Il gruppo italiano del lusso Prada ha chiuso i primi nove mesi del 2025 con ricavi netti pari a 4,07 miliardi di euro, in aumento del 9% su base annua, sostenuto da una forte domanda per il marchio Miu Miu, che ha compensato la lieve flessione del marchio principale. Le performance positive in Asia-Pacifico e Americhe e i primi segnali di miglioramento in Cina hanno contribuito a consolidare la crescita del gruppo, che ha registrato 19 trimestri consecutivi di risultati positivi.
TRAINO MIU MIU
Come riportato da Bloomberg, Miu Miu ha continuato a rappresentare il principale motore di crescita del gruppo, con vendite al dettaglio in aumento del 41% su base annua e del 29% nel terzo trimestre, nonostante il confronto con un periodo particolarmente forte del 2024, quando il marchio aveva registrato un incremento del 105%.
Le vendite del marchio, molto apprezzato dalla Generazione Z, sono state “trainate da un apprezzamento diffuso in tutte le categorie e aree geografiche”, secondo la maison milanese. E l’amministratore delegato Andrea Guerra ha sottolineato che Miu Miu “mantiene da quattro anni una traiettoria di crescita sostenuta, confermata anche in questo trimestre a fronte di una base di confronto eccezionale”, evidenziando la “solidità del marchio e del gruppo nel suo insieme”.
I RISULTATI DEL GRUPPO
Nel dettaglio, Teleborsa riporta che le vendite retail del gruppo sono cresciute del 9,3% nei primi nove mesi, raggiungendo 3,647 miliardi di euro, pari all’89,6% dei ricavi totali. La crescita è stata trainata dalle vendite a prezzo pieno e dal perimetro costante, con un andamento positivo in tutte le aree geografiche.
Le vendite del marchio Prada hanno mostrato una leggera flessione dell’1,6%, ma con segnali di miglioramento nel terzo trimestre, sostenuti da tutte le regioni chiave. Il marchio Church’s ha segnato un aumento del 6% su base annua.
Guardando alle diverse aree geografiche, l’Asia-Pacifico ha registrato una crescita a due cifre (+10,4%), con un miglioramento in Cina continentale; le Americhe hanno visto un incremento del 14,8% e l’Europa un aumento del 6,3%. Il Medio Oriente si è distinto con una crescita del 21,1%, mentre il Giappone ha segnato un +2,6% grazie alla solida domanda locale e al turismo.
“La costanza dei risultati, in un contesto macroeconomico complesso, conferma la forza dei nostri marchi e la validità della nostra strategia. Con questo appena concluso, il Gruppo ha registrato 19 trimestri di crescita ininterrotta”, ha sottolineato Patrizio Bertelli, presidente e amministratore esecutivo del gruppo, il quale ha aggiunto che Prada continuerà a puntare su “creatività, prodotti di eccellenza e artigianalità”, principi che guideranno l’azienda “mentre navighiamo con fiducia, disciplina e senso di responsabilità un contesto in continua evoluzione”.
TIMIDI SEGNALI DI RIPRESA
Il comparto del lusso, osservano sia Bloomberg che Reuters, ha mostrato segnali di ripresa parziale dopo un periodo di rallentamento della domanda globale. LVMH ha registrato un ritorno alla crescita nel terzo trimestre, mentre Kering, proprietaria di Gucci, ha riportato un calo inferiore alle attese, con segnali positivi dalla domanda nordamericana, ma anche in Cina e nell’Asia-Pacifico (escluso il Giappone). La prima collezione del nuovo direttore creativo Demna, presentata durante la settimana della moda di Milano insieme a un film diretto da Spike Jonze, ha infatti contribuito a un aumento del traffico nelle boutique.
Tuttavia, alcuni analisti restano cauti nel parlare di una ripresa complessiva del settore. In una nota pubblicata la scorsa settimana, gli analisti di Berenberg hanno scritto che “il lusso si trova a un punto di svolta”, citando tra i fattori di pressione la situazione in Cina, la riduzione del potere d’acquisto dei consumatori aspirazionali e i cambiamenti nelle abitudini dei più giovani, elementi che hanno trasformato lo scenario rispetto agli “anni eccezionali” del decennio 2010.