“Oltre la decenza”. È il commento durissimo che il senatore leghista, Claudio Borghi, posta su X non appena esce la notizia del ricorso della Procura di Palermo contro l’assoluzione di Matteo Salvini al processo Open Arms. Non appello ma ricorso direttamente in Cassazione. Per “saltum”, così si dice in termini giuridici. E di certo c’è anche un salto nell’uso politico della giustizia in un processo che il vicepremier, ministro di Infrastrutture eTrasporti, segretario della Lega, ricorda che “è nato in parlamento” e quindi è “politico”. Perché furono “le sinistre” (a cui va aggiunta Iv di Matteo Renzi, ndr), sottolinea, a dare l’autorizzazione a procedere contro l’operato di Salvini da ministro dell’Interno, del governo Conte 1, per stabilire che “difendere i confini nazionali è reato”. E invece Salvini è stato assolto, dopo 4 anni, con formula piena, “perché il fatto non sussiste” il 20 dicembre scorso.
Ma ieri a sorpresa il colpo di scena, che fa evocare nei commenti l’incubo di Garlasco, contro la sentenza in primo grado che, come sottolinea l’avvocato difensore Giulia Bongiorno, è stata “completa e puntuale in fatto ed ineccepibile in diritto”. Il governo, a cominciare dal premier Giorgia Meloni e dall’altro vicepremier Antonio Tajani, che denunciano “l’accanimento contro Salvini” e la coalizione di centrodestra fanno quadrato intorno a Salvini. Ed è di nuovo scontro con l’Anm dopo che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ricorda che le sentenze di assoluzione non devono essere impugnate “come accade nei Paesi civili” e annuncia di voler valutare provvedimenti da parte del governo per evitare che “si finisca come per Garlasco”.
“Il Tribunale – dice Salvini – mi ha assolto riconoscendo che difendere i confini non è un reato, evidentemente qualcuno non si rassegna. Ma io vado avanti a testa alta e senza paura”. Sul ricorso aggiunge: “Spero che non sia legato alla riforma della giustizia che stiamo portando avanti, i giudici politicizzati sono una minoranza”. Immediato il sostegno di Meloni. “È surreale – scrive il premier in una nota – questo accanimento dopo un fallimentare processo di tre anni concluso con un’assoluzione piena. Mi chiedo cosa pensino gli italiani di tutte queste energie e risorse spese così, mentre migliaia di cittadini onesti attendono giustizia”. Parole dure quelle del presidente del Consiglio, a difesa di Salvini “ministro che voleva far rispettare la legge”. Solidarietà dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che era capo di Gabinetto di Salvini al Viminale: “Allora, anche io sono moralmente imputato”.
Giulia Bongiorno, avvocato di Matteo Salvini nel processo Open Arms, non ha dubbi: “La sentenza del Tribunale di Palermo è completa e puntuale in fatto ed ineccepibile in diritto. La tesi accusatoria è stata bocciata anche nel merito”. Insomma, nessun timore per il verdetto della Cassazione. Intanto, al vicepremier giunge la telefonata del presidente della Camera Lorenzo Fontana. Che gli esprime vicinanza e solidarietà. Messaggio condiviso dalle altre forze di maggioranza. Che criticano aspramente la decisione della Procura.
Parole di incoraggiamento a Salvini da Arianna Meloni, capo della segreteria di FdI, sorella del premier. “Andare avanti a lavorare per il bene dell’Italia è l’unica risposta possibile da dare a chi non riesce ad accettare la sua sconfitta”, scrive la responsabile della segreteria di FdI. Di “atto di forzatura giudiziaria” parla Alessandro Cattaneo deputato di Forza Italia. Solidarietà dalla vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli, di FI. “La giustizia presta il fianco a strumentalizzazioni politiche”, insiste l’azzurro Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera. Per Maurizio Lupi di Noi Moderati c’è “una parte della magistratura che vuole invadere il campo della politica”. Intanto, Salvini sui social al premier risponde: “Grazie Giorgia, sono convinto che difendere i confini non sia un reato. Ci vorranno ancora mesi, anni? Vado avanti senza paura”.
“Un po’ di sorpresa, rabbia, incazzatura ci sta” ma “non sono preoccupato”. Così poi afferma a Radio Radio il ministro delle Infrastrutture e vice premier . Sul ricorso “per saltum”, dice “mi sono dovuto informare perchè non sono avvezzo alla frequentazione di aule di tribunale da imputato”. Salvini non nasconde che resta “l’amaro in bocca” dopo “4 anni e mezzo di processo, 32 udienze, 268 pagine di assoluzione piena perché il fatto non sussiste da parte di tre giudici”. E lancia un interrogativo: “O quei giudici non sanno fare il loro mestiere o sono salviniani nascosti?”. Adesso, aggiunge, “non vorrei che si ricominciasse tutto da capo. Ho chiamato Giulia Bongiorno per capire cosa succede, vedremo la Cassazione. Non sono preoccupato” ma “mi domando quanto sta costando ai contribuenti questo processo che nasce in Parlamento perché le sinistre decisero che bloccare gli sbarchi era reato mentre non lo era né prima né dopo”. A proposito del ministro della Giustizia Carlo Nordio, secondo cui non si dovrebbe far ricorso contro una sentenza di assoluzione, Salvini afferma: “Sono tendenzialmente d’accordo perché se un imputato viene assolto in primo grado perché il fatto non sussiste e uno ha fiducia nella magistratura dovrebbe aver fiducia anche in quei giudici lì”.
Da registrare, infine, che il colpo di scena con la riapertura di Open Arms avviene proprio nei giorni in cui alcuni retroscena di giornale hanno parlato di un possibile ritorno di Salvini al Viminale in un incastro di eventuali cambi al governo provocati dalle candidature per le Regionali. Retroscena che non hanno trovato alcuna conferma e che sono apparsi subito un po’ improbabili. Ma, come diceva Andreotti, a pensar male…