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Litio, tutto sulla maxi-scoperta di “oro bianco” nella Sassonia-Anhalt

Nella Sassonia-Anhalt sono state individuate imponenti risorse di litio. Se le stime verranno confermate, la Germania finirebbe nelle prime posizioni della classifica dei paesi con le maggiori disponibilità di questa materia prima strategica. Ma gli esperti invitano alla cautela...

Lo chiamano l’oro bianco, non solo per il colore bianco-argentato del metallo allo stato puro, ma per il suo ruolo cruciale nella rivoluzione energetica globale. Ora, un annuncio inatteso dal cuore della Germania potrebbe stravolgere il panorama energetico europeo: nelle profondità dell’Altmark, nel nord del Land orientale della Sassonia-Anhalt, sono state individuate imponenti risorse di litio. La società Neptune Energy ha comunicato che le stime preliminari parlano di 43 milioni di tonnellate di carbonato di litio equivalente, un quantitativo che, se confermato, collocherebbe la Germania tra i paesi con le maggiori disponibilità di questa materia prima strategica. Si tratterebbe di un potenziale in grado di ridisegnare gli equilibri della transizione energetica europea, legando a doppio filo la regione, una delle più povere dell’ex Germania est, a un futuro fatto di mobilità elettrica e accumulo di energia rinnovabile. Il progetto è ambizioso, gli esperti tuttavia invitano alla cautela: resta tutta da verificare la concreta sfruttabilità economica.

UNA MATERIA PRIMA CHIAVE PER LA TRANSIZIONE

Il litio è considerato l’elemento essenziale per la produzione delle batterie agli ioni di litio, utilizzate in modo predominante nei veicoli elettrici, ma anche nei sistemi di accumulo collegati a impianti eolici e solari, nonché in numerosi dispositivi elettronici. La sua leggerezza, la reattività e l’elevata densità energetica ne fanno un metallo insostituibile nel percorso verso la decarbonizzazione. Gli esperti stimano che la domanda mondiale potrebbe triplicare entro il 2035, con un peso crescente anche dal punto di vista geopolitico. Se una singola batteria per automobile richiede fra i cinque e i quindici chilogrammi di litio, le quantità ipotizzate nell’Altmark mostrano l’enorme portata di un eventuale sfruttamento su scala industriale. “Le nuove valutazioni sottolineano il grande potenziale delle nostre aree di licenza nella Sassonia-Anhalt”, ha spiegato l’amministratore delegato di Neptune Energy Andreas Scheck, “in questo modo possiamo dare un contributo significativo all’approvvigionamento tedesco ed europeo di litio”.

Neptune Energy, attiva nella regione dal 1969 con l’estrazione di gas naturale, ritiene di avere le condizioni adatte per guidare questa trasformazione. La combinazione di infrastrutture già presenti e competenze tecniche maturate in decenni di attività costituirebbe la base per un passaggio graduale dall’estrazione di combustibili fossili a quella di litio con metodi compatibili con le esigenze ambientali. L’obiettivo dichiarato è arrivare, attraverso fasi progressive, alla produzione commerciale.

UN LABORATORIO DI INNOVAZIONE NEL CUORE POVERO DELL’EX GERMANIA EST

Il giacimento stimato nell’Altmark non è l’unico a suscitare interesse in Germania. Secondo il ministero federale dell’economia, altre aree promettenti si trovano nei Monti Metalliferi in Sassonia (sud-est), nella Fossa del Reno superiore accanto alla Foresta Nera (sud-ovest) e in alcune zone della Germania settentrionale. Tuttavia, in tutte queste regioni emergono resistenze, dovute ai timori per gli effetti ambientali dell’estrazione. L’attività mineraria legata al litio, infatti, solleva interrogativi sul consumo di acqua, sul rischio di inquinamento e sull’impatto sugli ecosistemi locali.

Nonostante ciò, i vertici di Neptune Energy parlano di “condizioni ideali” nell’Altmark per portare avanti la trasformazione. Axel Wenke, responsabile per le nuove energie, illustrando i progetti dell’azienda ha sottolineato come la regione offra un raro connubio di potenziale geologico, infrastrutture consolidate e competenze tecniche, fattori che renderebbero realistico un cambio di paradigma industriale: l’Altmark potrebbe diventare un laboratorio di innovazione capace di contribuire in modo decisivo all’autonomia tedesca ed europea nella fornitura di litio.

LA CAUTELA DEGLI ESPERTI

A riportare la portata reale della scoperta entro confini più concreti ci ha pensato Michael Schmidt dell’Agenzia tedesca per le materie prime, intervistato dall’emittente regionale MDR. L’esperto ha invitato a considerare i numeri con cautela: i 43 milioni di tonnellate stimati si riferiscono a risorse e non a riserve accertate. Ciò significa che la sicurezza geologica è limitata e che la concreta sfruttabilità economica resta da verificare. Schmidt ha ricordato che il potenziale del bacino della Germania settentrionale era noto già in epoca della DDR, e che non sorprende quindi l’interesse mostrato da diverse grandi aziende.

Il paragone con i principali produttori mondiali – come Cile, Australia o Cina – non sarebbe del tutto appropriato, poiché in quei casi si parla di riserve certificate, mentre nell’Altmark si tratta ancora di stime. A livello globale si contano circa 114 milioni di tonnellate di riserve confermate e quasi 500 milioni di tonnellate di risorse. Il valore attribuito alla Sassonia-Anhalt appare elevato, ma dovrà essere approfondito con ulteriori indagini.

Schmidt ha inoltre messo in evidenza le difficoltà specifiche dei progetti europei: i costi di estrazione più alti rispetto al Sud America o alla Cina, dovuti a salari maggiori, standard ambientali rigorosi e procedure autorizzative complesse. A ciò si aggiunge un dibattito sociale intenso, tipico delle regioni densamente popolate, dove interessi industriali, agricoli e ambientali spesso entrano in conflitto. Anche l’andamento variabile dei prezzi internazionali del litio rappresenta a suo avviso un’incognita, poiché la redditività degli investimenti dipende dalla stabilità delle quotazioni.

VERSO L’INDIPENDENZA STRATEGICA

Il cammino verso l’eventuale produzione commerciale prevede diversi passaggi: confermare le risorse come riserve, avviare le procedure di autorizzazione, garantire i finanziamenti e individuare clienti. Ancora Schmidt spiega nell’intervista a MDR che in questo percorso giocano un ruolo cruciale anche le politiche europee. Con il “Critical Raw Materials Act”, l’Unione si è posta obiettivi stringenti: entro il 2030 il 10% delle materie prime critiche dovrà essere estratto in Europa, il 40% lavorato internamente e non più del 65% dovrà provenire da un singolo Paese terzo.

Per la Germania, oggi quasi del tutto dipendente dalle importazioni, in particolare dalla Cina, la posta in gioco è elevata. Pechino non solo fornisce gran parte del litio, ma controlla segmenti decisivi della catena del valore. Secondo uno studio della Federazione dell’industria tedesca del 2024, un blocco delle esportazioni cinesi causerebbe danni stimati fino a 115 miliardi di euro l’anno al settore manifatturiero nazionale.

Da qui l’urgenza di diversificare gli approvvigionamenti e di sviluppare progetti europei. Schmidt conclude: se tutte le iniziative annunciate venissero portate a termine, inclusa quella nell’Altmark, il fabbisogno previsto per il 2030 potrebbe essere coperto per circa la metà da produzione interna, riducendo sensibilmente la dipendenza esterna. In tempi di incertezza geopolitica, si tratterebbe di un progresso determinante verso la sicurezza dell’approvvigionamento e la stabilità della transizione energetica.

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