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Tutti gli schizzi tra Modi e Trump sul petrolio russo

Che cosa sta succedendo fra India e Usa sul petrolio russo

In un botta e risposta diplomatico che evidenzia le tensioni tra Washington e Nuova Delhi, il presidente Donald Trump ha annunciato che l’India cesserà gli acquisti di petrolio russo, citando una presunta rassicurazione del primo ministro indiano Narendra Modi.

L’affermazione, volta a isolare economicamente Mosca nel contesto della guerra in Ucraina, è stata prontamente smentita dal governo indiano, che ha negato l’esistenza di una tale telefonata e ribadito la priorità degli acquisti di greggio di Mosca per la sicurezza energetica nazionale.

Questo episodio si inserisce in un contesto di attriti commerciali, con tariffe Usa al 50% imposte su beni indiani, e apre interrogativi su un possibile accordo sottotraccia per allentare le sanzioni.

L’annuncio di Trump

Mercoledì, dal podio della Casa Bianca, il presidente Donald Trump ha dichiarato di aver ricevuto garanzie dal premier indiano Narendra Modi per porre fine agli acquisti di petrolio russo, descrivendolo come “un grande passo” verso la pressione economica su Vladimir Putin.

“Non ero felice che l’India stesse comprando petrolio, e lui mi ha assicurato oggi che non lo compreranno più dalla Russia”, ha detto The Donald, aggiungendo che il processo non sarà immediato ma “finirà presto”.

Come riporta CNN, il capo della Casa Bianca ha enfatizzato il legame personale con Modi, definendolo “un grande uomo che ama Trump”, e ha collegato la mossa alla necessità di accelerare la fine della guerra in Ucraina, dove la Russia ha perso “un milione e mezzo di persone”.

Trump ha anche annunciato l’intenzione di spingere la Cina, secondo maggior acquirente di greggio russo, a seguire l’esempio, come scrive Reuters, in un’escalation di sforzi per colpire le entrate energetiche di Mosca, già sanzionate dall’Occidente dal febbraio 2022.

I dazi come arma

L’annuncio arriva in un momento di frizioni bilaterali, con l’amministrazione Trump che ha imposto tariffe punitive sull’India per punire i suoi acquisti di petrolio russo scontato.

In estate, una tariffa del 25% su importazioni indiane è stata seguita da un’altra del 25% specifica per il greggio di Mosca, portando il totale al 50% e rendendo l’India uno dei paesi più colpiti dalla “guerra commerciale” del secondo mandato trumpiano.

Come riporta il New York Times, queste misure hanno quasi paralizzato i rapporti, nonostante esenzioni per settori chiave come semiconduttori e farmaceutici. L’India, che importa circa un terzo del suo petrolio dalla Russia (1,62 milioni di barili al giorno a settembre, secondo Reuters), ha denunciato l'”ingiustizia” del trattamento, notando che Cina e Turchia non hanno subito analoghe penalità.

Esperti come Harsh V. Pant, professore al King’s College London, citato dal New York Times, avvertono che pubblicizzare pressioni del genere è “la cosa peggiore” per Trump, poiché complica la posizione di Modi, attento alla sua immagine di leader forte.

La smentita indiana

Giovedì il portavoce del ministero degli Esteri indiano, Randhir Jaiswal, ha risposto con fermezza, affermando di “non essere a conoscenza di alcuna conversazione” tra Trump e Modi il giorno prima, contraddicendo direttamente l’account presidenziale.

In una dichiarazione, il governo ha evitato di menzionare la Russia esplicitamente, ribadendo che le importazioni energetiche sono guidate dalla “priorità costante di salvaguardare gli interessi del consumatore indiano in uno scenario volatile”, con una diversificazione delle fonti che include un aumento degli acquisti dagli Usa.

Come riporta la BBC, questa risposta – diversa da smentite più dure di mesi fa – riflette la strategia di Modi di risolvere il contenzioso commerciale senza scontri pubblici, in vista di un possibile incontro tra i due leader al summit ASEAN in Malesia a fine ottobre.

Bloomberg aggiunge che alti dirigenti di raffinerie statali indiane sono stati “colti di sorpresa” dalle parole di Trump, senza aver ricevuto briefing ufficiali, e prevedono solo un calo temporaneo delle importazioni russe.

 Implicazioni economiche

Fermare gli acquisti di petrolio russo non è semplice per l’India, terzo consumatore mondiale di greggio e destinato a superare la Cina entro il 2030, secondo Reuters.

Con importazioni russe a 1,7-1,8 milioni di barili al giorno (dati Kpler citati da CNN), sostituirle richiederebbe tempo, costi elevati e adattamenti logistici, data la qualità diversa del greggio.

Come scrive il Financial Times, i dati di ottobre mostrano un aumento delle importazioni russe al livello più alto da giugno, e analisti come Sumit Ritolia di Kpler dubitano di un “fermo completo”, definendolo “prematuro” e “costoso”.

Il vicepremier russo Alexander Novak, citato da Bloomberg, si dice fiducioso che l’India continuerà gli acquisti per motivi economici.

Dal canto suo, la Casa Bianca ha minimizzato le discrepanze, confermando a Politico che “discussioni produttive” sono in corso e che l’India sta già riducendo le importazioni, senza riconciliare le versioni contrastanti.

Tra pressioni e diplomazia silenziosa

Le divergenze riflettono una “danza delicata”, come la definisce Mark Linscott, ex negoziatore Usa per il commercio, citato da Politico: Trump cerca vittorie diplomatiche pubbliche per rafforzare la sua immagine di “pacificatore”, mentre Modi evita di apparire succube di coercizioni straniere, preservando l'”autonomia strategica” indiana.

Come riporta il New York Times, i rapporti si sono incrinati dopo che l’India ha smentito il ruolo di Trump in un cessate il fuoco con il Pakistan a maggio, e nonostante commenti “snob” o “razzisti” da consiglieri trumpiani.

Segnali positivi includono la telefonata Modi-Trump del 9 ottobre per lodare il ruolo Usa nel mediare tra Israele e Hamas, e l’incontro tra Modi e l’ambasciatore designato Sergio Gor, come nota Reuters.

Il ministro indiano S. Jaishankar, citato da CNN, ammette “problemi” ma insiste su negoziati per risolverli, con una delegazione commerciale diretta a Washington che punta a un accordo entro novembre.

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