Pegaus remember?
Venerdì un giudice statunitense ha emesso un’ingiunzione che vieta al produttore israeliano di spyware Nso Group di colpire gli utenti di WhatsApp, ma ha ridotto l’importo del risarcimento stabilito in tribunale da 168 a soli 4 milioni di dollari.
Prima del caso sollevato lo scorso 31 gennaio da WhatsApp – quando l’app di messaggistica istantanea del gruppo Meta Platforms ha dichiarato che Paragon Solutions, un produttore israeliano di software di hacking, ha preso di mira circa 90 utenti – la piattaforma era già finita nel mirino di un altro spyware israeliano: Pegasus di Nso Group.
Nel 2019 WhatsApp ha intentato una causa, arrivata a un certo punto alla Corte Suprema, contro Nso Group dopo aver scoperto che lo strumento di sorveglianza Pegasus dell’azienda era stato utilizzato per hackerare i dispositivi degli utenti WhatsApp. La battaglia legale ha richiamato l’attenzione sia dei player rivali della società israeliana nel settore delle tecnologie di sorveglianza, sia dei difensori dei diritti umani critici nei confronti del settore.
Il caso presso un tribunale federale della California è il primo caso in cui un produttore di spyware è ritenuto responsabile per aver violato la sicurezza tecnica delle piattaforme che operano sugli smartphone moderni, osserva il Financial Times.
In una sentenza di 25 pagine, il giudice Phyllis Hamilton della Corte Distrettuale degli Stati Uniti ha imposto un’ingiunzione permanente sui tentativi di Nso Group di violare WhatsApp.
Tutti i dettagli.
LA SENTENZA DEL TRIBUNALE USA
Il giudice distrettuale Phyllis Hamilton ha stabilito che il comportamento dell’israeliana Nso Group non ha raggiunto lo standard “particolarmente grave” necessario per supportare i calcoli della giuria in merito a una sanzione pecuniaria.
Pertanto il giudice ha concesso all’azienda una significativa riduzione dei danni risarciti. I danni punitivi dovuti a Meta risultano ora circa 167 milioni di dollari dalla richiesta di partenza di 4 milioni di dollari.
INGUNZIONE NEI CONFRONTI DELL’AZIENDA ISRAELIANA
Allo stesso tempo il giudice ha emesso un’ingiunzione permanente che vieta a Nso Group qualsiasi tentativo di compromettere la sicurezza di WhatsApp.
Secondo la sentenza, le prove raccolte al processo hanno dimostrato che Nso Group ha effettuato operazioni di reverse engineering del codice WhatsApp per installare furtivamente uno spyware mirato agli utenti.
L’azienda ha ripetutamente riprogettato lo spyware per eludere il rilevamento e aggirare le correzioni di sicurezza di WhatsApp, ha concluso il tribunale.
LA REAZIONE DI NSO GROUP
Da parte sua Nso, che da tempo insiste nel sostenere che i suoi prodotti combattono la criminalità grave e il terrorismo, ha affermato di accogliere con favore la riduzione del 97% dei danni punitivi. Ha anche precisato che l’ingiunzione non si applica ai clienti di Nso, “che continueranno a utilizzare la tecnologia dell’azienda per contribuire a proteggere la sicurezza pubblica”.
L’azienda ha dichiarato che avrebbe esaminato la decisione e “determinato di conseguenza i suoi prossimi passi”, riporta Reuters.
LE RIPERCUSSIONI PER L’AZIENDA ISRAELIANA
L’ingiunzione potrebbe rappresentare una sfida per Nso. L’azienda è accusata da anni di facilitare violazioni dei diritti umani attraverso il suo strumento di hacking di punta, Pegasus.
Inoltre, il produttore ha già sostenuto che un’ingiunzione che le impedisse di perseguire WhatsApp “metterebbe a rischio l’intera attività di Nso” e “costringerebbe Nso a chiudere”, secondo la sentenza.
LA SODDISFAZIONE DI WHATSAPP
“La sentenza odierna vieta al produttore di spyware Nso di prendere di mira nuovamente WhatsApp e i nostri utenti globali”, ha dichiarato il capo di WhatsApp Will Cathcart su X, apre una nuova scheda. “Applaudiamo questa decisione, che arriva dopo sei anni di contenzioso per ritenere Nso responsabile di aver preso di mira membri della società civile”.