Skip to content

Unicredit, che cosa succede all’Ops su Banco Bpm dopo l’intervento del Tar

Golden power, il Tar del Lazio accoglie in parte il ricorso di Unicredit contro i poteri speciali esercitati dal governo sull’Ops su Banco Bpm. I fatti, gli approfondimenti, i commenti e gli scenari

 

Partita ancora aperta dopo l’intervento del Tar su Unicredit-Banco Bpm.

Il Tar del Lazio accoglie in parte il ricorso di Unicredit contro i poteri speciali (golden power) esercitati dal governo sull’Offerta pubblica di scambio su Banco Bpm. Il decreto dell’esecutivo del 18 aprile andrà modificato, o ripubblicato, visto che le disposizioni del Tar potrebbero farlo annullare, anche se l’impianto del golden power resta.

E’ questa la sintesi del Corriere della sera sulla decisione del tribunale amministrativo; una decisione commentata favorevolmente da tutte le parti in questione: gioco delle parti o reale convinzione?

Ora comunque, ha rimarcato il Sole 24 Ore, “stando a più pareri legali il governo dovrà presentare un nuovo decreto che modifichi o integri le parti contestate dal tribunale, oppure potrà appellarsi al Consiglio di Stato”. Insomma, la partita è tutt’altro che conclusa.

Rimane L’interrogativo sui tempi dell’Ops, che formalmente scade il 23 luglio.

Ecco fatti, commenti e approfondimenti.

CHE COSA HA DECISO IL TAR SUL DECRETO GOLDEN POWER SU UNICREDIT-BANCO BPM

Il Tar del Lazio ha accolto parzialmente il ricorso con il quale UniCredit contestava la legittimità del golden power esercitato dall’Esecutivo per l’Ops su Banco Bpm. Due i punti accolti dal Tar: quello che impone di «non ridurre per un periodo di cinque anni il rapporto impieghi/depositi praticato da BancoBpm e UniCredit in Italia, con l’obiettivo di incrementare gli impieghi verso famiglie e Pmi nazionali», esclusivamente con riferimento al profilo temporale; e quello relativo al mantenimento del livello del portafoglio di project finance.

DOSSIER ANIMA E RUSSIA

Il Tar non è intervenuto, invece, nei confronti della prescrizione con la quale è stato imposto a UniCredit di «mantenere il peso attuale degli investimenti di Anima in titoli di emittenti italiani» (non un obbligo vincolante, ma una raccomandazione) e di «supportare lo sviluppo della società». Non viene accolta neanche la contestazione riferita alla prescrizione che ha imposto alla banca di cessare tutte le attività in Russia.

LE REAZIONI DI GOVERNO, UNICREDIT E BANCO BPM

In serata UniCredit ha fatto sapere che «accoglie con favore la decisione odierna del Tar che ha accolto il suo ricorso, ritenendo illegittimo l’uso del golden power e richiedendo l’emissione di un nuovo decreto. UniCredit continua a valutare l’evolversi della situazione e prenderà tempestivamente tutte le decisioni necessarie». Secondo fonti del Mef «il Governo accoglie con favore la sentenza che conferma in larga parte la legittimità e dunque l’impianto del golden power in particolare nei suoi punti qualificanti, l’obbligo per UniCredit della dismissione degli asset in Russia entro 9 mesi e il mantenimento dei titoli italiani in Anima». Secondo le stesse fonti «viene dunque riconosciuta la sicurezza economica come elemento di sicurezza nazionale: un principio fondamentale che è alla base del golden power in questione e che sarà sempre più importante anche in futuro». Anche Banco Bpm si mostra soddisfatta: l’istituto capeggiato dall’amministratore delegato, Giuseppe Castagna, «prende atto della sentenza del Tar Lazio con la quale viene riconosciuto il corretto operato del Governo e, in particolare, viene confermata la sostanziale legittimità delle prescrizioni contenute» nel Dpcm sul golden power. «Alla luce della suddetta sentenza, Banco Bpm auspica che UniCredit faccia chiarezza sulle proprie intenzioni in merito a un’Ops – che si chiuderà il 23 luglio dopo oltre 8 mesi dall’annuncio – la quale, per effetto della passivity rule, ha limitato fortemente la flessibilità strategica della Banca in un momento chiave per il settore del credito nazionale, generando grave incertezza per azionisti, clienti e dipendenti».

GLI SCENARI E IL CASO CREDIT AGRICOLE

Ora c’è attesa per le mosse di UniCredit: a più riprese il ceo Andrea Orcel ha dichiarato che in mancanza di chiarezza sul golden power la banca avrebbe ritirato la propria offerta per Piazza Meda: «Al momento – aveva detto un mese fa – le probabilità sono ben sotto al 50%». Non è escluso che un cda per esaminare la situazione possa essere convocato a stretto giro, per valutare anche l’impatto della mossa a sorpresa arrivata venerdì sera dal Crédit Agricole: già primi soci di Piazza Meda con il 19,8%, i francesi hanno chiesto alla Banca centrale europea l’autorizzazione a superare la soglia del 20% per poter così in teoria arrivare poco sotto il 30%, limite oltre il quale scatta l’obbligo di Opa.

Torna su