minore esposizione al sistema finanziario occidentale, come già fatto per le importazioni di petrolio iraniano.

Tuttavia, l’imposizione di sanzioni secondarie da parte degli Usa potrebbe complicare ulteriormente queste strategie, come suggerito da David Goldwyn, ex inviato speciale USA e Andrea Clabough dell’Atlantic Council su Radio Free Europe/Radio Liberty.

GLI SCENARI

Le sanzioni, che entreranno pienamente in vigore il 21 novembre 2025, potrebbero non interrompere completamente i flussi di greggio russo, ma ne aumenteranno i costi e la complessità, come sottolinea Bob McNally di Rapidan Energy Group su CNBC.

La Russia, che si affida a una “flotta ombra” di navi per eludere le sanzioni, potrebbe continuare a trovare acquirenti attraverso intermediari, ma a prezzi più bassi, riducendo le sue entrate.

Come scrive il Financial Times, Vladimir Putin ha minimizzato l’impatto delle sanzioni, sostenendo che “nessun paese che si rispetti agisce sotto pressione”. Tuttavia, la perdita di domanda da parte di India e Cina potrebbe esercitare una pressione significativa sulle finanze di Mosca.

Un delegato dell’OPEC, citato dal Financial Times, ha dichiarato che il cartello è pronto ad aumentare le forniture di greggio in occasione della riunione ministeriale di fine novembre, se necessario.

Tuttavia, l’assenza di un accordo ufficiale e la crescente domanda di greggio non sanzionato potrebbero mantenere alta la volatilità dei prezzi, come previsto da John Kilduff di Again Capital su CNBC.

La transizione di India e Cina verso fonti alternative, pur necessaria, potrebbe quindi avere ripercussioni durature sui mercati energetici globali.

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