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Vi racconto i timori sull’economia della Germania. Non solo i maxi tagli di Bosch…

Previsioni congiunturali dei cinque principali istituti di ricerca tedeschi: l'economia cresce appena dello 0,2% quest'anno, mentre si prevede una ripresa all'1,3-1,4% nei prossimi due anni, ma solo grazie alla spesa pubblica. Intanto scoppia il caso Bosch. L'approfondimento di Mennitti

Nel giorno in cui Handelsblatt rivela che il gigante industriale Bosch sta programmando il taglio di oltre diecimila posti di lavoro, simbolo delle difficoltà che attraversa il settore automobilistico nazionale, i principali centri di studio economico tedeschi dipingono un quadro nella sostanza poco ottimistico per il futuro prossimo. Le più autorevoli istituzioni di ricerca – IfW di Kiel, RWI di Essen, DIW di Berlino, Ifo di Monaco e IWH di Halle – hanno presentato le loro proiezioni autunnali, delineando uno scenario in cui la Germania registrerà una crescita minima dello 0,2% per l’anno corrente, dopo i mesi di stagnazione che hanno caratterizzato la prima metà del periodo.

La “diagnosi congiunta” elaborata per il ministero federale dell’Economia rivela come il paese stia gradualmente uscendo dalla fase recessiva, prospettando un rafforzamento della dinamica economica nei biennio successivo. Le stime indicano un’accelerazione all’1,3% nel 2026 e all’1,4% nel 2027, sostenuta però principalmente dall’impulso derivante dalle politiche fiscali espansive dell’esecutivo.

CRESCITA ALIMENTATA DALLA SPESA PUBBLICA

Il rilancio economico previsto poggia infatti essenzialmente sulle misure di stimolo governative, finanziate attraverso il fondo straordinario da 500 miliardi di euro destinato alle infrastrutture e alla protezione climatica, oltre alle deroghe al vincolo di indebitamento per le spese militari. Tuttavia, gli analisti sottolineano come questa strategia presenti diverse criticità: “i tempi di erogazione dei fondi risultano più lenti del previsto” a causa delle “complesse procedure di pianificazione e assegnazione”, mentre parte delle risorse viene utilizzata per “evitare consolidamenti fiscali che si renderebbero necessari”.

Geraldine Dany-Knedlik, economista del DIW di Berlino, evidenzia come l’economia nazionale continui a manifestare una sostanziale instabilità, con una ripresa che, seppur significativa, rischia di non essere duratura alla luce delle persistenti fragilità strutturali. Gli esperti avvertono che “il solo incremento della spesa pubblica non è sufficiente ad aumentare il potenziale di crescita complessivo” del sistema economico.

SFIDE STRUTTURALI E COMPETITIVITÀ IN DECLINO

Il panorama industriale presenta luci e ombre: mentre il comparto dei servizi, specialmente quello pubblico, dovrebbe registrare una forte espansione, il settore manifatturiero mostrerà probabilmente una ripresa più contenuta. La domanda internazionale per i prodotti tedeschi sta diminuendo a causa del “deterioramento della competitività e dell’incremento delle barriere tariffarie, impedendo alle esportazioni di svolgere il tradizionale ruolo di traino della crescita”.

I costi elevati dell’energia e del lavoro per unità di prodotto, confrontati con il resto del mondo, insieme alla carenza di personale specializzato, continuano a limitare le prospettive di sviluppo a lungo termine. Questi elementi strutturali rappresentano ostacoli significativi che non vengono risolti dalle misure di stimolo fiscale, ma semplicemente “mascherati” temporaneamente.

Il miglioramento atteso del mercato del lavoro, unito all’aumento del reddito reale disponibile, dovrebbe rafforzare i consumi privati e di conseguenza i servizi collegati. Tuttavia, l’inflazione è prevista mantenersi sopra il 2% nel periodo considerato.

IL NODO DEL GOVERNO

Gli istituti concludono con un monito: la Germania si trova a un punto di svolta cruciale, dove solo riforme strutturali tempestive potrebbero garantire un rafforzamento duraturo del potenziale di crescita economica.

Il cancelliere Friedrich Merz, impegnato in questi giorni con il suo governo nel dibattito parlamentare sul bilancio 2026, è stato chiaro di fronte ai deputati del Bundestag: le riforme sono inevitabili se si vuole far ripartire l’economia tedesca. Esse sono la medicina necessaria per salvaguardare lo stato sociale ed evitare il suo smantellamento, ha insistito rivolto a chi lo accusa di voler distruggere il welfare tedesco. Non si riferiva solo alle opposizioni, guardava più precisamente all’interno della sua coalizione, sponda socialdemocratica. Ed è soprattutto in quel freno tirato azionato dall’Spd sulle riforme, anche rispetto al programma di governo, che si nasconde tutta l’insidia del momento politico ed economico della Germania.

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