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Trump si sta incartando con Putin?

L’ennesimo ultimatum che Donald Trump aveva posto a Vladimir Putin è scaduto col nulla di fatto previsto da tutti. Il taccuino di Guiglia.

Non c’è peggior Trump di chi non vuol vedere. L’ennesimo e pur premuroso ultimatum che il presidente statunitense aveva posto a Vladimir Putin è scaduto col nulla di fatto previsto da tutti, fuorché dal troppo fiducioso o forse solo superficiale inquilino della Casa Bianca.

Dunque, nessun incontro né bi né trilaterale (Trump incluso) dell’aggressore dell’Ucraina col presidente del Paese aggredito, Volodymir Zelensky, per iniziare un percorso almeno di tregua.

E così il conflitto che Trump assicurava di poter risolvere “in 24 ore” grazie al suo rapporto speciale con lo Zar, continua sulla via di un sanguinoso primato nella durata della guerra. L’Ucraina è attaccata dalla Russia da 3 anni, 6 mesi e 9 giorni. Per rendere la tragica idea: ha già superato il tempo dell’Italia nella prima guerra mondiale.

Ma Putin non s’è limitato a far fare una pessima figura all’unico presidente dell’Occidente che non ha ancora capito – o finge di non aver capito – con chi ha a che fare. Nelle stesse ore in cui avrebbe dovuto sedersi al tavolo di una trattativa lasciato desolatamente vuoto, lo Zar ha partecipato al vertice con una trentina di Paesi promosso dal presidente cinese Xi Jinping con la collaborazione del primo ministro indiano Narendra Modi per dar vita a un nuovo ordine nel mondo alternativo al predominio statunitense e ai Paesi euro-atlantici. In sostanza, la Cina vorrebbe candidarsi a guida del Sud del pianeta, approfittando dell’Occidente scombussolato dalle posizioni politiche ed economiche di Trump che, si tratti di guerre o di dazi, antepone il suo interesse alle ragioni storiche e strategiche dell’unica alleanza fra nazioni basata su democrazia, libertà e diritto.

Un tentativo non nuovo che nel corso degli anni, specie quelli della guerra fredda, ha visto i cosiddetti Paesi non allineati prospettare un terzo mondo distinto dal primo, di stampo capitalista, e dal secondo di area, allora, comunista.

Ma nell’era globale l’intento egemonico della Cina e degli alleati per ora ritrovati arriva in piena e crescente tensione sull’onda della guerra di Putin alla frontiera d’Europa. I russi sono accusati d’aver sabotato il Gps del volo della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, costretto ad atterrare in Bulgaria usando mappe cartacee. “Non siamo stati noi”, smentisce Mosca. Anche il ministro della Difesa tedesco ha subìto interferenze al sistema satellitare del suo aereo.

Siamo al grande e grave intrigo internazionale: creare il caos, insinuare la guerra tecnologica tra le pieghe di quella sul campo.

Mentre Putin si fa beffe di chi gli ha steso il tappeto rosso ricevendolo in Alaska, gli europei rinsaldano le file dei Paesi volenterosi. Quelli pronti a sostenere con soldati la sicurezza dell’Ucraina all’indomani di una tregua ancora lontana. Si preparano i piani operativi e le riunioni per coordinarli. L’Italia ha già detto che non invierà militari, ma con Germania, Francia e Gran Bretagna fa parte dei principali Paesi che non intendono lasciare Zelensky al suo destino, dopo che Putin ha lasciato Trump al suo.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova
www.federicoguiglia.com

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