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In Germania l’automotive arranca, ma decolla l’aerospazio

Se l’automotive prosegue nell’affanno, l’industria aerospaziale tedesca prende il volo: crescita a doppia cifra e record di occupazione nel 2024. L'articolo di Pierluigi Mennitti

L’economia in Germania si muove, nonostante la crisi, e per guardare con ottimismo al futuro (ma anche al presente) bisogna cominciare a guardare con più attenzione ai settori industriali emergenti. Così, se un vecchio pilastro dell’economia come l’automotive continua a somministrare pillole di depressione, uno nuovo e potenzialmente centrale si distingue per vitalità: l’industria aerospaziale tedesca.

Secondo i dati diffusi dalla Federazione tedesca dell’industria di settore (il Bundesverband der Deutschen Luft- und Raumfahrtindustrie, BDLI), nel 2024 il comparto ha registrato un aumento del fatturato del 13%, raggiungendo quota 52 miliardi di euro. Contestualmente, il numero degli occupati ha toccato un nuovo massimo storico con 120.000 addetti, superando ampiamente i livelli pre-pandemia del 2019, quando i dipendenti erano circa 114.000. Una crescita trainata in particolare dalla produzione di aerei civili e che, secondo i vertici del settore, potrebbe presto estendersi anche ad altri ambiti come la difesa e lo spazio.

LA SPINTA DELL’AVIAZIONE CIVILE

La componente di gran lunga più dinamica del settore è stata quella degli aerei civili, che da sola ha contribuito con un incremento del 18% al raggiungimento di un fatturato di 39 miliardi di euro. Il principale protagonista di questa crescita è Airbus, il colosso europeo che ha beneficiato di una domanda globale in forte ripresa, consolidando il proprio vantaggio sul rivale americano Boeing. In particolare, è la linea di produzione degli aerei A320, assemblati anche nello stabilimento di Amburgo-Finkenwerder, a essere al centro del boom.

Tuttavia – sottolineano gli addetti ai lavori – l’espansione della produzione procede più lentamente del previsto a causa di persistenti colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento. Le aziende stanno cercando di colmare il divario aumentando l’organico e investendo in innovazione. Nel solo 2024, circa il 7% del fatturato – pari a 3,6 miliardi di euro – è stato destinato alla ricerca e sviluppo, confermando la vocazione del settore come motore tecnologico per l’intera economia tedesca.

Secondo Michael Schöllhorn, presidente del BDLI e dirigente del settore difesa e aerospazio di Airbus, l’industria aerospaziale rappresenta un comparto strategico, capace di generare effetti positivi anche su altri settori. Tuttavia, osservatori del settore come Michael Santo, consulente della società specializzata H+Z, sottolineano all’Handelsblatt che la crescita occupazionale dovrebbe tradursi anche in un miglioramento della produttività per assicurare stabilità e affidabilità nelle consegne.

DIFESA: GRANDI ASPETTATIVE MA ORDINI IN RITARDO

Mentre l’aviazione civile continua a crescere, il settore della difesa – su cui si appuntano grandi aspettative – rimane in attesa di una svolta. Le aziende tedesche hanno aumentato il personale del 10% in previsione di una crescita degli investimenti pubblici in materia di sicurezza e armamenti. Tuttavia, gli ordini concreti da parte dello Stato faticano ad arrivare. Il fondo speciale da 100 miliardi di euro istituito dal precedente governo è stato destinato in larga parte a commesse per aziende estere, lasciando molte realtà tedesche – in particolare piccole e medie imprese – senza nuove opportunità operative.

L’industria guarda ora con speranza al nuovo fondo da 500 miliardi di euro annunciato dal governo guidato dal cancelliere Friedrich Merz. Il presidente del BDLI ha esortato la politica ad agire, sottolineando che le aziende hanno già investito e assunto in anticipo: è ora compito delle istituzioni creare le condizioni per rendere questi sforzi fruttuosi.

Un progetto emblematico è l’Fcas, il sistema europeo di combattimento aereo sviluppato con Francia e Spagna, il cui avanzamento resta però lento.

LO SPAZIO, UN SETTORE IN ATTESA DI DECOLLARE

Un’altra area strategica che potrebbe contribuire alla futura crescita dell’industria aerospaziale è quella spaziale. Nel 2024, il fatturato delle aziende attive nel comparto è rimasto stabile attorno ai tre miliardi di euro, così come il numero di dipendenti. Tuttavia, segnali positivi arrivano da diverse direzioni. Start-up come Isar Aerospace stanno sviluppando tecnologie innovative per il lancio di satelliti e razzi, mentre la Bundeswehr (l’esercito tedesco) sta pianificando la creazione di una rete satellitare nazionale.

L’istituzione di un ministero per lo Spazio sotto la guida di Dorothee Bär (Csu) rappresenta un segnale politico importante. L’esecutivo ha definito il settore spaziale una “tecnologia chiave per il futuro nazionale”, e la BDLI sollecita un ruolo più attivo della Germania nell’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea, con un contributo finanziario di almeno sei miliardi di euro. L’obiettivo è quello di ridurre la dipendenza da attori esterni, in particolare dagli Stati Uniti, dove la Nasa ha subito tagli di bilancio, e il settore è sempre più dominato da aziende private come SpaceX.

STURT-UP E SFIDA DELLA COMPETITIVITÀ

La nuova frontiera dell’industria spaziale passa anche attraverso la produzione in serie a basso costo di satelliti e vettori. In questa corsa all’innovazione, le giovani aziende tedesche come BST di Berlino e Rocket Factory Augsburg cercano di ritagliarsi un ruolo da protagoniste. Tuttavia, la concorrenza internazionale è agguerrita e, secondo il BDLI, il sostegno pubblico sarà determinante per garantire una competitività duratura.

Per riuscire a sostenere questa ambizione industriale, concludono i dirigenti dell’associazione del settore, la Germania dovrà dotarsi di un budget nazionale adeguato, in grado di supportare ricerca, sviluppo e infrastrutture. Se il governo sarà in grado di fornire il necessario impulso politico e finanziario, la traiettoria di crescita dell’industria aerospaziale potrebbe non solo consolidarsi, ma anche espandersi a nuovi orizzonti tecnologici, diventando un vero pilastro per l’economia nazionale. Magari senza far troppo rimpiangere il declino dell’automotive.

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