L’intelligenza artificiale (IA) viene celebrata come una soluzione universale, capace di risolvere problemi sociali complessi come povertà, conflitti e cambiamento climatico, con progetti come la “Habermas Machine” di Google che promette di sanare divisioni su Brexit o clima.
L’ILLUSIONE DEL TECNO-SOLUTIONISMO
Ma Morson e Ottino, ispirandosi a Friedrich Hayek, mettono in guardia: questa fiducia riflette un “tecno-solutionismo”, un’illusione che ripete gli errori del centralismo pianificato sovietico. Hayek sosteneva che la conoscenza è decentralizzata e i sistemi complessi, come le società, non possono essere ottimizzati da un’autorità centrale, nemmeno con algoritmi avanzati. L’IA, pur potente nel processare dati (ChatGPT ha raggiunto un milione di utenti in cinque giorni), non può cogliere la ricchezza culturale e le dinamiche umane, come i conflitti in Medio Oriente, dove le radici storiche e identitarie sfidano qualsiasi soluzione tecnologica.
IL RISCHIO DI SOPRAVVALUTARE L’IA
Il cuore dell’articolo è un invito alla prudenza: l’IA, se usata con umiltà, può supportare il giudizio umano, ma non sostituirlo. Gli autori temono che la sopravvalutazione dell’IA ripeta il fallimento sovietico, dove la pianificazione centralizzata ignorò la complessità sociale, portando a costi umani enormi. Come l’internet, che anziché abbattere l’autoritarismo ha alimentato mob digitali, l’IA potrebbe generare effetti imprevisti.
La lezione di Hayek è chiara: l’arroganza di voler “ingegnerizzare” la società rischia di peggiorarla, spingendo i problemi sotto la superficie, dove esplodono in modi imprevedibili.
(The Wall Street Journal, Gary Saul Morson e Julio M. Ottino, 1 luglio 2025)