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Germania, tutte le polemiche spaziali

Il Bundestag discute del bilancio dedicato per il 2026 allo spazio e si sta svolgendo un congresso degli industriali del settore a Berlino. C'è confusione di competenze e polemiche sui fondi stanziati. Fatti, numeri e approfondimenti.

Per la prima volta nella storia della Repubblica federale, la Germania ha un ministro che porta la parola “spazio” direttamente nel titolo della sua carica. Dorothee Bär, esponente della Csu e alla guida del nuovo ministero per la Ricerca, la Tecnologia e l’Aeronautica, aveva acceso grandi speranze nella comunità scientifica e industriale annunciando ad agosto un raddoppio dei fondi per l’astronautica nazionale: mezzo miliardo di euro destinato al programma tedesco e circa 1,1 miliardi per l’Agenzia spaziale europea (Esa). Ma l’euforia si è rapidamente trasformata in frustrazione. Nel progetto di bilancio per il 2026, infatti, la cifra reale scende a 282 milioni per i programmi nazionali e a meno di un miliardo per l’Esa, un ridimensionamento che nel settore viene definito “un segnale fatale”.

ASPETTATIVE DELUSE

Il taglio dei finanziamenti, oltre a stridere con il fiume di denaro dirottato altrove, arriva in un momento cruciale. La Germania ospiterà a novembre, a Brema, la conferenza ministeriale dell’Esa, la prima in territorio tedesco dopo vent’anni. In quell’occasione i ministri di 31 paesi dovranno definire il finanziamento dei programmi spaziali europei per i prossimi tre anni. L’evento è considerato strategico, perché sotto la presidenza tedesca dovrebbero essere tracciate le linee guida per il futuro dell’astronautica del continente. Berlino puntava a rafforzare il proprio ruolo, a stimolare concorrenza e innovazione e a porsi come contrappeso a paesi come Francia e Italia, che difendono soprattutto i grandi interessi industriali dei propri campioni nazionali, da Airbus a Thales, fino a Leonardo. La distanza tra le ambizioni dichiarate e i numeri messi sul tavolo rischia però di minare la credibilità del governo.

UN MINISTERO IN CERCA DI STRUTTURA

La contraddizione tra annunci e realtà di bilancio è legata anche a difficoltà interne. Solo da pochi mesi è stato stabilito che il settore spaziale non rientrerà più sotto il controllo del ministero dell’Economia, ma passerà stabilmente a quello della Ricerca. Nella pratica, tuttavia, i funzionari che gestiscono i tre dipartimenti spaziali continuano a lavorare ancora per l’Economia. Di conseguenza, Bär non dispone di un vero apparato amministrativo dedicato, che dovrebbe peraltro includere anche competenze provenienti dal ministero dei Trasporti. Per tentare di superare questo stallo, la ministra ha nominato il sottosegretario Marcus Pleyer responsabile dell’astronautica, chiedendo contemporaneamente agli operatori del settore di fare pressione sulla politica di bilancio affinché le cifre vengano corrette. Un’attività di lobbying che, secondo fonti parlamentari, è già iniziata. Tanto più che il Bundestag discute per la prima volta il bilancio del settore.

L’ANNUNCIO DELLA DIFESA CHE COMPLICA IL QUADRO

Ad alimentare ulteriormente l’incertezza è intervenuto anche il ministro della Difesa Boris Pistorius. In occasione del congresso spaziale dell’Associazione federale dell’industria tedesca a Berlino, l’esponente dell’Spd ha annunciato che il governo federale prevede di investire complessivamente 35 miliardi di euro entro il 2030 per progetti legati allo spazio e a un’architettura di sicurezza orbitale. Il piano includerebbe nuovi satelliti, stazioni di terra e capacità di lancio, con l’obiettivo di rafforzare la resilienza del paese di fronte alle minacce esterne.

Pistorius ha messo in guardia dal rischio rappresentato da Russia e Cina, sottolineando che i conflitti del futuro non si limiteranno più alla Terra, ma si estenderanno anche allo spazio. Ha ricordato che già oggi i sistemi dell’esercito tedesco subiscono attacchi di disturbo e che è necessario valutare anche lo sviluppo di capacità offensive. A titolo di esempio, ha citato il monitoraggio costante di due satelliti Intelsat da parte di mezzi di ricognizione russi. L’annuncio, però, non ha contribuito a rassicurare il settore: invece di chiarire la strategia nazionale, ha reso ancora più complesso il quadro decisionale, sovrapponendo le competenze della Difesa a quelle già frammentate tra Ricerca, Economia e Trasporti.

UN MERCATO IN ESPANSIONE

Le tensioni non sono solo interne. L’intero comparto industriale attende chiarimenti dalla ministra, a partire dal direttore generale dell’Esa Josef Aschbacher, dal capo dell’Agenzia spaziale tedesca Walther Pelzer e dai vertici dei grandi gruppi come Airbus, Ariane e OHB, fino alle start-up emergenti. Tutti vogliono una risposta alla stessa domanda: le risorse promesse arriveranno davvero?

La pressione è forte, perché la posta in gioco è alta. Secondo uno studio realizzato dalla società di consulenza Roland Berger per la Federazione dell’industria tedesca (Bdi), il mercato spaziale mondiale passerà dagli attuali 500 miliardi di euro a circa 2.000 miliardi entro il 2040. Per mantenere l’attuale quota di mercato, la sola Germania dovrebbe investire complessivamente 56 miliardi di euro entro quella data. Lo spazio viene definito dallo studio come una “tecnologia fondamentale indispensabile”, capace di alimentare crescita e innovazione. Gli industriali insistono sulla necessità di maggiori investimenti, ma anche di una visione strategica chiara, accompagnata da minore burocrazia, maggiore propensione al rischio e domanda pubblica mirata.

IL RUOLO DELLE START-UP

Il dibattito riguarda anche il modo in cui le risorse pubbliche vengono allocate. Finora gran parte dei fondi statali è confluita nelle casse dei grandi gruppi consolidati, con bandi di gara che hanno lasciato scarso spazio alla concorrenza. Le aziende più giovani hanno beneficiato solo indirettamente, tramite contratti di fornitura. Ma oggi le start-up stanno guadagnando peso e offrono nuove prospettive. Realtà come The Exploration Company o Constellr propongono soluzioni innovative e potrebbero garantire quella diversificazione che la Germania necessita – così come l’Europa – per restare competitiva a livello globale. Proprio per favorire l’integrazione tra piccoli operatori e grandi industrie, l’associazione di categoria Bdli ha nominato per la prima volta un responsabile delle start-up, affidando l’incarico a Florian Seibel, amministratore delegato della Quantum.

L’appuntamento di Brema resta però decisivo: lì verranno stabilite le priorità e i finanziamenti che orienteranno l’astronautica europea per gli anni a venire. Per la Germania, che “gioca” in casa, rappresenta un banco di prova delicato. Le ambizioni di leadership tecnologica sono alte, ma senza una revisione del bilancio e senza un assetto amministrativo stabile, la ministra cristiano-sociale rischia di presentarsi al tavolo internazionale con carte meno spendibili del previsto. L’industria, dal canto suo, guarda con ansia a queste settimane, consapevole che il futuro della propria competitività dipende anche dalle decisioni che verranno prese nelle stanze della politica.

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