Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di luglio 2025. I dati sono la diffusione media giornaliera*. Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.
Corriere della Sera 157.769 (-7%)
Repubblica 77.664 (-14%)
Stampa 54.094 (-12%)
Sole 24 Ore 47.805 (-8%)
Resto del Carlino 44.791 (-12%)
Messaggero 40.180 (-10%)
Gazzettino 30.303 (-8%)
Nazione 29.195 (-14%)
Dolomiten 24.551 (-8%)
Fatto 23.739 (-13%)
Giornale 23.349 (-12%)
Messaggero Veneto 22.136 (-7%)
Unione Sarda 19.855 (-13%)
Verità 18.125 (-14%)
Secolo XIX 17.914 (-8%)
Eco di Bergamo 17.799 (-11%)
Altri giornali nazionali:
Libero 16.557 (-13%)
Manifesto 13.749 (+1%)
Avvenire 13.723 (-4%)
ItaliaOggi 5.419 (-2%)
(il Foglio e Domani non sono certificati da ADS).
La media dei cali percentuali anno su anno delle prime quindici testate a luglio è addirittura del 10,6%, come già a giugno: assai più alta che nei mesi precedenti. Rispetto a questo dato continua quindi ad andare assai meglio – ormai stabilmente da alcuni anni – il Corriere della Sera (che però questo mese ha avuto il secondo calo maggiore dell’ultimo anno) e un po’ meglio anche il Sole 24 Ore.
Mentre Repubblica è tornata da tre mesi a perdite assai maggiori della media, e a luglio per la prima volta nella storia è scesa sotto la metà delle copie del rivale Corriere. Vanno ancora male i quotidiani del gruppo Monrif (Nazione e Resto del Carlino), che possiede anche il Giorno, a sua volta in calo dell’15%. E sono tornati a grosse perdite i quotidiani sostenitori della maggioranza di governo, Giornale, Libero e Verità. Mentre nel suo piccolo il Manifesto continua a fare eccezione, con crescite piccole ma costanti che a luglio lo hanno portato a superare di una manciata di copie Avvenire.
Il mese precedente l’Unione Sarda, quotidiano di Cagliari, era sceso per la prima volta sotto le 20mila copie. Tra i giornali locali continua a perdere di più il Tirreno di Livorno (-13%), che in soli due anni ha perso il 29% delle copie individuali pagate, superato in questo confronto solo dal quotidiano economico milanese ItaliaOggi (-32% rispetto a luglio 2023) mentre il miglior risultato sui due anni è del Manifesto (+8%).
Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che come diciamo sempre dovrebbero essere “la direzione del futuro”, non essendolo ancora del presente – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara quasi 40mila, il Sole 24 Ore più di 32mila, il Fatto più di 28mila, Repubblica più di 16mila). Le percentuali sono la variazione rispetto a un anno fa, e quelle tra parentesi sono invece le variazioni degli abbonamenti superscontati di cui abbiamo detto.
Corriere della Sera 47.685 +3,7% (-10,6%)
Sole 24 Ore 21.249 -4,2% (-1,5%)
Repubblica 18.199 -12,1% (+1,3%)
Manifesto 7.580 -1,6% (non offre abbonamenti superscontati)
Stampa 6.561 +4,4% (-9,9%)
Fatto 6.114 -5,6% (+12,7%)
Gazzettino 5.608 -4,9% (+8,5%)
Messaggero 5.356 -5,8% (+8,8%)
I dati sono piuttosto discontinui, ma ancora piuttosto deludenti rispetto alle necessità e opportunità di crescita di questa fonte di ricavo: la più promettente tra le testate internazionali negli ultimi anni. Pur nell’ambito di crescite piccole e lontane dal compensare le perdite di copie cartacee, anche qui va meglio di tutti il Corriere della Sera, a cui anche questo mese si aggiunge con un dato positivo solo la Stampa. In entrambi i casi a costo di maggiori abbandoni tra gli abbonamenti superscontati. Le perdite annuali persino degli abbonamenti digitali sono compensate in alcuni casi dalle crescite degli abbonamenti molto scontati: il cui valore è impossibile da sintetizzare, data la varietà delle promozioni e degli sconti: ci sono in questo dato abbonamenti pagati anche 150 euro come altri in offerte a pochi euro.
È quindi migliore di altri il dato del Fatto, che da mesi sta facendo crescere i suoi abbonamenti scontati (che non raggiungono i prezzi quasi inesistenti di altri giornali, e un ricavo lo generano).
Ricordiamo che si parla qui degli abbonamenti alle copie digitali dei quotidiani, non di quelli – solitamente ancora più economici – ai contenuti dei loro siti web.
(Avvenire, Manifesto, Libero, Dolomiten e ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)
*Come ogni mese, quelli che selezioniamo e aggreghiamo, tra le varie voci, sono i dati più significativi e più paragonabili, piuttosto che la generica “diffusione” totale: quindi escludiamo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte).
Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito anche questo dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.
Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore più grossolano, e usate soprattutto come promozione presso gli inserzionisti pubblicitari, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il sito Prima Comunicazione, e che trovate qui.