È “una seria minaccia per i pazienti e i sistemi sanitari” e si sta “diffondendo rapidamente” negli ospedali europei. Così il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) definisce il Candidozyma auris, già nota come Candida auris, fungo spesso resistente agli antimicotici, capace di causare gravi infezioni nei pazienti più vulnerabili.
L’Italia – insieme a Spagna, Grecia e Romania – risulta tra i Paesi più colpiti.
L’ORIGINE E LA DIFFUSIONE
Scoperto per la prima volta in Giappone nel 2009, Candidozyma auris si è diffuso globalmente in meno di un decennio. In Europa è stato identificato nel 2014 e da allora i casi sono aumentati rapidamente. Il contagio è spesso associato a pazienti trasferiti da strutture sanitarie di altri Paesi colpiti, favorendo l’introduzione del fungo in nuovi contesti sanitari. La capacità di insediarsi rapidamente negli ospedali e di resistere ai trattamenti rende questo patogeno una priorità emergente per la sanità pubblica europea.
L’AUMENTO DEI CASI IN EUROPA E L’ALLERTA DELL’ECDC
Per l’Ecdc, il fungo farmacoresistente C. auris, rappresenta una crescente minaccia per la salute pubblica in Europa perché i dati della sua recente indagine sul decennio 2013-2023 mostrano un aumento significativo dei casi segnalati, soprattutto nell’ultimo anno monitorato.
Il fungo, particolarmente pericoloso per i pazienti vulnerabili, è resistente a molti trattamenti antimicotici e si diffonde facilmente negli ambienti ospedalieri. Il rapporto evidenzia criticità nei sistemi di sorveglianza e prevenzione in diversi Stati membri dell’Ue e dello Spazio economico europeo (See), sottolineando la necessità di un’azione urgente e coordinata per limitare la diffusione.
INCREMENTO COSTANTE
Tra il 2013 e il 2023, secondo l’Ecdc, sono stati registrati oltre 4.000 casi di infezione da Candidozyma auris nei Paesi Ue/See. Il numero più elevato si è raggiunto nel 2023, con 1.346 casi confermati da 18 Stati. Questo rappresenta il dato annuale più alto da quando il fungo è stato segnalato per la prima volta in Europa, nel 2014. Il trend indica una crescita costante e una diffusione sempre più capillare, con una trasmissione locale attiva in diversi Paesi.
I PAESI PIÙ COLPITI
Cinque nazioni – Spagna, Grecia, Italia, Romania e Germania – hanno registrato la maggior parte dei casi nel decennio considerato. La Spagna è il Paese con il numero più alto (1.807 casi), seguita da Grecia (852), Italia (712), Romania (404) e Germania (120).
L’Italia si colloca al terzo posto per numero assoluto di segnalazioni. In alcune di queste nazioni, come Italia, Grecia, Romania e Spagna, la diffusione è talmente estesa da rendere difficile identificare singoli focolai, segno che il patogeno è ormai radicato a livello regionale o nazionale.
CARATTERISTICHE DEL FUNGO E DIFFICOLTÀ DI CONTENIMENTO
C. auris si trasmette prevalentemente in ambito ospedaliero, colonizzando superfici, apparecchiature mediche e ambienti sanitari. La sua capacità di sopravvivere a lungo e la resistenza a molti antimicotici ne complicano il controllo.
Può causare infezioni gravi nei pazienti immunocompromessi, con manifestazioni cliniche che variano da semplici colonizzazioni a gravi infezioni sistemiche. Recentemente è stato rilevato in focolai a Cipro, in Francia e Germania, mentre in altri Paesi si osserva una diffusione non più tracciabile a episodi isolati.
LA RISPOSTA DEI SISTEMI SANITARI EUROPEI
L’indagine dell’Ecdc ha coinvolto 36 Paesi, compresi alcuni della regione balcanica e la Turchia. I risultati mostrano che soltanto 17 Stati dispongono di un sistema di sorveglianza nazionale dedicato a C. auris e appena 15 hanno linee guida specifiche per la prevenzione e il controllo delle infezioni associate.
L’accesso ai laboratori di riferimento invece è più diffuso: 29 Paesi dichiarano di disporne, mentre 23 offrono test di riferimento per gli ospedali. Tuttavia, l’Ecdc segnala che l’assenza di sorveglianza sistematica e di segnalazione obbligatoria può portare a una sottostima della reale incidenza delle infezioni.
RACCOMANDAZIONI E INTERVENTI RICHIESTI
L’Ecdc sottolinea l’urgenza di rafforzare la sorveglianza epidemiologica, potenziare la capacità diagnostica e sviluppare protocolli nazionali di prevenzione. Dal 2018 l’agenzia ha avviato quattro indagini per monitorare la diffusione del fungo e supportare gli Stati membri nell’elaborazione di piani di risposta rapidi. L’obiettivo è contenere il patogeno nella fase iniziale dell’introduzione, evitando che si radichi stabilmente nei sistemi sanitari. Secondo l’Ecdc, infatti, dove sono stati adottati interventi tempestivi, la diffusione è rimasta circoscritta; nei Paesi dove le misure sono state carenti, il fungo ha avuto modo di diffondersi su larga scala.
UN’INFEZIONE COMPLESSA DA INDIVIDUARE
Il quadro clinico di un’infezione da Candidozyma auris può variare a seconda della sede colpita: sangue, ferite, orecchio interno, e altri distretti. I sintomi, come febbre e brividi, non sono sempre distintivi, rendendo difficile una diagnosi senza test di laboratorio specifici. Questa caratteristica, unita alla resistenza ai trattamenti, rappresenta una sfida per gli ospedali, soprattutto in contesti già sotto pressione per mancanza di risorse e personale.