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Le sinistre tornano a coccolare il sessantottismo scioperaiolo

Le convergenze parallele tra sinistre e Cgil sono foriere di cattive novità per l'Italia. La nota di Sacchi.

Sciopero senza preavviso, anche i treni bloccati, contrariamente a quanto prevede la legge, come certifica il Garante. Ma Maurizio Landini, segretario della Cgil, tira dritto, annuncia ricorso contro la delibera dell’Autorità di Garanzia. E attacca con Elly Schlein, segretaria del Pd, con il resto della sinistra e i Cinque Stelle, il premier, Giorgia Meloni. Perché ha osato far notare che lo sciopero di oggi “c’entra poco con la questione palestinese”. E a conclusione almeno in parte della vicenda Flotilla (non entusiasmante per i protagonisti), in una giornata di scontri con la Polizia a Bologna e blocchi da parte dei Pro-Pal, Meloni aggiunge: “Se la questione la reputavano così importante, non mi aspettavo che avessero indetto uno sciopero generale di venerdì”. Il premier chiosa sferzante: “il weekend lungo e la rivoluzione non stanno insieme”.

A parlare è la stessa evidenza dei fatti che stanno di fronte al Paese preso in ostaggio da uno sciopero non a norma di legge. Sciopero senza preavviso e non su gravi e improvvise questioni riguardanti la sicurezza sul lavoro, o la difesa dell’ordine costituzionale, per le quali è prevista un’eccezione. Meloni viene accusata da Schlein di “impugnare la clava” e, secondo media vicini alla sinistra, “di gettare benzina sul fuoco”, come dissero anche nei giorni dell’assassinio di Charlie Kirk.

Matteo Salvini, ministro dei Trasporti, dice “no alla prova di forza” con la precettazione e invita al dialogo, ma annuncia anche sanzioni più forti in una revisione della normativa sugli scioperi. L’unica piccola schiarita della giornata, come fa notare il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è che le opposizioni si spaccano alla Camera e una parte vota a favore della risoluzione di maggioranza a sostegno del Piano Trump per la pace in Medioriente. Pd, Avs e Cinque Stelle si astengono, mentre Iv di Matteo Renzi, Azione di Carlo Calenda e +Europa danno, invece, l’ok.

Meloni sull’astensione di sinistra e pentastellati: “Non la comprendo perché ricordo che il Piano è sostenuto dai Paesi europei, dai Paesi arabi, dall’Anp, quindi rimane solo la sinistra italiana che evidentemente ha delle posizioni più radicali”. Tajani, intanto, viene attaccato alla Camera anche quando dice di comprendere le proteste “ma non le violenze” e cita Pier Paolo Pasolini che nel ’68 a Valle Giulia si schierò “contro i figli di papà e a favore della Polizia, i figli del popolo”.

In un clima così, da precedente sul piano sindacale per lo sciopero fuori norma di oggi, tornano in mente le parole dell’allora ministro del Lavoro, Rino Formica (Psi di Craxi) di fronte ai Cobas che negli anni ’80 bloccarono all’alba Fiumicino poco dopo l’accordo firmato da Alitalia e Cgil-Cisl-Uil. L’aeroporto e milioni di passeggeri erano da mesi ostaggio degli scioperi. Soprattutto da lì partirono le prime proposte sulla regolamentazione delle agitazioni sindacali, anche con precettazione. Formica si infuriò, poi con raffinata e dura freddezza dette alla sottoscritta, in buoni rapporti con lui, allora inviata dell’Unità, una scomoda per quel giornale e lucida intervista in cui in sintesi attaccò la sinistra comunista dicendo: è “tutto un retaggio del ’68” e di cattivi maestri.

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