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Tutti i subbugli economici in Francia

Che cosa sta succedendo in Francia

Secondo le autorità, il 18 settembre a scendere in piazza in tutta la Francia sono state 500mila persone. Mezzo milione. Per gli organizzatori invece il milione era pieno. Ad ogni modo la partecipazione ampia dei cittadini nelle proteste è stata mossa soprattutto dai sindacati dei lavoratori, per manifestare contro le misure di austerità del governo. E può essere solo l’inizio.

LE NUOVE PROTESTE PREVISTE IN FRANCIA

I sindacati, infatti, dopo aver ottenuto un colloquio con il neo primo ministro francese Sébastien Lecornu lo scorso mercoledì, ed essere usciti insoddisfatti dal confronto, hanno indetto un’altra giornata nazionale di scioperi e manifestazioni il prossimo 2 ottobre. Marylise Léon, leader del sindacato Cfdt, è stata tranchant: “Il primo ministro non ha fornito risposte chiare alle aspettative dei lavoratori. È un’occasione persa”.

LECORNU (E MACRON) SOTTO PRESSIONE

I sindacati, forti del successo delle loro proteste, tirano dritto e continuano a mettere pressione su Lecornu, che già deve lottare per la propria sopravvivenza politica essendo il quinto premier succedutosi nel giro di neanche due anni. Una pressione che è indirizzata anche e soprattutto al presidente Emmanuel Macron, colui che ha nominato i vari premier e responsabile di fatto della politica del governo.

L’ufficio del primo ministro, dopo l’incontro con i sindacati, ha rilasciato una nota cercando una mediazione, dicendosi “pienamente consapevole delle preoccupazioni e delle ansie dei lavoratori del paese, alle quali devono essere trovare risposte appropriate”. Per questo si è detto pronto a inviare lettere a sindacati e datori di lavoro per trovare un confronto su varie questioni, dalle condizioni di lavoro alla protezione sociale. Sì, perché anche i datori di lavoro sembrano intenzionati a scendere in piazza per far sentire le proprie ragioni.

COSA MUOVE LE PROTESTE

Chi protesta vuole che il programma di austerità (fiscale e non) dell’ex premier Francois Bayrou venga del tutto abbandonato. Una pesante bozza di bilancio per cui lo stesso Bayrou aveva avvertito – in Parlamento, prima del voto che lo avrebbe sfiduciato – dei sacrifici necessari per la Francia. L’ultimatum dei sindacati a Lecornu, non ascoltato per il momento dal neo premier, era di “abbandonare l’aumento dell’età pensionabile a 64 anni, annullare le riforme dei sussidi di disoccupazione, bloccare i tagli previsti di 3.000 posti di lavoro nel settore pubblico”, ricorda Euronews.

IL QUADRO ECONOMICO FRANCESE

Il problema è che la situazione economia generale della Francia è tutt’altro che rosea. Lo scorso anno il deficit di Parigi era praticamente il doppio rispetto al limite del 3% fissato, in teoria, dall’Unione europea. Una cosa che si ripeterà probabilmente nel 2025, visto che la stima è del 5,6%. Il rapporto tra debito e Pil è in crescita e sfiora il 116%, una percentuale record, tutta causa del debito pubblico, “monstre” per la Francia, arrivato a 3.345 miliardi di euro. Tanto che le agenzie di rating, come S&P e Fitch, mantengono outlook negativi.

Le cause economiche della crisi francese sono strutturali, tra una costante deindustrializzazione, l’insufficienza di investimenti tecnologici e il mancato recupero di competitività. E ora, come mette in luce Bloomberg, la Francia sta sostituendo l’Italia come esempio di crisi fiscale nel Vecchio Continente. A differenza dell’Italia, però, i francesi in questi casi scendono in piazza veramente.

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