Ormai forse si fa prima a dire cosa non avesse previsto Bettino Craxi dei temi più cruciali del nostro tempo che ancora oggi attendono una soluzione. Ma senza esagerare, dalla Grande Riforma istituzionale alla difesa europea Craxi aveva previsto tutto o quasi. Era il 12 novembre del 1987 quando lo statista socialista, che fu a capo del governo più longevo della cosiddetta Prima Repubblica, a Bruxelles pose al centro dell’attenzione la necessità di un’Europa con una sua capacità di difesa. E questo in un mondo ancora diviso dalla logica di Yalta, ma dove il blocco sovietico si stava già scongelando, registrando primi accordi tra Reagan e Gorbaciov.
Craxi pose il tema della difesa e del ruolo politico di un'”Europa strategica”, fino al ruolo centrale del Mediterraneo, in nome del principio della “deterrenza” in nome della quale il premier socialista fu decisivo per l’installazione degli euromissili a Comiso. Cosa per la quale i vertici Usa gli fecero pubblici riconoscimenti.
Craxi inquadra il ruolo di un'”Europa strategica” non certo in contrapposizione con la Nato, ma al contrario volta a rafforzare il braccio europeo dell’Alleanza Atlantica, come si dice ancora oggi nella politica attuale. Quel lungimirante discorso viene ora riportato dal nuovo numero della rivista “leSfide – Non c’è futuro senza memoria” della Fondazione Craxi, istituita da Stefania Craxi, diretta da Nicola Carnovale e presieduta da Margherita Boniver.
“Il nodo irrisolto – la difesa europea a cavallo tra due secoli”, è il titolo del periodico, in versione digitale www.lesfide.org e cartacea. Che la Fondazione in una nota presenta così: “In un mondo in cambiamento, segnato da una incessante transizione geopolitica, l’Europa è attanagliata da sfide epocali che impongono una ridefinizione della sua agenda e dello stesso progetto comunitario. La costruzione europea, pensata come un processo di pacificazione multiscala che avrebbe generato una dinamica virtuosa a vocazione universale – una “pax europea” concepita come la premessa di una “pax universalis” – è costretta a fare i conti con la realtà di un tempo inquieto”. E ancora : “La crescente conflittualità delle relazioni internazionali, protratte e inedite di minacce ibride, impongono all’Unione di sviluppare capacità di difesa avanzate, interoperabili, e la riduzione delle dipendenze nei settori strategici della sicurezza e della difesa e, soprattutto, un progetto politico in grado di far fronte a queste sfide e garantire pace e prosperità ai suoi popoli”.
È su questi nodi epocali che riflette il nuovo numero del periodico di approfondimento. Il volume propone nella sua sezione monografica contributi di esperti, studiosi e analisti che offrono un’ampia ricognizione su uno dei temi più rilevanti per il futuro del Vecchio Continente: l’autonomia strategica dell’UE nel campo della difesa, della sicurezza e dell’industria militare. Un ambito che, come un fiume carsico, è riemerso dopo anni di apparente marginalità, tornando al centro del dibattito politico europeo e internazionale, anche alla luce delle rinnovate tensioni transatlantiche e dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente.
La sezione Temi si apre con due contributi firmati dagli accademici Antonio Varsori e Marinella Neri Gualdesi che affrontano due prospettive storiche complementari sul tema della difesa europea e dei rapporti euro-atlantici, dal fallimento del progetto della Comunità Europea di Difesa all’evoluzione della cooperazione europea in materia di politica estera e difesa, fino agli anni più recenti. A seguire Lorenzo Termine e Nicolò Sorio ricostruiscono in modo critico e approfondito le difficoltà europee nella costruzione una vera autonomia strategica europea in ambito di sicurezza e difesa e il difficile equilibrio tra sovranità e integrazione militare, mentre Gregory Alegi e Michele Nones approfondiscono le prospettive industriali nei settori aerospaziale e cyber, basi fondanti di una nuova architettura difensiva. Matteo Mazziotti di Celso e Viola Petrelli si soffermano con una ricostruzione storica sull’evoluzione delle politiche di impiego delle Forze Armate italiane, con Mireno Berrettini che traccia una panoramica sull’influenza di Pechino nelle dinamiche di sicurezza euro-atlantiche.
I temi della sicurezza e della difesa anche nella sezione Scenari con i saggi di Niccolò Petrelli e Gerardo La Rocca: il primo indaga il ritardo europeo rispetto ai principali player globali, Stati Uniti e Cina, nella competizione tecnologica, mentre il secondo si sofferma sul ruolo crescente della dimensione spaziale come dominio strategico.
Nella sezione Italia-Europa Sophia Charlotte Scheurer offre un’analisi critica dell’evoluzione delle Società di diretto europee, esaminando le disconnessioni tra i principi fondativi dell’Unione Europea (solidarietà, coesione, uguaglianza) e le pratiche concrete delle politiche europee, mentre Luigi Scordamaglia ragione sulle trasformazioni della PAC e i loro effetti diretti sull’agricoltura italiana. Conclude la sezione il lavoro di Michela Mercuri e Mauro Indelicato che esamina l’impatto delle recenti crisi internazionali sui Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, in particolare sulla cosiddetta sponda sud del Mediterraneo.
La sezione Lettere dall’Europa accoglie i contributi di Massimo De Leonardis, che si sofferma sulle relazioni storiche e strategiche tra Italia e Regno Unito, con particolare attenzione al settore della difesa, e di Benedetto Ippolito, che delinea i contorni del conflitto storico-culturale che attraversa la società francese tra valori tradizionali e spinte modernizzatrici. In Lettere dal Mondo la studiosa Alessia Chiriatti analizza la condizione politica ed economica del Messico nel contesto regionale e globale, con particolare attenzione al ruolo del Paese in un’area dominata da grandi potenze come gli Stati Uniti e il Brasile, mentre il ricercatore Marco Corno offre una ricostruzione in chiave storica e geopolitica dell’evoluzione dei rapporti tra Vaticano e Cina, dal XIX secolo fino agli sviluppi recenti. Il saggio della ricercatrice Mara Carando, che anima la sezione Lettere dalla Storia, recupera il concetto di patrimonio culturale come risorsa economica, prendendo spunto dalla cosiddetta “legge dei giacimenti culturali” promossa da Gianni De Michelis.
Completa il numero la sezione Memoria&Archivio che, in coerenza con il tema di copertina, edita il discorso pronunciato da Bettino Craxi a Bruxelles il 12 novembre 1987, nel quale il leader socialista richiama l’Europa all’urgenza di dotarsi di una propria capacità di difesa, anticipando con lucidità temi che oggi tornano al centro dell’agenda politica continentale.