Skip to content

Science

Science sbugiarda se stessa per la falsa scoperta di un batterio extraterrestre

In un articolo di grande risonanza pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Science nel 2010, un team sostenuto dalla NASA affermava di aver scoperto sulla Terra un batterio dotato di una forma di vita mai vista prima. Peccato che la cosiddetta grande scoperta si è rapidamente rivelata un clamoroso fallimento. L'articolo di Le Monde

 

È la fine di una vicenda che dal 2010 ha danneggiato la credibilità degli scienziati. Il redattore capo di Science, Holden Thorp, ha annunciato in un editoriale del 24 luglio la ritrattazione di un articolo pubblicato dalla famosa rivista scientifica americana nel dicembre 2010.

Intitolato “Un batterio in grado di svilupparsi utilizzando l’arsenico al posto del fosforo”, questo articolo aveva suscitato grande scalpore, anche perché era stato accompagnato da una conferenza stampa fragorosa della NASA, l’agenzia spaziale americana, uno dei cui laboratori ospitava i ricercatori all’origine dello studio – scrive Le Monde.

UNA POSSIBILE PROVA DI VITA EXTRATERRESTRE?

L’annuncio di questo batterio, scoperto in un lago californiano da Felisa Wolfe-Simon, astrobiologa della NASA e dell’agenzia americana di geologia e sismologia (USGS), ha permesso per la prima volta di ipotizzare una forma concreta di vita extraterrestre. Il metabolismo del GFAJ-1, questo il suo nome, gli permetteva di fare a meno del fosforo, elemento fondamentale per la vita poiché costituisce la struttura del DNA, e di nutrirsi invece di arsenico. Ciò gli avrebbe permesso, ad esempio, di svilupparsi su Marte.

UNA “GRANDE SCOPERTA” MAI ESISTITA

Inutile dirlo, la cosiddetta grande scoperta si è rapidamente rivelata un clamoroso fallimento. I titoli della stampa internazionale su questo progresso, annunciato come fondamentale, sono stati presto soffocati dallo scetticismo della comunità scientifica. Studi successivi hanno dimostrato che questo batterio ha un’elevata resistenza all’arsenico, ma che se è riuscito a svilupparsi in un ambiente così ostile è grazie ai residui di fosfato che vi ha trovato. In breve, l’arsenico non viene metabolizzato dal GFAJ-1.

UN RITIRO TROPPO TARDIVO

Perché ci sono voluti quasi quindici anni affinché Science ritirasse questo articolo, una misura che molti scienziati chiedevano da tempo? Oltre al suo editoriale, Holden Thorp lo spiega con la sua redattrice capo, Valda Vinson, in un post sul blog. Ricordano che la redazione dell’epoca ha lasciato passare sei mesi tra la pubblicazione online di questo studio sul sito web di Science e la pubblicazione nell’edizione cartacea, accompagnata inoltre «da otto commenti tecnici critici, una risposta tecnica degli autori e una nota del redattore capo».

LE PROVE DI CONTAMINAZIONE GIÀ NEL 2012

Nel 2012, la rivista americana ha pubblicato i primi due studi condotti da altri team dopo che Felisa Wolfe-Simon e i suoi colleghi avevano reso disponibile il famoso batterio. Science riconosce quindi l’esistenza, già nel 2012, di «prove che indicano che i risultati erano basati su una contaminazione», in altre parole che «la conclusione principale dell’articolo si basa su dati errati». Tuttavia, in nessun momento l’editore ha ritenuto che vi fosse stata frode o dolo da parte degli autori, motivo per cui aveva ritenuto di non dover ritirare il controverso articolo. […]

IL RUOLO DELLA NASA E L’OMBRA DEL CONFLITTO D’INTERESSI

Senza esonerarsi dalla loro responsabilità in qualità di editori, ricordano che la NASA aveva finanziato la ricerca, contribuito alla stesura dell’articolo e «tenuto una conferenza stampa per annunciare questi risultati come prova dell’esistenza di vita basata sull’arsenico, un importante passo avanti nell’astrobiologia». I due editori non arrivano a scrivere che la presenza della potente agenzia spaziale americana abbia influito sulla vigilanza dei revisori dell’articolo. Ma la domanda sorge spontanea. Ci si può anche chiedere se la NASA non avesse bisogno di questo tipo di annuncio per convincere il Congresso della necessità di stanziare fondi per le sue missioni alla ricerca di vita nel sistema solare.

UNA RITRATTAZIONE CONTESTATA DAGLI AUTORI

In questo lungo processo di ritrattazione, l’editore ha cercato invano di convincere gli autori della sua decisione e di spiegare perché i criteri per ritirare un articolo sono stati ampliati rispetto alla prassi degli anni 2010, in particolare nei casi in cui «gli esperimenti riportati in un articolo non corroborano le sue conclusioni principali». Science ha quindi pubblicato lo stesso 24 luglio una lettera di Felisa Wolfe-Simon e dei suoi colleghi che contestano questa ritrattazione. “Sebbene il nostro lavoro avrebbe potuto essere redatto e discusso con maggiore attenzione, manteniamo i dati così come sono stati riportati”, scrivono. Essi sostengono che, in assenza di frodi, “le controversie sulle conclusioni degli articoli, compresa la pertinenza delle prove disponibili a sostegno delle stesse, sono parte integrante del processo scientifico”.

LA REAZIONE DELLA COMUNITÀ SCIENTIFICA

Ciò fa balzare David Sanders, professore associato di biochimica all’Università di Purdue, nell’Indiana, noto per le sue indagini sull’integrità scientifica. «Il fatto che gli autori oggi rifiutino di riconoscere che l’articolo era basato su una chimica impossibile, su dati che non sostenevano le loro conclusioni e su una contaminazione è sconcertante e mina la loro pretesa di essere scienziati legittimi», afferma.

Quest’ultimo si compiace di questa ritrattazione, che aveva pubblicamente richiesto più volte. «La rapidità è essenziale, ma non è mai troppo tardi per adottare le misure appropriate», afferma, ricordando che «la valutazione tra pari dopo la pubblicazione è importante quanto quella prima della pubblicazione e di qualità almeno altrettanto elevata».

(Estratto dalla rassegna stampa estera a cura di eprcomunicazione)

Torna su