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Come e perché lievita il lavoro nero in Germania

Allarme lavoro sommerso in Germania: fatti, numeri e commenti. L’approfondimento di Mario Seminerio, curatore del blog Phastidio

Nel suo viaggio nella stagnazione e nella transizione tra modelli di crescita, dove il prossimo è avvolto nella nebbia dell’incertezza e dell’Angst, il dibattito pubblico tedesco prende note e accenti tipicamente italiani. Ad esempio, questo articolo pubblicato su DW si interessa del fenomeno dell’economia sommersa, che pare in Germania sia in crescita dal livello attuale stimato intorno al 10-11 per cento, con i soliti caveat per la metodologia utilizzata in queste stime.

Secondo l’esperto del mercato del lavoro Friedrich Schneider, citato nell’articolo, nel 2024 il settore informale valeva 482 miliardi di euro, più dell’intero bilancio pubblico e ai massimi da un decennio. Secondo un altro studio, realizzato da un economista dell’Università austriaca di Linz, quest’anno ci si attende un aumento della “zona grigia” del 6 per cento. Meglio chiamarle “attività economiche non dichiarate”, sostiene Schneider, cioè non illecite ma svolte senza pagare imposte e contributi.

La Germania, secondo Schneider, si posizionerebbe a metà classifica dei paesi industrializzati (ripetiamolo, con tutte le cautele del caso), con la Romania al comando col 30 per cento del Pil che è sommerso e la Grecia al secondo posto col 22 per cento. Questi numeri variano anche di molto in funzione della metodologia utilizzata. In molte classifiche del sommerso, a differenza di quella realizzata da Schneider (che forse serviva a una tesi del giornale), la Germania resta invece nelle posizioni di coda in Europa. Ma non impicchiamoci a questo aspetto: chiediamoci perché il tema è oggetto di analisi e dibattito.

QUANDO CRESCE IL SOMMERSO

Tra le motivazioni alla base dell’aumento del sommerso, Schneider indica una valutazione “psicologica” di insoddisfazione del rendimento dei contributi pagati rispetto alle prestazioni ottenute dal sistema di sicurezza sociale. I treni sono inaffidabili, strade e autostrade hanno problemi di mancata o scarsa manutenzione che causa congestioni e incidenti. Questo provocherebbe, secondo l’autore, una sorta di “demoralizzazione fiscale” che indurrebbe a cercare “risarcimento” nella produzione di reddito sommerso, come ribellione. Ve la offro per come l’ho letta, non vorrei mai alimentare un effetto-bar.

In generale, il sommerso pare crescere quando la disoccupazione aumenta o comunque il reddito disponibile flette, ad esempio quando ci sono meno straordinari in busta paga e situazioni del genere. Oppure aumento del prelievo tributario e contributivo. Anche senza giungere a scenari avversi estremi come la perdita del lavoro, quindi, è verosimile che le persone tentino, nei limiti del possibile, di mantenere costanti le entrate per preservare i consumi. Possibile ma non conosco studi al riguardo, quindi restiamo nell’aneddotica.

In Germania è in corso un vivace dibattito sul sostegno pubblico a poveri e disoccupati di lungo termine, il loro reddito di cittadinanza, chiamato Bürgergeld, creato dalla coalizione semaforo guidata da Olaf Scholz e che ha sostituito, secondo i suoi ideatori in senso di maggiore “umanità”, la legge Harz IV. Che per adulti single ammonta a 563 euro mensili più contributo di abitazione e assistenza sanitaria. I critici della misura la ritengono un fattore di attrazione del lavoro nero. La sentite, l’aria di casa?

L’importo del Bürgergeld è stato aumentato di oltre il 12 per cento a inizio dello scorso anno, più della crescita delle retribuzioni e dell’inflazione nell’anno dalla sua introduzione. Nel 2025 l’importo non è stato aumentato. Mentre la penuria di lavoratori, sia specializzati che unskilled, è un problema per il paese, in parallelo cresce la spesa pubblica per prestazioni sociali, giunta a oltre un terzo del bilancio federale.

La ministra del Lavoro, la socialdemocratica Bärbel Bas, prevede quest’anno una spesa per il reddito di cittadinanza di 52 miliardi di euro, cinque in più dello scorso anno. Di cui quasi 30 per sostegno al reddito dei 5,6 milioni di beneficiari e altri 13 per contributo di affitto e riscaldamento. I restanti dieci miliardi vanno a misure di reinserimento al lavoro e spese amministrative legate soprattutto al sistema dei job center.

La ministra socialdemocratica ammette il rischio e la realtà di sfruttamento criminale delle misure di welfare, legato soprattutto all’immigrazione. Il punto è che, anche senza scomodare la tesi della criminalità organizzata, queste erogazioni sembrano strutturalmente suscettibili di alimentare circuiti grigi in cui coesistono retribuzioni “in chiaro” per un numero di ore inferiore a quello effettivo, pagamenti in nero per la restante parte e integrazione di welfare. Ciò avviene tipicamente nel settore dell’hospitality, come ben sappiamo noi italiani. Quelle surprise.

LA CRESCITA SCARSEGGIA, IL WELFARE NON GALLEGGIA

Cosa distilliamo, da un simile articolo e dal sottostante dibattito? Sicuramente la messa in discussione del welfare nei suoi aspetti più generosi, con la finalità di recuperare risorse fiscali da utilizzare altrove (competitività e riarmo balzano alla mente in questo periodo storico). Consapevoli che, se vi fosse crescita, non ci sarebbero problemi di risorse fiscali e questo dibattito non avverrebbe. Altro elemento che spinge queste riflessioni al ridimensionamento della spesa per welfare è la penuria di forza lavoro causata dalle strette all’immigrazione, che spinge a compensare riattivando forza lavoro domestica. Operazione complessa e ad alto rischio di illusioni e delusioni, ma comunque necessaria.

Quindi, dopo il dibattito sul ridimensionamento della spesa pensionistica, la Germania approda a quella per prestazioni sociali e reddito di base, evocando al contempo il tema del sommerso. Ora vi farò una facile previsione: con questa stagnazione, nel dibattito pubblico tedesco presto entrerà di forza (o forse è già entrato) un nuovo tema: il livello penalizzante del cuneo fiscale. Sono tutti effetti di uno e un solo fenomeno: la penuria di risorse fiscali causata da una crescita che è evaporata. Un dibattito italiano per la malattia italiana.

E pensate cosa accadrà se/quando, dopo aver speso fiumi di denaro pubblico, la Germania dovesse scoprirsi un effetto palla di neve negativo, quello in cui il costo medio dello stock di debito eccede quello di crescita nominale del Pil, autoalimentando l’indebitamento. Fratelli d’Europa, l’Europa l’è mesta.

 Articolo pubblicato su phastidio.net

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