Divise sui dazi (la Germania le cui industrie hanno da almeno 40 anni enormi interessi in Cina era contraria) da applicare alle auto elettriche cinesi, ma concordi nell’affermare che Bruxelles deve aiutare l’automotive europeo a uscire dall’attuale pantano.
LA LETTERA INVIATA A BRUXELLES DA ITALIA E GERMANIA
Roma e Berlino hanno preso carta e penna per scrivere una lettera a quattro mani da parte del ministro per le Imprese e il made in Italy Adolfo Urso e della ministra tedesca per gli Affari economici e l’energia Katherina Reiche con una serie di richieste per salvare il settore sempre più in sofferenza. Destinatario? Ursula von der Leyen.
Evidentemente convinte – ciò che può esser letto tra le righe della missiva – che la prima, timida, apertura dell’esecutivo comunitario registrata lo scorso mese sull’e-car europea con la quale la Commissione sperava di addolcire le proprie, granitiche, istanze sul Green Deal non sia sufficiente a garantire l’attuale livello di impiego nelle industrie dei due Paesi. Di tale documento ne ha dato testimonianza Il Sole 24 Ore che lo ha potuto visionare.
E LA FRANCIA?
Sorprende l’assenza della Francia dalla missiva. Eppure a livello industriale per il nostro Paese dovrebbe essere l’alleato più naturale, sia perché Stellantis è frutto del matrimonio tra Fca e Psa, sia perché John Elkann aveva avanzato richieste portate avanti anche dalla Renault a guida Luca De Meo. Lo psicodramma politico in cui affonda l’Eliseo comunque può servire a Roma per battere più forte i pugni sul tavolo a Bruxelles, specie ora che alle spalle ha Berlino.
COSA DICE LA LETTERA
«Non possiamo restare fermi» è il refrain della missiva nella quale Italia e Germania chiedono congiuntamente “incentivi per l’offerta e la domanda; focus specifico su ricerca e sviluppo e catena di fornitura delle batterie; accesso a mezzi di mobilità a basse e zero emissioni per tutti i cittadini; mantenimento dell’ecosistema industriale Ue”.
Il Sole 24 Ore spiega che il secondo punto toccato dalla letterina riguarda i regolamenti CO2 sulle flotte, “con l’obiettivo di introdurre ulteriore flessibilità per evitare sanzioni sproporzionate, consentendo il riconoscimento dei veicoli a basse e zero emissioni diversi dai veicoli elettrici a batteria oltre il 2035”.
Questo “accreditando le riduzioni delle emissioni lungo l’intera catena del valore o tramite l’uso di combustibili rinnovabili, prendendo in considerazione la mitigazione delle emissioni basata su una valutazione dei ciclo di vita”. Un punto cruciale per il nostro Paese considerate le evidenti difficoltà nello sfornare veicoli commerciali vissute nell’ultimo periodo dallo stabilimento Stellantis di Atessa, nel Chietino.
LE RICHIESTE DI DEROGA DI ITALIA E GERMANIA
Italia e Germania tornano a spingere sugli e-fuel e sui biocarburanti chiedendo alla Ue una deroga che consenta ai motori termici d’ultima generazione l’immatricolazione oltre il 2035. Deroghe anche per i veicoli ibridi plug-in e quelli elettrici con range extender. Insomma, Roma e Berlino ribadiscono che il futuro al 100 per cento elettrico fissato tra dieci anni è irrealizzabile.
Per le due capitali europee occorre puntare su tutte le tecnologie a disposizione che riducano le emissioni, comprese quelle che si collocano ‘a metà del guado’ come le ibride. Lato infrastrutture, Italia e Germania propongono alla Ue di rendere più economico il sistema di ricarica delle batterie e soprattutto “standardizzato dal punto di vista tecnico e semplificato oltre i confini dell’Unione europea”.
GUIDA AUTONOMA APPENA ACCENNATA
Solo in fondo, Italia e Germania avanzano pretese circa la guida autonoma, chiedendo di includere questa tecnologia tra le “operazioni regolari, a livello regionale e oltre i confini nazionali”. Ma, almeno da come viene velocemente trattato il passaggio dal quotidiano di Confindustria che ha visionato il documento, non sembra esserci l’attenzione che meriterebbe il tema.
Se si considera che le Case cinesi stanno investendo sempre più sui sistemi automatizzati per competere con le rivali americane e che ad agosto Stellantis aveva comunicato l’intenzione di riporre in garage i software per le auto a guida autonoma di livello 3 nonostante gli annunci ottimistici di inizio anno si comprende che l’Europa stia ignorando a livello industriale e politico uno dei campi di battaglia sui quali si disputerà la partita nel prossimo futuro. Tutto questo mentre è sempre più divisa, a livello industriale e politico, sulla strada da intraprendere per il destino dell’automotive.