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Come si legano le anime della Lega

I volti della Lega. L'esempio di Terni in Umbria. La nota di Paola Sacchi

Metti una sera a cena dalla Lega a Terni. Chi è il più applaudito? I battimani toccano a sorpresa un particolare picco per Bettino Craxi. Quasi più o comunque alla pari degli applausi per l’ex vicesegretario di Via Bellerio, il monzese, deputato trentenne Andrea Crippa, di casa nel secondo capoluogo di Provincia umbro, la ex presidente leghista della Regione, avvocato Donatella Tesei, la ex senatrice Valeria Alessandrini, che la sostituì a Palazzo Madama, riuscendo a farsi eleggere alle Suppletive in condizioni proibitive perché all’inizio del Covid, il vertice ternano della Lega sconfitta alle Regionali di quasi un anno fa. Sconfitta ma non piegata che ora riparte anche dalla città delle Acciaierie.

Il vertice della Lega Terni è composto da David Veller, segretario provinciale, allievo, con l’attuale capogruppo Lega in Regione, Enrico Melasecche, del liberale Gianfranco Ciaurro (Pli), personaggio di caratura nazionale, il primo sindaco in Umbria ad abbattere i 60 anni di potere rosso, Devid Maggiora, segretario comunale, entrambi organizzatori della serata. Virginio Caparvi, deputato, sindaco di Nocera Umbra, attacca l’attuale sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, outsider di Alternativa Popolare, anche per un certo “linguaggio volgare, violento”. È la Lega che la narrativa dei “giornaloni” mainstream non conosce o comunque non si aspetterebbe o volutamente ignora per denigrarla e relegarla come forza minoritaria, fatta di “barbari” calati dal Nord da Umberto Bossi. E diventati nazionali con Matteo Salvini.

Crippa, deputato trentenne, ma storico del gotha di Via Bellerio, già a fianco di Salvini, europarlamentare, a Bruxelles, ricorda la “grande impresa di Matteo che espugnò il fortino profondo rosso dell’Umbria” nel 2019. Ma che c’entra Craxi con un partito sempre confinato dai “giornaloni” nel giustizialismo, appeso all’orrido cappio in Aula di Orsenigo, poi brutalmente cazziato da un Bossi molto in forma? Lo statista socialista c’entra, eccome. Lo cita al termine del suo intervento il deputato Riccardo Augusto Marchetti, segretario regionale dell’Umbria, che si autodefinisce un “leghista craxiano”, quando parla dell’Umbria e dell’Italia che devono ripartire, anche con il Ponte dello Stretto, per il quale “Matteo”, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, ha avuto l’ok definitivo.

Marchetti, Crippa, Melasecche, molto dettagliato sul piano tecnico, parlano innanzitutto dei tortuosi trasporti interni all’Umbria, non solo per fisiologiche ragioni geografiche di un territorio collinare, ma anche per i finanziamenti mancati dai governi nazionali, in cui negli ultimi 11 anni ha dominato di fatto sempre la sinistra. La ex governatrice Tesei denuncia che ora le liste di attesa all’Ospedale Policlinico di Perugia “si sono raddoppiate”. Tesei, che nei suoi soli cinque anni di governo regionale ha reso a maggioranza pubblica importanti centri sanitari locali, con le loro eccellenze anche punti di riferimento nazionali, ricorda la “propaganda di Elly Schlein (segretaria del Pd) che con l’attuale governatrice (Stefania Proietti, centrosinistra, dell’Umbria tornata in rosso, ndr) andò sotto gli ospedali di Perugia e umbri ad annunciare l’azzeramento in tre mesi delle liste di attesa”.

Tesei, ora capo a Palazzo Cesaroni a Perugia, con Melasecche, dell’opposizione a un governo regionale che “ha fatto schizzare in alto anche le tasse”, sottolinea che in rosso ora, dopo un breve intermezzo, sono tornati solo gli attuali governanti. Non i conti lasciati da lei. Ricorda: “La Corte dei Conti ha detto addirittura in sede di parifica di bilancio della Regione che c’era un eccesso di accantonamenti, 50 milioni in più rispetto agli anni precedenti”. Tesei è anche la governatrice che resuscitò di fatto l’aeroporto di Sant’Egidio a Perugia, facendo impennare il numero dei visitatori. Perse di misura, soprattutto per defezioni interne di settori degli alleati, che scambiarono le guerre interne di Orvieto, riportate da Dante tra Guelfi e Ghibellini, “Monaldi e Filippeschi”, con la battaglia per confermare la storica vittoria umbra da parte del centrodestra, trainato da Salvini. “Ora gli avversari si godono i risultati nostri”, dice Tesei, con una punta di amarezza. Ma il punto è andare avanti, come subito ammonì Salvini.

Dal secondo capoluogo provinciale dell’Umbria e dal capoluogo regionale la Lega riparte anche con i giovani. Molti di loro, a cominciare dal segretario regionale, Alberto Maniscalco, sono presenti alla cena leghista ternana, “con 80 ospiti (paganti ndr) e con una Lega ancora al governo comunale con tutto il centrodestra da Foligno a Orvieto e Todi”, ricorda Veller con Maggiora. Una Lega che ha consiglieri comunali da Sangemini a Amelia, nella zona sud dell’ Umbria. In sala ci sono anche esponenti della media borghesia, da avvocati a co-primari ospedalieri. O anche rappresentanti, con cariche ufficiali di partito, della medio-alta borghesia professionale come il ventitreenne, Lorenzo Turreni, capo provinciale della Lega giovani di Terni, di una importante famiglia di avvocati di Orvieto. Il padre era consigliere comunale del Pdl, con simpatie craxiane. “Dobbiamo essere sempre la Lega dei territori, tornare a vincere anche in Umbria, per onorare la grande impresa di Matteo”, esorta Crippa, anche ex segretario nazionale della Lega giovani, ora diretta dal deputato Gianluca Toccalini. È la Lega che ha fatto il referendum sulla riforma della giustizia, che non raggiunse il quorum e che ora torna a chiedere con Crippa “la responsabilità civile dei giudici: chi sbaglia paga”.

“Anche la vita personale è fatta di alti e bassi, figuriamoci quella politica”, dice la ex senatrice quarantenne, Alessandrini, insegnante, vicesegretario regionale dell’Umbria. Accanto c’è anche l’ex segretario regionale, il deputato Caparvi. Alla cronista vecchia legologa tornano in mente le parole che le disse Roberto (Bobo) Maroni: “La Lega è a fisarmonica, si vince e si perde e si rivince, noi ci saremo sempre”. Con una Lega “post ideologica, pragmatica, del fare”, osserva il trentenne “lega-craxiano” Marchetti. Non è un ossimoro. La Lega di Salvini, “non partito, ma movimento, comunità” (come precisa Crippa) ha molti volti, di destra, con il generale vicesegretario, Roberto Vannacci, ma anche di centro, se per questo si intende il ceto medio “cui vanno abbassate le tasse” o anche la stessa medio-alta borghesia, insieme con gli operai delle Acciaierie di Terni, un tempo della Cgil.

È la “Lega Salvini premier” che vuole tornare a espugnare il fortino tornato in rosso.

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