In morte a 89 anni compiuti il 7 giugno scorso, spentosi all’ora giusta perché l’annuncio terremotasse le prime pagine dei giornali per lasciargli lo spazio dovuto, all’altezza della sua meritata popolarità, Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo, Pippo per gli amici e per il pubblico che lo ha applaudito per una vita, è stato incoronato “Re della Tv”. In particolare, però, della Tv pubblica, della Rai, perché quando arrivò in quella commerciale, portato da Silvio Berlusconi in persona, lui non riuscì a superare resistenze, diffidenze, ostilità vere e proprie dei suoi colleghi, alla direzione dei quali l’editore lo aveva destinato in cuor suo.
Colpito nell’orgoglio, che aveva e produceva in abbondanza senza bisogno di aiutarsi con qualche medicina, Pippo lasciò il Biscione, anche a costo di pagare una penale pari al valore di un palazzo che aveva all’Ostiense, a Roma, ad un Berlusconi esterrefatto. Che in vita sua, contrassegnata da tanti successi, oltre che guai giudiziari, ha mancato due soli obiettivi: il Quirinale e Pippo Baudo, appunto, alla direzione artistica della sua televisione.
Quel passaggio, pur breve e sfortunato nella Tv commerciale, costò carissimo a Baudo anche per la fatica che dovette compiere per tornare alla Rai, che pure era destinata a trarne grandi vantaggi nella competizione artistica e commerciale. Quel pur simpatico testone di Biagio Agnes si mise a creagli problemi sino a quando non cedette agli umori e alle simpatie di Ciriaco De Mita, il Re a suo modo della Dc in quegli anni. Tutto avvenne entro le mura di Roma, senza avventurarsi in Alaska, di attualità in questi giorni, diciamo così.