Punti chiave:
- I dazi di Trump, entrati in vigore il 1° agosto su circa 70 paesi, hanno raggiunto livelli mai visti in un secolo, con un impatto economico significativo su aziende e consumatori americani.
- Gli accordi commerciali con partner come Regno Unito e Unione Europea mancano di dettagli chiari, alimentando incertezza e costi per le imprese, specialmente quelle più piccole.
- Gli esperti prevedono che i dazi rallenteranno la crescita economica, aumenteranno l’inflazione e potrebbero portare a una recessione, nonostante Trump li consideri una vittoria.
Il 1° agosto 2025, il presidente Trump ha imposto nuovi dazi su circa 70 paesi, tra cui un 35% sulle merci canadesi, dopo aver mancato l’obiettivo di “90 accordi in 90 giorni”. Sebbene siano stati siglati accordi con Regno Unito e Unione Europea, il Messico ha ottenuto una proroga di 90 giorni, mentre nuove minacce di dazi colpiscono il Brasile. Sei esperti analizzano l’impatto di questa guerra commerciale.
Scott Lincicome (Cato Institute) evidenzia che “le tariffe USA sono a livelli mai visti in un secolo, con centinaia di miliardi di dollari in nuove tasse pagate principalmente da aziende e consumatori americani”. L’incertezza domina, con accordi vaghi e questioni tecniche irrisolte, mentre le piccole imprese affrontano costi elevati per conformarsi a un sistema tariffario complesso. Ramesh Ponnuru sottolinea che Trump considera i dazi una vittoria, ma “gli economisti ritengono che i dazi sugli import siano una tassa particolarmente dannosa che ricade sugli americani”.
Natasha Sarin nota che i dazi, otto volte superiori rispetto all’inizio del mandato di Trump, stanno già aumentando i prezzi: i beni durevoli sono cresciuti dell’1,7% nel 2025, e le famiglie potrebbero perdere oltre 2.000 dollari all’anno. Michael R. Strain avverte che i dazi, sebbene ridotti rispetto alle minacce iniziali, causeranno disoccupazione e crescita più lenta. Justin Wolfers dubita dell’esistenza stessa degli accordi, notando che solo quello con il Regno Unito è stato reso pubblico, ma con dettagli diversi da quanto dichiarato da Trump. Infine, Mark Zandi prevede un rallentamento economico, con il PIL cresciuto solo dell’1% nella prima metà del 2025, e un rischio di recessione se i dazi non saranno ridotti.