Com’è noto, una delle più antiche (proprio quest’anno festeggia 110 anni) aziende tedesche attive nel settore della componentistica per l’industria dei trasporti nonché la seconda per quota di mercato, Zf Friedrichshafen, versa in una grave crisi legata all’inchiodata della domanda di auto elettriche. Non una novità nel panorama tedesco: Bosch ha detto che licenzierà altre 13mila persone entro il 2030 e si rincorrono voci secondo le quali quest’autunno Volkswagen intende chiudere in via temporanea non solo i due stabilimenti in Sassonia, ma altri due impianti che avrebbero dovuto rifornire il mercato di vetture alla spina. Il problema, però, è che le auto elettriche, al momento, non hanno alcun mercato.
I DETTAGLI DELLE SFORBICIATE IN ZF
Da parte sua, per provare a ripartire, Zf lo scorso anno ha fatto sapere di dover tagliare non meno di 14 mila posti di lavoro in Germania entro la fine della decade. Ora quel piano si va dettagliando essendo arrivato l’accordo con il consiglio di fabbrica e il potente sindacato Ig Metall sulla diminuzione che riguarderò, per iniziare, 7600 unità. I tagli si accaniranno soprattutto nella divisione che produce componenti per motori elettrici interna al Powertrain Technology, comparto che attualmente si compone da 30mila unità.
Gli esuberi passeranno soprattutto attraverso prepensionamenti, iniziative di ricollocamento e ricorso a incentivi per l’uscita volontaria dei dipendenti, evitando perciò il ricorso ai licenziamenti forzati che erano stati paventati all’inizio e alla base di diverse settimane di proteste tra gli operai dell’azienda. Prevista anche una riduzione dell’orario di lavoro settimanale di circa il 7% fino al 2027 e un rinvio, da aprile a ottobre 2026, del previsto aumento salariale del 3,1%.
ZF NON SCORPORA (ANCORA) LA DIVISIONE EV
Zf Friedrichshafen da parte sua ha voluto dimostrare di credere ancora nella mobilità alla spina mantenendo il business della tecnologia powertrain elettrificata all’interno della propria struttura aziendale, abbandonando i piani precedenti di scorporare la divisione. L’azienda però si trascina un debito significativo derivante da acquisizioni precedenti che aumenta le sue pressioni finanziarie.
Il fatturato del 2024 è diminuito dell’11%, attestandosi a 41,4 miliardi di euro, ben 5,2 miliardi in meno rispetto all’anno precedente. Anche l’utile operativo rettificato, depurato da effetti straordinari, ha subito un drastico calo, scendendo di 900 milioni di euro rispetto al 2023 e fermandosi a soli 1,5 miliardi di euro.
CHI HA LE GOMME SGONFIE IN GERMANIA
Oltre a Bosch, anche Continental sta attraversando una fase di riorganizzazione. L’azienda ha recentemente annunciato il taglio di 3.000 posti di lavoro nella ricerca e sviluppo, metà dei quali in Germania, portando il totale delle posizioni eliminate a oltre 10.000.
E poi naturalmente c’è il gruppo Volkswagen, con Audi che quest’anno è stata costretta a chiudere un impianto a Bruxelles dedicato alle vetture a Quattro anelli elettriche mentre Porsche continua a rivedere la propria strategia per l’elettrificazione della gamma, rinviandola sempre più avanti nel tempo.