Avvolto in una bandiera giapponese, con sguardo intenso e tono di voce alto, Yusuke Kawai sa come rendere teatrali i suoi discorsi. «Mi batto affinché le donne possano tornare a camminare da sole in città la sera», afferma il quarantenne nato a Kyoto, laureato in scienze umane ed economia, ma anche ex attore.
In piedi sul suo piccolo camion elettorale decorato con lo slogan «Nihonjin First» («I giapponesi prima di tutto»), il presidente del piccolo partito di estrema destra Yamato snocciola il suo discorso sulla sicurezza e contro gli immigrati. Sotto lo sguardo di numerosi poliziotti, 200 persone, soprattutto giovani e donne, hanno sfidato l’afa di questa serata di settembre per ascoltarlo davanti alla stazione di Warabi, a Kawaguchi.
La città, situata a nord di Tokyo, è catalizzatrice di discorsi ostili agli stranieri, sempre più virulenti in un Giappone storicamente restio all’immigrazione, attento alla propria sicurezza e alla conservazione della propria cultura, preoccupato al punto da portare in Parlamento partiti apertamente xenofobi e spingere il governo a inasprire i controlli sull’immigrazione – scrive Le Monde. […]
I CURDI TRA I PIÙ COLPITI
A Kawaguchi, città di tradizione metallurgica con 600.000 abitanti, la popolazione è in calo, come in tutto l’arcipelago. Il numero di stranieri raggiunge il 7,32% del totale, contro appena il 3% a livello nazionale, su una popolazione di 125,8 milioni di abitanti. Cinesi, coreani, vietnamiti, nepalesi e curdi della Turchia vivono qui, approfittando degli affitti moderati e della vicinanza a Tokyo, a solo mezz’ora di treno.
Dal 2023, un risentimento colpisce in particolare i circa 2.000 curdi che vivono a Kawaguchi, la maggior parte dei quali lavora nel riciclaggio dei materiali. All’origine del malcontento, una rivolta che molti di loro hanno provocato nel 2023 davanti all’ospedale della città per una storia di adulterio risolta con un coltello, o ancora per aggressioni sessuali a studentesse delle scuole medie. Tutti eventi che hanno spinto la città ad adottare una “risoluzione che chiede un rafforzamento della repressione dei crimini commessi da alcuni stranieri”, ampiamente ripresa dalla stampa nazionale, a cominciare dal quotidiano di estrema destra Sankei.
Gli attacchi contro la comunità hanno raggiunto un livello tale che a febbraio è stata presentata una denuncia contro gli organizzatori di una manifestazione anti-curda, tenutasi nel dicembre 2024 a Kawaguchi, durante la quale sono state pronunciate frasi discriminatorie. Vakkas Cikan, presidente dell’Associazione culturale curda del Giappone, ha invitato alla calma e a «una società in cui le minoranze possano vivere senza paura».
IL RUOLO DEI MEDIA E L’INFLUENZA MAGA
I media danno ampio risalto anche ai crimini commessi da stranieri, come l’aggressione con un coltello, il 12 settembre, da parte di un etiope in un konbini, un minimarket di quartiere. I social network sono invece pieni di notizie sulle violenze commesse in Europa o negli Stati Uniti da persone appartenenti a minoranze, nonché sui discorsi populisti del movimento MAGA (Make America Great Again) di Donald Trump. La memoria dell’attivista Charlie Kirk, che si era recato più volte in Giappone ed è stato assassinato il 10 settembre, è stata così salutata dall’estrema destra. […]
I dati della polizia non indicano un’esplosione dei reati commessi dagli stranieri, ma, osserva Shunsuke Tanabe, sociologo dell’Università Waseda di Tokyo, «poiché questi ultimi sono più numerosi nel loro quartiere, i giapponesi pensano che la sicurezza stia peggiorando». La revisione della legge sull’immigrazione nel 2023, volta tra l’altro a combattere le ripetute richieste di asilo sospettate di nascondere soggiorni illegali, ha alimentato l’aumento del sentimento discriminatorio, aggiunge Megumi Fukushima, eletta senza etichetta a Tsurugashima, vicino a Kawaguchi: «L’espressione “immigrati clandestini” è stata martellata dai media e dai social network, creando un collegamento con il discorso secondo cui “i clandestini disturbano l’ordine pubblico in Giappone”». […]
INFLAZIONE E MALCONTENTO PER GLI EFFETTI DEL TURISMO
A ciò si aggiungono l’esplosione del turismo e il malcontento che ne deriva: 21,5 milioni di stranieri hanno visitato l’arcipelago tra gennaio e giugno, il 7,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2024. Un record storico che si traduce in un aumento dei prezzi della ristorazione e dell’ospitalità in un Paese duramente colpito dall’inflazione e che alimenta la rabbia contro i meiwaku gaijin, gli “stranieri fastidiosi”, il cui comportamento è considerato irrispettoso dai giapponesi. I cinesi, dal canto loro, sono accusati di far aumentare gli affitti e i prezzi degli immobili con i loro acquisti massicci di alloggi, spesso utilizzati come affitti turistici. […]
LE MISURE DEL GOVERNO
Questo aumento di preoccupazione nell’arcipelago ha convinto il governo a ribadire il suo rifiuto di trasformare il Giappone in un “paese di immigrazione” – il governo spinge per l’occupazione delle donne e degli anziani, ma questo rimane un obiettivo difficile da raggiungere vista la situazione demografica in declino – e il suo impegno a combattere l’immigrazione clandestina. A luglio ha creato un’agenzia incaricata di elaborare una “società di convivenza ordinata e armoniosa con gli stranieri”. Sono stati rafforzati i controlli sugli acquisti di beni immobili e sull’accesso alle prestazioni sociali. «Dobbiamo evitare le tensioni e i disordini osservati in alcuni paesi europei. La sfida è quella di adeguare il ritmo con cui accettiamo gli stranieri», ha sottolineato il ministro della Giustizia, Keisuke Suzuki.
Ciò ricorda, come fa notare Kikuko Nagayoshi dell’Istituto di Scienze Sociali di Tokyo, che «i giapponesi considerano gli stranieri come “ospiti” di passaggio, niente di più. Se le cose vanno male, la situazione può portare a dichiarazioni del tipo “gli stranieri dovrebbero essere esclusi dalle prestazioni sociali” o addirittura “devono lasciare il Paese”», spiega l’esperta di immigrazione.
(Estratto dalla rassegna stampa estera a cura di eprcomunicazione)