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Cosa nasconde il boom di Revolut

Oggi chi vende prodotti finanziari in Europa può scegliere la giurisdizione che più gli conviene. E chi tutela davvero i risparmiatori? Il caso Revolut e non solo. L'approfondimento di Luca Gaballo (giornalista di Rainews24) e Alfonso Scarano (analista finanziario indipendente) tratto da Appunti di Stefano Feltri

C’è un’Europa che sogna mercati unici, capitali liberi di circolare, investitori felici. E c’è un’altra Europa – quella vera – fatta di 27 guardiani distratti, ognuno con regole, budget e muscoli diversi. In mezzo, ci siamo noi: cittadini che affidiamo risparmi e polizze a un sistema che sembra sicuro solo sulla carta.

Chiunque abbia provato a capire il meccanismo della vigilanza finanziaria europea ne esce con un dubbio: ma davvero qui qualcuno controlla? O stiamo ancora giocando a “ognuno pensi a casa sua”, come nell’Ottocento?

DA FWU LIFE A REVOLUT

Il problema è semplice: oggi chi vende prodotti finanziari in Europa può scegliere la giurisdizione che più gli conviene. È il principio del “passaporto europeo”, creato per favorire il mercato unico. Nella realtà è un invito al gioco delle tre carte: registro la mia società dove i controlli sono più morbidi – magari in una piccola isola o in una capitale periferica – e poi vendo prodotti in tutta Europa, Italia compresa, senza che nessuno mi rompa troppo le scatole. Un arbitraggio regolamentare elegante, ma devastante per chi si fida.

Esempio fresco: FWU Life, compagnia assicurativa con sede in Lussemburgo, è fallita lasciando 120 mila famiglie italiane col cerino in mano. In Lussemburgo, guarda caso, nessuno si è lamentato: lì la compagnia non vendeva quasi nulla. Come un oste furbetto non vende il vino annacquato ai vicini di casa, FWU non disturbava il cittadino lussemburghese. Così le autorità locali hanno potuto anche fingere di non vedere comunque parzialmente coperte dal fatto che il consumatore è di un altro Paese.

Pensate sia una parentesi sfortunata? No, è il futuro. Perché con i servizi digitali e le app bancarie la trappola diventa invisibile. Revolut è un caso da manuale: 60 miliardi di euro di raccolta, milioni di utenti, ma un labirinto di licenze sparse tra Lituania, Londra e Cipro. Per l’utente medio è una sola entità, ma in realtà è un mosaico di società diverse, ognuna vigilata da un’autorità differente. Se qualcosa va storto, a quale sportello ti rivolgi? A nessuno: ti perdi nel dedalo delle competenze, e nel frattempo i tuoi soldi possono già essere evaporati.

Il cittadino pensa che l’Europa lo protegga. Peccato che un’autorità di vigilanza europea unica non esista. Esiste la BCE per le grandi banche, ma non per le assicurazioni, non per le fintech, non per le criptovalute. Abbiamo l’EIOPA e l’ESMA, organismi europei che danno linee guida, ma non hanno il potere di mandare gli ispettori o di fermare un intermediario truffaldino.

E mentre le banche tradizionali chiudono filiali e sportelli, i giovani aprono conti, investimenti e assicurazioni sul telefonino, convinti che tutto sia semplice e sicuro. Ma se dietro quella app c’è una scatola vuota registrata a Cipro o a Malta, la sicurezza è un’illusione. Quando esploderà una bolla – perché esploderà – ci accorgeremo che i controlli erano un colabrodo.

Non è solo questione di truffatori da baraccone. Il mercato europeo dei capitali non potrà mai essere davvero competitivo se resta una fiera di regole diverse, di arbitri senza fischietto e di Stati pronti a fare gli “amichetti” delle società che portano gettito fiscale.

TROPPO DIVISI

Servirebbe una vera autorità europea di vigilanza, con poteri di ispezione e sanzione in tutta l’Unione. Qualcosa che somigli alla BCE per le banche, ma esteso a tutto il mondo della finanza, dalle assicurazioni alle piattaforme digitali. Servirebbe, ma nessuno ha il coraggio di dirlo a voce alta: troppo comodo tenersi la rendita di posizione di chi offre “ospitalità” alle società più spregiudicate.

Intanto, l’uomo della strada deve sapere una cosa: dietro il marchio luccicante dell’app sul suo cellulare non c’è un monolite europeo, ma una giungla di scatole cinesi e regole ballerine. Se ti fregano, buona fortuna a trovare il colpevole.

Finché non capiamo che la protezione del risparmiatore è la condizione minima per un mercato sano, continueremo a recitare la parte degli ingenui. L’Europa vuole unirsi sui mercati? Bene, cominci con una vigilanza unica e severa. Altrimenti, il prossimo caso FWU sarà solo un altro titolo di giornale.

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