Si propagherebbe a macchia d’olio in tutto il Vecchio continente la chiusura temporanea decisa dai vertici di Stellantis per rispondere all’attuale situazione di crisi del mercato automobilistico. Chi iniziava a temere che il letargo autunnale imposto a suon di contratti di solidarietà agli stabilimenti italiani (misura prodromica ad affrontare periodi di inattività) fosse solo l’inizio dopo le notizie del fermo di tre settimane dell’impianto francese di Poissy secondo le indiscrezioni che arrivano dal principale quotidiano economico della Francia, Les Echos, avrebbe peccato persino di ottimismo. Sarebbero infatti sei le fabbriche in Europa che Stellantis intende fermare in via temporanea per evitare un eccesso di scorte in vista della fine dell’anno.
I SEI IMPIANTI IN EUROPA CHE STELLANTIS VUOLE FERMARE
La testata, oltre a ripercorrere la situazione in cui versa l’hub vicino a Parigi sottolineando la preoccupazione dei sindacati per l’attuale assenza di prospettive future dopo l’uscita di produzione della Opel Mokka (tanto che si fa sempre più largo l’ipotesi che l’area venga venduta alla dirigenza qatariota del Paris Saint-Germain che in quella zona vorrebbe costruire il nuovo stadio della squadra), riporta che si avvierebbero al fermo pure gli impianti localizzati a Saragozza, in Spagna (che comunque ha la certezza che assemblerà le auto cinesi di Leapmotor) e Tychy, in Polonia (che avrebbe dovuto sfornare proprio quelle vetture) costretti a chiudere i cancelli rispettivamente per 7 e 9 giorni.
DALLA FIAT ALL’ALFA PASSANDO PER OPEL
Les Echos si sofferma poi sugli stop a Madrid e Pomigliano: le due fabbriche ”verranno messe in pausa rispettivamente per 14 e 15 giorni”. Nello stabilimento campano vengono prodotte le Fiat Panda e le Alfa Romeo Tonale. In Germania l’hub di Eisenach abbasserà le serrande per 5 giorni.
Nel 2023 Stellantis destinò all’impianto in Turingia oltre 130 milioni di euro per potenziare l’accelerazione della gamma Opel con previsione di una linea di veicoli full-electric da far debuttare entro il 2028. Data la situazione contingente, lecito chiedersi se tali piani verranno comunque portati avanti.
NON SI DIMENTICHI LA SITUAZIONE ITALIANA
Il quadro, di per sé fosco, tratteggiato dalla stampa d’Oltralpe non tiene in realtà dovutamente conto della criticità degli stabilimenti italiani. Il Corriere della Sera, infatti, ha calcolato che il 62 per cento dei lavoratori di Mirafiori, Termoli e Pomigliano risulti in cassa integrazione o solidarietà.
COSA DICE IL GRUPPO ITALOFRANCESE
“Stellantis conferma che la società sta adeguando il ritmo di produzione in alcuni dei suoi stabilimenti in Europa con chiusure temporanee”, la scarna nota dell’azienda riportata dall’Ansa. “Questa misura mira ad adeguare il ritmo di produzione a un mercato difficile in Europa – spiegano da Stellantis – gestendo al contempo le scorte nel modo più efficiente possibile prima della fine dell’anno”.
La timida apertura di Bruxelles su di una non meglio specificata e-car europea è stata velocemente controbilanciata dal fallimento dell’ultimo Dialogo Strategico dello scorso 12 settembre durante il quale industriali e politici non hanno trovato una quadra sulla politica industriale da intraprendere.
Un problema per tutte le grandi Case europee attualmente in sofferenza (partendo dal principale gruppo automobilistico europeo, ovvero Volkswagen) ma soprattutto per Stellantis il cui nuovo Ceo Antonio Filosa ripete da tempo che servano “super incentivi per le auto più piccole che consumano ed emettono meno di quelle grandi” e occorra “puntare sulla neutralità tecnologica: punti pragmatici e di buonsenso che l’Europa dovrebbe cogliere”.