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Hyundai accelera negli Usa per compiacere Trump

Hyundai non intende perdere il mercato Usa e mette altri soldi sul tavolo per assecondare il presidente americano: dopo i 21 miliardi di dollari annunciati a marzo il Gruppo guidato da José Muñoz è pronto a investirne altri 5 per la creazione di 25mila posti di lavoro. Naturalmente in Nord America. Questo mentre la guerra commerciale scatenata da Trump fa issare la bandiera bianca a Seul

Trump chiama e Hyundai risponde. La Corea del Sud è stata una delle nazioni che gli Usa di Donald Trump sono riusciti a piegare con maggiore facilità durante il braccio di ferro sui dazi. Non sorprende perciò l’annuncio, da parte di uno dei principali costruttori di auto di quell’area, di un piano di investimenti triennale da 26 miliardi di dollari proprio negli Stati Uniti.

IL PIANO DI HYUNDAI NEGLI USA (SOTTO DETTATURA DI TRUMP?)

Hyundai ha spiegato che intende ampliare nel giro di un triennio le proprie attività Usa in settori strategici come l’acciaio, la robotica e l’automobile, tre voci su cui, è noto, si sono abbattuti maggiormente i dazi di Donald Trump.

Per riuscirci il Gruppo guidato da José Muñoz intende realizzare un nuovo impianto produttivo per l’acciaio in Louisiana e aprire un centro di R&D per la robotica che probabilmente graviterà attorno a Boston Dynamics, precedentemente acquistata proprio da Hyrundai così da sfornare circa 30 mila unità annue.

ALTRI 5 MILIARDI OLTRE AI 21 DI MARZO

Meno dettagliati i piani sul fronte automotive dato che si fa genericamente rinvio all’ampliamento della capacità produttiva sia per Hyundai sia per Kia, così da “rispondere alle esigenze dei consumatori americani con maggior efficienza e rapidità”. Del resto attualmente la Casa sudcoreana intende soprattutto enfatizzare i numeri all’orecchio di The Donald: tutto ciò porterà infatti alla creazione di 25 mila posti di lavoro entro i prossimi quattro anni. E l’America ringrazia, o almeno quella è la speranza.

La strategia di Hyundai era stata subito votata al dialogo con gli Usa: dei 26 miliardi appena annunciati, infatti, 21 erano stati messi sul piatto fin da marzo, ovvero senza nemmeno attendere, come avevano fatto diverse multinazionali di altri Paesi altrettanto duramente colpiti dai balzelli doganali, che la guerra commerciale potesse risolversi lasciando agire le rispettive cancellerie.

Una simile strategia, fa sapere la Casa sudcoreana “sottolinea l’incondizionato impegno nei confronti dell’economia americana, e il suo ruolo come partner fidato nella ricerca dell’innovazione, della sostenibilità e della prosperità a lungo termine”. Negli ultimi giorni sul fronte della cantieristica navale Hd Hyundai e Korea Development Bank hanno firmato un’intesa con la statunitense Cerberus Capital per un piano di investimento congiunto.

GLI ACCORDI TRA USA E COREA DEL SUD

Già a metà luglio, attraverso il proprio social Truth, The Donald aveva festeggiato l’accordo raggiunto in tema di scambi commerciali con Seul, capitolata abbastanza velocemente di fronte alle istanze americane: i prodotti asiatici pagheranno dazi al 15% alla frontiera americana mentre quelli americani zero.

Inoltre il Paese si è impegnato ad aprire il proprio mercato a prodotti americani come “automobili, camion e prodotti agricoli” (secondo quanto annunciato dallo stesso Trump) e a investire 350 miliardi “controllati” dagli Usa e “selezionati” dall’inquilino della Casa Bianca che, almeno secondo la sua ricostruzione, si riserverebbe perciò il diritto di dire alle imprese sudcoreane cosa finanziare, oltre a 100 miliardi “di gnl o altri prodotti energetici”.

LE AZIENDE SUDCOREANE IN PRIMA LINEA

Un ulteriore incontro tra Washington e Seul è andato in scena ad agosto per la firma di undici memorandum per la cooperazione bilaterale in un’ampia gamma di settori. Alla tavola rotonda economica hanno partecipato 16 leader d’impresa sudcoreani, tra cui i presidenti di Samsung Electronics Lee Jae-yong, di Sk Group Chey Tae-won e di Hyundai Motor Euisun Chung, nonché 21 dirigenti aziendali americani, quali il direttore di Nvidia Jensen Huang e il cofondatore di Carlyle David Rubenstein.

Di sicuro il lavoro muscolare di Trump sta comunque dando i suoi frutti: la necessità di Apple e Tesla di trovare una filiera statunitense ha spinto un altro colosso sudcoreano, ovvero Samsung, a investire nuovamente negli States. Korean Air ha invece annunciato che comprerà 103 aerei di nuova generazione da Boeing, per un valore stimato di 36,2 miliardi di dollari mentre ha firmato un contratto da 13,7 miliardi di dollari con GE Aerospace per motori e servizi di manutenzione.

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