Lightfoot è il direttore generale di Patagonia Provisions, la nascente attività alimentare gestita da Patagonia, il rivenditore di abbigliamento outdoor di Ventura, California. E crede che Kernza, un tipo di erba di grano che può essere utilizzata per la panificazione e la preparazione di birra, abbia il potenziale per cambiare il sistema alimentare – scrive il New York Times.
COS’È IL KERNZA E PERCHÉ È DIVERSO
Sono le radici a rendere il Kernza così insolito (si estendono per più di 3 metri nel terreno, molto più in profondità del grano tradizionale), consentendogli di assorbire più anidride carbonica di molte altre colture e trasformandolo in un alleato teorico nella lotta contro il cambiamento climatico. E poiché il Kernza è un cereale perenne e non necessita di essere ripiantato ogni anno, richiede meno acqua e fertilizzanti rispetto al grano tradizionale, il che lo rende una vera e propria manna per gli agricoltori attenti ai costi.
L’attuale produzione di Kernza è minuscola, con meno di 4.000 acri coltivati negli Stati Uniti, rispetto agli oltre 47 milioni di acri di grano. Solo una manciata di altre aziende produce prodotti a base di questo cereale. Quasi nessuno conosce Kernza.
Ma Patagonia Provisions sta cercando di cambiare le cose. Oltre alla sua attività principale, la vendita di sardine, sgombri e cozze in scatola, vende cracker a base di Kernza. Ha stretto una partnership con il birrificio Deschutes di Bend, Oregon, per produrre una serie di birre a base di Kernza. E, coinvolgendo un’azienda agricola e un negozio di alimentari alla volta, Lightfoot sta cercando di creare un mercato per la sua alternativa ecologica al grano, spinto dalla convinzione che, se gestita bene, un’attività alimentare possa effettivamente fare bene al pianeta.
UN MARCHIO CON UNA LUNGA STORIA DI ATTIVISMO
Fondata nel 1973 dall’alpinista e fabbro californiano Yvon Chouinard, Patagonia ha iniziato producendo maglioni e pantaloncini dalla vestibilità inadeguata e oggi fattura più di 1 miliardo di dollari all’anno in vendite di magliette, zaini, giacche antipioggia e molto altro.
Lungo il percorso, l’azienda si è distinta come pioniera del business socialmente responsabile. È stata tra le prime a istituire servizi di assistenza all’infanzia in loco e a offrire benefit di maternità alle madri lavoratrici. Ha lavorato per liberare la sua catena di fornitura da materiali tossici e pratiche lavorative sgradevoli, contribuendo a diffondere il cotone biologico e i materiali riciclati. E per decenni ha donato parte dei suoi profitti ad attivisti ambientalisti. […]
Ma questa è una prospettiva estremamente ottimistica. Una cosa è convincere gli amanti dell’outdoor a pagare un sovrapprezzo per una giacca impermeabile ben fatta. Un’altra cosa è convincere i clienti che un’azienda di abbigliamento sa come fare cracker all’erba di grano. Persino i fan del marchio difficilmente lo considereranno un fornitore di cibo.
La Patagonia ha già fallito – due volte – nel tentativo di incidere sul settore alimentare. Questa volta sarà diverso?
(Estratto dalla rassegna stampa estera a cura di eprcomunicazione)