Per l’Etiopia, dove l’agricoltura è fondamentale, questo stabilimento migliorerà la sicurezza alimentare e la bilancia dei pagamenti. Il multimiliardario, dal canto suo, rafforza la sua posizione nel secondo Paese più popoloso del continente, scrive Le Monde.
L’uomo più ricco d’Africa fa nuovamente parlare di sé. Due anni dopo aver aperto una gigantesca raffineria di petrolio a Lagos, il nigeriano Aliko Dangote, a capo dell’omonimo gruppo, ha grandi progetti anche in Etiopia. Il 28 agosto ha annunciato la costruzione di uno stabilimento di fertilizzanti azotati a Gode, nella zona rurale sud-orientale del Paese.
Questo investimento di 2,5 miliardi di dollari (2,1 miliardi di euro) – l’accordo tra gli azionisti prevede il 60% per il gruppo Dangote e il 40% per l’Etiopia – sarà uno dei più importanti nella storia del Paese, spiega l’azienda in un comunicato. Con una capacità produttiva annua di 3 milioni di tonnellate prevista entro tre anni, questo stabilimento di urea sarà tra i cinque più grandi al mondo, precisa il comunicato, in cui il miliardario ribadisce la sua volontà di “industrializzare l’Africa”.
L’annuncio è importante per l’Etiopia, paese del Corno d’Africa spesso lodato per il suo potenziale. La sua popolazione raggiunge i 132 milioni di abitanti e la sua crescita oscilla tra il 5% e il 10% dal 2006, secondo la Banca mondiale. Tuttavia, il Paese deve affrontare enormi sfide in termini di sviluppo e lotta alla povertà. Sui suoi altipiani, l’agricoltura impiega il 60% della popolazione e rappresenta oltre il 30% del prodotto interno lordo. Ma gli agricoltori devono affrontare in particolare la mancanza di accesso ai fertilizzanti, importati a prezzi elevati, in un paese senza sbocco sul mare e in costante deficit di valuta estera.
[…]“UN GIOIELLO SCONOSCIUTO”
I paesi agricoli dell’Africa subsahariana sono stati profondamente colpiti negli ultimi anni dall’impennata dei prezzi dei fertilizzanti, una conseguenza della pandemia di Covid-19 e poi della guerra in Ucraina. In questo mercato globalizzato, il prezzo dell’urea è passato da 215 dollari a 925 dollari la tonnellata tra il 2020 e il 2022, per poi scendere a 436 dollari all’inizio del 2025, sempre secondo la Banca mondiale. […]
Con i suoi 3 milioni di tonnellate, lo stabilimento Dangote dovrebbe coprire l’intero fabbisogno di urea del Paese e consentire, “in caso di surplus”, di esportarla nei Paesi vicini, come Kenya, Somalia o Sud Sudan, aggiunge Taye, sottolineando inoltre le possibilità di sviluppo della regione di Gode. Poiché il gas è utilizzato nella produzione dell’urea, questa città è stata scelta per la sua vicinanza ai giacimenti di gas di Calub e Hilala, a circa 180 chilometri di distanza.
Da parte di Dangote, la scelta dell’Etiopia potrebbe sorprendere. L’economia del Paese è nota per essere restrittiva e chiusa, mentre i conflitti interni e le tensioni regionali influenzano il suo clima politico. “Molti di noi sottovalutano l’Etiopia, un gioiello sconosciuto che ultimamente ha portato avanti molte riforme”, ribatte l’economista nigeriano Adetilewa Adebajo, citando l’apertura del settore delle telecomunicazioni, la forte crescita delle banche o la creazione di una Borsa ad Addis Abeba.
MODELLO GIÀ TESTATO
Aliko Dangote, che ha fatto fortuna nel settore del cemento prima di diversificare la propria attività, ha già avuto modo di confrontarsi con questa economia ex marxista aprendo un cementificio nel 2015. «Dangote comprende le dinamiche dell’Etiopia», continua Adebajo. Con una popolazione così numerosa, non ha alcun dubbio: la vede come la Nigeria di venticinque anni fa”. […]
Accanto alla raffineria aperta a Lagos, in cui il gruppo ha investito 20 miliardi di dollari, Dangote ha costruito un impianto di produzione di urea con la stessa capacità del progetto etiope. Nonostante la concorrenza di altri siti, ha testato il suo modello: entrata in produzione tre anni fa, l’impianto non solo rifornisce il mercato nigeriano, ma esporta anche circa il 40% della sua produzione negli Stati Uniti. Una formula che potrebbe avvantaggiare anche l’Etiopia, che sta già valutando con il suo partner una seconda linea di produzione, questa volta di fertilizzanti fosfatici.
(Estratto dalla rassegna stampa estera a cura di Epr Comunicazione)